“Qualità della vita”, Italia spaccata in due nel 16° Rapporto di ‘Italia Oggi’: Trento, Bolzano e Mantova sul podio

Centro-Sud, Sardegna e Sicilia in estrema sofferenza. L’analisi è basata su dati Istat del 2012, quindi il dato reale al Sud oggi potrebbe essere perfino peggiore. Le finalità dello studio di ‘Italia Oggi’ mostrano un dato incontrovertibile: il fallimento dell’azione amministrativa e politica del Centro-Sud (con qualche eccezione)

I mercatini di Natale a Trento, plastica dimostrazione di un'amministrazione efficace ed efficiente del territorio,
I mercatini di Natale a Trento, plastica dimostrazione di un’amministrazione efficace ed efficiente del territorio,

Verona – Dal 16° rapporto sulla “Qualità della Vita” redatto da ‘Italia Oggi’ – e pubblicato integralmente nel numero settimanale in edicola il lunedì (e acquistabile anche in formato digitale) – emerge la fotografia di un Paese spaccato a metà, con le regioni del Nord in cui si vive bene o in modo accettabile, mentre al Centro-Sud si vive in condizioni di qualità della vita scarse o insufficienti. 

Ancora, nei centri di medie dimensioni del Nord si vive meglio, mentre il Sud si conferma molto indietro: delle 55 province in cui la qualità della vita è risultata scarsa o insufficiente, 6 appartengono al Nordovest, 1 è del Nordest, 8 si trovano nell’Italia centrale e le altre 40 tra Mezzogiorno e Isole

20141229-quali-vita-320x415La crisi economica, con le sue ricadute sull’occupazione e sui fondi a disposizione delle amministrazioni locali per somministrare i servizi alla cittadinanza – si rileva dall’indagine – “si fa sentire pesantemente“, tanto che la quota di popolazione residente nelle in province caratterizzate da una qualità della vita scarsa o insufficiente arriva, appunto, al 52,6% del totale, vale a dire 31,7 milioni di italiani. Lo scorso anno il dato si era attestato al 48,4%.

Trento è la provincia che ha registrato i più elevati livelli di qualità della vita nel 2014. Un dato che conferma il primato conquistato nel 2010 e mai lasciato in questi cinque anni. Segue la vicina Bolzano (e anche in questo caso si tratta di una conferma), con Mantova a chiudere il podio grazie a un balzo in avanti di 14 posizioni rispetto al 2013. Quindi è la volta di Treviso, Pordenone, Reggio Emilia, Vicenza, Parma e Verona, un filotto di province del Nordest che dimostra come questa sia l’area della Penisola in cui si vive meglio.

Questa poderosa analisi si riferisce però a dati Istat del 2012: ne consegue che per certi versi la situazione reale oggi nel Centro-Sud e nelle Isole sia perfino peggiore di quanto racconti il rapporto 2014 di ‘Italia Oggi’, che analizza nove dimensioni analitiche (affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenero di vita), articolati in 21 sottodimensioni e in ben 94 indicatori di base,

La finalità del rapporto sulla ‘Qualità della vita’ redatto dal quotidiano edito da “Class Editori” è duplice: da un lato, “stimolare il dibattito sui percorsi da intraprendere per incrementare il benessere (non solo economico) delle comunità locali“; in secondo luogo, “misurare e rendere di dominio pubblico il gap di azione politica e amministrativa” perché questi ritardi siano colmati prima possibile dai decision makers locali, le cui decisioni finiscono per avere un’influenza più diffusa sul territorio, giungendo alla dimensione nazionale e comunitaria dell’efficacia amministrativa e politica dell’Italia.

Su questo versante, sebbene i numeri possano essere interpretati, nella loro cruda freddezza consentono all’osservatore sociale di poter affermare che la vera dimensione della politica e delle amministrazioni locali si misura in termini di fallimento di processo e di azione. Il Centro-Sud – lo si voglia riconoscere o meno – esprime una classe dirigente peggiore della media nazionale.

Dunque, sarebbe stato difficile ottenere un risultato diverso e migliore. Resta solo il dato crudo e freddo dei numeri per aprire un dibattito pubblico sulla necessità di una nuova classe dirigente nel Centro-Sud e nelle Isole, che sappia valorizzare la sconfinata mole di ricchezze ivi esistente, anzitutto in termini di risorse umane bistrattate dai metodi di cooptazione partitocratica che ne cassano le ambizioni e le aspirazioni.

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