Addio a Francesco Rosi, precursore del cinema italiano d’inchiesta

Si è spento a Roma uno dei più grandi registi e sceneggiatori italiani, aveva 92 anni. Nel corso della sua carriera ha firmato capolavori come ‘Mani sulla città, ‘Cadaveri eccellenti’

Francesco Rosi


Roma – Francesco Rosi è morto all’età di 92 anni lasciando il nostro cinema in un lutto profondo, perché privato di uno dei suoi pilastri più solidi; Rosi ha saputo raccontare l’Italia attraverso i suoi film, con una precisione a volte dura da affrontare, ma con l’onestà di uno sguardo fermo e asciutto che pochi altri registi della sua generazione avevano.

Classe 1922, Francesco Rosi nasce a Napoli e inizia la sua carriera come illustratore di libri per bambini, dopo aver studiato Giurisprudenza (fu anche compagno di liceo di Giorgio Napolitano), parallelamente all’attività per Radio Napoli. A soli 26 anni è già aiuto regista per Luchino Visconti (in “La terra trema” e “Senso”) ed esordisce alla regia insieme a Vittorio Gassman in “Kean – Genio e sregolatezza” (1956).

Le attenzioni convergono immediatamente sul giovane regista napoletano che in pochi anni dirige il suo primo film in solitaria (“La sfida”) per avere poi sotto la sua direzione Alberto Sordi in “I magliari” (1959). La svolta definitiva, che segnerà tutto il suo cinema avvenire, si avrà nel 1962 con “Salvatore Giuliano”, primo dei cosiddetti film-inchiesta che da lì in poi conosceranno una fama inaspettata.

A questo filone appartengono anche il successivo “Le mani sulla città” (1963) con Rod Steiger, pellicola che vinse il Leone d’Oro a Venezia, e “Il momento della verità” (1964). Dopo un’incursione nel cinema favolistico con “C’era una volta…” torna al cinema-inchiesta con i celebri “Uomini contro” (1970) e “Il caso Mattei” (1972), continuando poi con “Lucky Luciano”, che vede rinnovare puntualmente la sua collaborazione con Gian Maria Volontè.

Nel 2005 riceve una laurea ad honorem dall’Università di Reggio Calabria per il suo contributo in “Le mani sulla città”, nel 2008 è la volta dell’Orso d’Oro alla carriera del Festival di Berlino e nel 2010 ottiene la Legion d’Onore “a testimonianza dell’importanza della sua opera e segno di riconoscimento per la sua proficua collaborazione nel settore cinematografico franco-italiano”.

L’allora direttore della Biennale, Alberto Barbera, gli conferisce nel 2012 il Leone d’Oro alla carriera.

L’ultimo film diretto da Rosi è “La tregua” (1997), adattamento del celebre romanzo di Primo Levi che il regista voleva fortemente realizzare negli anni Ottanta, ma che volle accantonare a causa del suicidio inaspettato dello scrittore.     

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