Dal Barocco alla Pop Art, a Brescia in mostra la relazione tra arte e cibo

In pieno spirito di Expo 2015, a Palazzo Martinengo si riflette sul ruolo della gastronomia nella pittura da Campi a Guttuso, da Magritte a Manzoni, da de Chirico a Warhol

20150111-mostra-brescia-expo

Brescia – Se per Feuerbach “l’uomo è ciò che mangia” è altrettanto vero che quest’ultimo ha sempre ricercato la raffigurazione degli alimenti, usandoli anche come materie prime per la realizzazione di colori e vernici. La storia dell’arte, fin dalle civiltà egizia, etrusca, greca, è stata costellata di pietanze, di banchetti, di simposi, di scene conviviali e di nature morte e proprio questo legame secolare si prefigge di raccontare la mostra “Il Cibo nell’Arte. Capolavori dei grandi maestri dal Seicento a Andy Warhol” a Palazzo Martinengo di Brescia dal prossimo 24 gennaio al 14 giugno.

Legata a Expo 2015 e al tema “Nutrire il Pianeta. Energia per la vita, l’esposizione intende offrire un momento di riflessione su come l’arte figurativa – dall’età barocca fino alla modernità, passando per il rococò e il romanticismo – abbia rappresentato, in modo sia realistico che originale, il cibo e lo fa attraverso un percorso iconografico e 20141113-Banner-Totelia(300pxx250px)biancocronologico costituito da 100 dipinti di altissima qualità a firma di artisti come Campi, Baschenis, Figino, Recco, Ruoppolo, Stanchi, Guttuso, de Pisis, Magritte, de Chirico, Manzoni, Fontana, Lichtenstein, LaChapelle, Warhol.

Promossa dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, con il patrocinio della Provincia di Brescia, Regione Lombardia e di EXPO 2015, e curata da Davide Dotti coadiuvato da un comitato scientifico internazionale, la rassegna non è altro che un viaggio esperienziale lungo le diverse correnti pittoriche che hanno reso protagonista delle proprie tele l’enogastronomia. Attraverso le dieci sezioni tematiche – L’allegoria dei cinque sensi, Mercati dispense e cucine, La frutta, La verdura, Pesci e crostacei, Selvaggina da pelo e da penna, Carne salumi e formaggi, Dolci vino e liquori, Tavole imbandite, Il cibo nell’arte del XX secolo – il visitatore potrà scoprire prodotti della terra scomparsi, mode e gusti delle diverse epoche, abitudini culinarie e piatti tipici oggi in disuso, comprendendo così quell’intreccio tra arte e cibo che, da secoli, appartiene alla storia dell’uomo poiché fondamento primario della sua stessa esistenza.

Come ben rappresentato dalla “Piramide alimentare” – l’installazione realizzata per l’occasione da Paola Nizzoli e che chiude la mostra – l’ispirazione “culinaria” è stata occasione per gli artisti di tutte le epoche per rendere eterni scampoli di quotidianità, banchetti sacri e profani, desideri, simboli di vita e di morte, riti legati all’aldilà. In tal senso vanno letti le nature morte di Pitocchetto, i mangiatori di ricotta di Vincenzo Campi, le donne ai fornelli, gli studi per la Vucciria di Guttuso, il cenacolo leonardesco in chiave pop di Andy Warhol, le michette in serie di Manzoni, le composizioni di frutta di de Chirico, opere in grado di raccontare i cambiamenti sociali e estetici e i significati celati dietro quelle pietanze, a volte protagoniste dei dipinti e a volte in secondo piano.

Se nell’arte medievale, la raffigurazione del cibo era fortemente simbolica – la melagrana evocava la fedeltà coniugale mentre la mela mangiata la caducità dell’esistere -, o realistica, già a partire dal ‘500, i curiosi ritratti con frutta e verdura dell’Arcimboldo furono solo sinonimo di un gioco divertente per la corte asburgica, favorendo l’inizio di un percorso che avrebbe portato alla nostra contemporaneità in cui ciò che è dipinto non è necessariamente ciò che è ma qualcosa che va al di fuori della realtà. Con la baguette utilizzata da Dalì come copricapo del Busto di donna e Magritte che disse che una mela disegnata non è solo e semplicemente una mela, il ‘900 “gastronomico” ha raggiunto probabilmente la sua vetta con la Pop Art con le lattine e i prodotti di largo consumo – simbolo della società americana degli anni ’60 – che diventano i soggetti delle opere.

Ecco che la mostra di Brescia traccia un percorso sensoriale nella storia dell’arte e dell’uomo, un racconto – anche didattico – per approfondire ciò che ha costituito la base della nascita e della crescita dell’umanità, dei suoi momenti ludici, giornalieri, di lotta e di sviluppo e di cui adesso bisogna più che mai prendersi cura se si vuole garantire la sopravvivenza sana del pianeta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA



 

Palazzo Martinengo,  Via dei Musei, 30 Brescia – Biglietti: € 10 intero, € 8 ridotto, € 5 scuole –

Orari: da mercoledì a venerdì: dalle 9:00 alle 18:00 – sabato, domenica e festivi: dalle 10:00 alle 20:00 lunedì e martedì chiuso

Info: Tel: 030 5785122 – info@amicimartinengo.it – www.amicimartinengo.it/