Je suis Charlie perché la Libertà non è un menu à-la-carte: si tutela per tutti, si nega a nessuno

Da cristiano cattolico difendo le vignette blasfeme di Charlie Hebdo, perché si può contestare le opinioni altrui con la parola e con la penna, mai con la violenza. Ma vale per tutti, non solo per le posizioni laiciste, ultra-laiciste e quelle inneggianti alla supremazia della tecnica sull’Uomo. Per cui, giù le mani da…

L’ultima strage islamista in Occidente è – sotto il profilo numerico – quella con il minore impatto in intermini di vittime: 19 morti. A Londra, il 7 luglio 2005, quattro kamikaze causarono la morte di 56 persone e il ferimento di oltre 700. A Madrid, l’11 marzo 2004, dieci esplosioni in quattro treni convergenti sulla capitale spagnola avevano fatto 191 morti e 2057 feriti.

Solo per citare gli eventi più eclatanti avvenuti in Europa, che negano di fatto l’emergenza terrorismo: l’Unione Europea – e tutti gli Stati membri – sono nell’obiettivo degli islamisti da oltre 20 anni, ossia da quel 23 agosto 1993 quando – dalle montagne dell’ Hindukush – Osama bin Laden dichiarò guerra agli Stati Uniti e agli infedeli (kuffar) occidentali.

Sotto il profilo simbolico, invece, l’attacco del 7 gennaio scorso alla redazione del settimanale satirico transalpino Charlie Hebdo è il più grave, perché ha colpito nel ventre la libertà di espressione, ha tentato di decapitare le idee, ha voluto recidere i “peccatori”, rei di aver offeso un profeta, l’ultimo profeta, con vignette blasfeme.

Da cristiano cattolico non ho alcuna difficoltà a dire che le vignette di Charlie Hebdo sono quanto di più rivoltante abbia mai visto, non solo quelle che ironizzano il Cristo e Maria Vergine: offendono la mia sensibilità religiosa, colpiscono quel che di più intimo e misterioso c’è nella mia fede. Il mistero della Santissima Maternità Mariana e della Natività del Salvatore.

Ecco come il maestro Giorgio Forattini ha porto la sua solidarietà ai colleghi francesi di Charlie Hebdo

Eppure, sono costretto a difendere la libertà di espressione di Charlie Hebdo perché solo in questo modo posso difendere la Libertà.

Tuttavia, è chiaro che l’insurrezione contro l’oscurantismo islamista da oggi cambia la grammatica e la sintassi della Libertà, che non può essere coniugata in un modo per taluni, in un altro modo per altri. Se è vero – come è vero – che tutto è criticabile a parole o con la penna (salvo il limite della diffamazione, ma se ne risponde in termini pecuniari) e che la vita non può essere la sanzione per l’espressione della propria opinione, sia pure la più estrema, è chiaro anche che tale Libertà deve valere per tutti.

La Libertà non è un menu à-la-carte di cui si può scegliere una parte, rifiutarne un’altra. È un piatto unico, un menu fisso, un prendere-o-lasciare.

Difendendo le vomitevoli vignette del settimanale francese – quando si occupa di tutte le religioni – difendo i valori e i diritti naturali dell’uomo, di cui la Libertà è presupposto e premessa.

Per questo cambiamento indispensabile di sintassi, incorrerebbero in una grave e paradossale contraddizione gli eventuali aggressori (verbali e non) dei difensori dei valori cristiani quali – solo per fare due nomi noti, Costanza Miriano e Mario Adinolfi – così come appare del tutto incomprensibile che non siano stati perseguiti dalla legge gli aggressori (fisici) delle cosiddette “Sentinelle in piedi” di Bologna, non certo soggetti violenti, ma silenti manifestanti del dissenso per la deriva tecnicista che toglie umanità alla maternità e la svincola dal disegno di Dio (visto che noi in Dio ci crediamo).

Potranno i difensori della libertà di espressione contestare una presunta omofobia verso chi riflette sul fatto che un bambino ha diritto all’amore genitoriale, ma nella nuance disegnata dal Creatore, garantita da un padre e da una madre? Non potranno più farlo, per non cadere in contraddizione.

Dunque, se la Libertà di espressione non può valere per alcuni ed essere negata ad altri, ne consegue che difendendo le ali estreme della Libertà di espressione noi possiamo stendere un cordone sanitario di protezione della libertà di espressione.

Potrei continuare a lungo con gli esempi, non serve.

Servono poche parole, fermezza e coraggio. Il coraggio di turarsi il naso, la fermezza di difendere Charlie Hebdo (anche se offende la sensibilità religiosa), le poche parole che possono essere spese per criticare le idee altrui.

E tuttavia la difesa della Libertà non ammette più zone franche e diritti di preferenza. Vale per tutti, perché non sia sottratta ad alcuno.

Per questo non posso che dire #JeSuisCharlie! Maledetti islamisti, devo difendere la blasfemia per mettere un argine al vostro oscurantismo contro la Libertà.

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