Siria, è iniziata la resistenza democratica contro l’Isil? Commando rapisce membri della Hisbah, la “polizia religiosa”

Secondo alcune fonti, uomini armati nella città orientale di Mayadin hanno teso un’imboscata agli estremisti islamici, incaricati di sorvegliare sul rispetto della sharia nelle aree dell’autoproclamato “Califfato”. Ieri era stato rapito e ucciso il capo della polizia del “califfato” islamico. Un inizio di resistenza della popolazione civile?

20150111-Hisbah-cigarettes-655x400


Damasco – Un gruppo composto da uomini armati non identificati ha teso un’imboscata ad alcuni membri della “polizia religiosa” che l’Isil (Islamic State of Iraq and Levant) ha istituito in Siria. I miliziani, secondo alcune fonti, sarebbero stati rapiti nella città di Mayadin, a un centinaio di chilometri dal congine con l’Iraq, nella parte orientale del Paese. 

Nella stessa zona, ieri è stato ucciso il vice capo della polizia islamica per mano di “ignoti”. Le pattuglie religiose sono costituite da miliziani jihadisti islamici incaricati di sorvegliare il rispetto della sharia (legge islamica di matrice coranica) nelle zone dell’Iraq e della Siria occupate dalle truppe dell’autoproclamato califfato retto da Abu Bakr al-Baghdadi. 

Secondo Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio siriano dei diritti umani (una controversa onlus con sede a Londra), gli atti di violenza contro i membri di questa polizia religiosa – nota anche come “Hisbah” – sono in aumento. “È in corso una vera e propria escalation di operazioni contro queste persone, che arrestano e insultano la dignità dei cittadini per motivi futili come il fumo“.

I membri della Hisbah hanno infatti proceduto di recente ad alcuni rastrellamenti, seguiti dalla confisca di prodotti a base di tabacco e dalla punizione di coloro che sono stati sorpresi a fumare, un’attività considerata “haram“, peccato, dunque contraria al dettato della legge islamica.

Forse proprio un motivo del genere è alla base del rapimento, della tortura e poi dell’omicidio del vice capo della polizia islamica locale. La testa dell’uomo è stata infatti ritrovata con una sigaretta in bocca: accanto una nota, che con ironia ricordava come “fumare sia un peccato agli occhi della polizia religiosa“.

Tuttavia, questo tipo di reazione potrebbe anche essere un prodromo di avvio della resistenza armata della popolazione locale, stremata dall’occupazione dei jihadisti agli ordini del “califfo”, che sottopongono la gente a ogni tipo di efferatezza per imporre il terrore e il rispetto della legge islamica. Un dato che – se assumesse dimensioni maggiori – cambierebbe anche la situazione sul terreno e porterebbe una evoluzione insperata nelle cancellerie occidentali. 

(Credit: AsiaNews)