Turchia, Erdogan minaccia di chiudere Twitter e Facebook per aver svelato il doppio gioco con l’Isis

Ai social network è stato intimato di non pubblicare notizie su due camion – appartenenti ai servizi segreti turchi – fermati alla frontiera con la Siria e perquisiti per ordine di un magistrato

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Ankara – Il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu ha sfilato domenica scorsa a Parigi con gli altri leader politici, occidentali e non, dopo la “battaglia di Parigi” costata la vita a 17 persone, più i tre terroristi. Una manifestazione contro il terrorismo e per la libertà di stampa. 

Forse le autorità turche sono in piena simulazione con l’Occidente, di cui ambiscono far parte, premendo per l’ingresso nell’Unione Europea ed essendo membri della Nato. 

Non si spiega diversamente da una simulazione l’atteggiamento che i turchi stanno avendo con i siti internet, le testate e i social network che hanno pubblicato documenti su un presunto traffico di armi su camion dell’intelligence turca diretti in Siria: se non provvederanno a rimuovere i contenuti con celerità, scatterà il black-out. Tra gli avvisati anche Twitter e Facebook. 

Da mesi le autorità turche dispongono di nuove norme che consentono l’oscuramento dei siti web, senza autorizzazione di un tribunale

La questione è riesplosa martedì scorso, quando sono comparsi sul web documenti riservati della polizia relativi alla perquisizione di due camion, su cui si trasportavano armi, ordinata da un giudice. I fatti erano accaduti il 2 gennaio 2014 e il mese successivo un tribunale aveva emesso un divieto di pubblicare alcuna notizia sull’argomento

I camion infatti erano dei servizi segreti turchi e trasportavano il carico bellico verso la Siria e il sospetto è che fossero destinati ai jihadisti dell’ISIS in Siria. L’intimazione di rimuovere i documenti pubblicati è stato subito adottato da Twitter, mentre i gestori di Facebook in Turchia hanno aperto un negoziato per addivenire a un compromesso onorevole. 

Tuttavia, la notizia è uscita – come era immaginabile accadesse – dai confini e ora colpisce la contraddizione tra manifestare a favore della libertà di stampa in Francia e di mortificare gli stessi diritti in patria. 

Peraltro occorre ricordare che la Turchia ha già bloccato l’accesso a Twitter e YouTube nel marzo dello scorso anno e lo sblocco è intervenuto nei mesi successivi solo a seguito di sentenze della Corte costituzionale, che ne hanno sbloccato il funzionamento.

In questo caso, il rischio è di provare indirettamente i sospetti caduti sui rapporti impuri tra Turchia e i terroristi dell’Isil.

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