Al Palazzo Reale di Milano in dirittura di arrivo “Segantini. La mostra”

Disegni e olii per conoscere l’arte e l’animo dell’autore che in 20 anni attraversò tutte le correnti pittoriche dell’Ottocento

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Milano – Ancora due giorno per visitare “Segantini. La mostra” al Palazzo Reale di Milano, prodotta dal Comune di Milano, Palazzo Reale e Skira editore, in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta e inserita nel programma di “Milano Cuore d’Europa”, il palinsesto culturale dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano dedicato alla riscoperta della “milanesità” in vista di Expo 2015.

Con un percorso tematico in 10 sequenze – come dichiarato da Annie Paule Quinsac, curatrice della mostra e massima esperta dell’artista – è possibile leggere l’evoluzione di Giovanni Segantini che, in 20 anni, ha interpretato tutte le tendenze pittoriche, dal naturalismo al simbolismo.

Nato ad Arco, in Trentino – la “terra irredenta” – e orfano di entrambi i genitori a soli 8 anni, Giovanni Segatini (la “n” sarà aggiunta successivamente) trascorre i primi anni di una vita, vagabonda e solitaria, a Milano in cui, grazie al lavoro di garzone, si iscrive ai corsi di pittura dell’Accademia di Brera, stringendo amicizia con Previati, Longoni, Bistolfi, Morbelli e ottenendo subito diversi successi che gli procureranno l’attenzione della borghesia più colta. A questa prima fase appartengono due vedute di piccolo formato esposte a Palazzo Reale quali Il coro della chiesa di Sant’Antonio e Il Naviglio a ponte San Marco in cui la luce – compagna suprema delle tele del pittore – è l’indiscussa protagonista.

Sostenuto dal mercante Vittore Grubicy e dalla compagna Bice Bugatti – da cui avrà 4 figli – si trasferisce in Brianza dove cerca di distaccarsi dall’accademismo, ricercando uno stile più personale rintracciato nel naturalismo, nello studio di soggetti del mondo contadino e nel paesaggio come in La raccolta dei bozzoli, A messa prima in cui la figura solitaria del sacerdote è isolata e schiacciata tra la scalinata della chiesa – ruotata di 180° – e l’azzurro del cielo, infinito e mistico. Al periodo brianzolo appartengono le opere – sempre esposte a Milano – Ave Maria a trasbordo – con cui vinse la medaglia d’oro all’esposizione internazionale di Amsterdam – e il monumentale Alla stanga  – premiato e acquistato dallo Stato Italiano per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma dove è ancora custodito – considerato il punto più alto del naturalismo dell’artista che, da qui in poi, si dirigerà verso il simbolismo, il panteismo e il divisionismo.

Con un lavoro di sei mesi in cui alle vedute en plein air  delle alpi lombarde dal paese di Caglio si mescola il ricordo di luoghi altri, Segantini dà vita ne Alla stanga a una scena prospettica in cui, dopo un primissimo piano con l’erba e le sterpaglie e la fila ordinata delle ossute vacche, lo sguardo si perde verso gli sterminati prati verdeggianti punteggiati, con accenni di colore, dai tetti del paese e circondati dalle Alpi innevate, forse ostacolo verso l’infinito di leopardiana memoria. Con un richiamo a Millet e alle atmosfere contadine, umili ma cariche di religiosità e di forza d’animo, l’artista si accosta alla natura per indagarne gli aspetti realistici e, soprattutto successivamente, divini.

Nel 1886, stanco della città e alla ricerca di un nuovo posto da dipingere, si trasferisce nel borgo grigionese di Savognino, a 1213 metri d’altezza, dove rimane per otto anni e dove avviene quel passaggio dalla pittura tonale alla tecnica divisionista e al naturalismo intriso di simbolismo e panteismo. Non si rintraccia più una tavolozza con toni mescolati ma linee separate di colore in grado di formare un’immagine completa grazie alla percezione ottica dell’osservatore e si afferma il tema femminile – in primis quello della maternità – filo rosso dell’intera produzione dell’artista giunto, proprio in questo periodo, al successo di pubblico.

Nell’olio Le due madri (Studio di lanterna) è probabilmente racchiusa tutta la poetica di Segantini che, in una stalla buia rischiarata solo dalla luce fioca di un lume, raffigura una donna pesantemente addormentata con stretto, tra le braccia, un neonato e una mucca con il vitellino teneramente accoccolato sulla zampa della madre; riscaldati dalla paglia e dal respiro, i destini di queste due madri si incontrano e si sovrappongono. Esse sono indistinte, in fondo, agli occhi di chi le contempla, accomunate dallo stesso istinto di protezione e da quell’amore disinteressato che solo chi genera la vita – umana o animale – può provare. Ecco che la natura diviene madre, calda placenta in cui un uomo – orfano a soli 8 anni – cerca il proprio dio, fino a giungere alla compenetrazione panteistica con il tutto.

Ma la vertigine della conoscenza e della ricerca di una natura sempre più incontaminata e pura lo conduce, nel 1894, a Maloja, una terra mitica, inesplorata, in cui le esplorazioni sotto la neve gli suggeriscono il progetto ambizioso – e mai raggiunto – della realizzazione del padiglione dell’Engadina per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900 che poi confluirà nel Trittico della Natura. Proprio per lavorare alla parte centrale dell’opera, il 18 settembre 1899, Segantini sale in una baita e muore all’età di 41 anni stroncato da un attacco di peritonite circondato dalla maestosa pace di quella natura – dal doppio volto di matrigna – in cui forse riuscì a trovare se stesso.

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“Segantini. La mostra” – Palazzo Reale – Piazza Duomo, 12, Milano | ORARIO: Lunedì-Martedì-Mercoledì-Venerdì dalle ore 09.30 alle 19.30 – Giovedì e Sabato dalle ore 09.30 alle ore 22.30 – Domenica dalle ore 09.30 alle ore 21.00 (la biglietteria chiude un’ora prima) | Prezzi dei biglietti (con audioguida omaggio): Intero 12 euro; Ridotto 10 euro; Gruppi 10 euro; Scuole 6 euro; Famiglie (1 adulto più un ragazzo di età inferiore ai 14 anni) 16 euro | INFO: +39.02.92800375 – mostrasegantini.it