Cina, aperta inchiesta contro Ma Jian, “zar” de facto del controspionaggio cinese

Ma Jian, ex vice ministro della Sicurezza dello Stato – che sovrintende alle operazioni estere e di controspionaggio – avrebbe compiuto “gravi violazioni” alla legge. Il funzionario è sospettato di corruzione ed è l’ultimo vertice cinese in ordine di tempo a cadere nel corso della campagna “contro le tigri e le mosche” lanciata dal presidente Xi Jinping

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Pechino – La campagna “contro le tigri e le mosche” della corruzione nel Partito e nel governo cinese miete una vittima eccellente, Ma Jian, potentissimo ex vice ministro della Pubblica Sicurezza cinese e uno degli uomini più potenti del controspionaggio di Pechino, considerato lo “zar” dell’intelligence nazionale.

Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, Pechino ha confermato questa mattina le indiscrezioni della stampa di Hong Kong, secondo cui già da tempo l’uomo era nel mirino dei funzionari dell’anti-corruzione. È accusato di “gravi violazioni” alla legge, un eufemismo con cui il governo cinese indende la corruzione.

Pur non avendo un grado elevato – fino a oggi era infatti sulla carta vice ministro del ministero della Sicurezza dello Stato, che sovrintende alle operazioni estere e di controspionaggio – l’uomo è considerato da almeno cinque anni il capo supremo delle spie cinesi. Le accuse penali che colpiscono Ma Jian, affermano analisti ed esperti sinologhi, arriveranno soltanto in un secondo momento. Tuttavia, già la conferma dell’inchiesta rende inevitabili alcuni effetti, come l’espulsione dal Partito.

Secondo il South China Morning Post, che nei giorni scorsi aveva anticipato la notizia, anche numerosi parenti di Ma Jian sarebbero indagati. Jian è stato per dieci anni a capo del servizio di controspionaggio cinese, rendendosi protagonista di due arresti di alto profilo ai danni di un funzionario accusato di essere una spia nord-coreana e di un altro sospettato di lavorare per la Cia.

Il suo è l’ultimo di una serie di arresti eccellenti compiuti contro vertici politici ed economici di tutto il Paese. Per ironia della sorte, sarebbe stato proprio Ma a trovare le prove principali che hanno portato all’incriminazione e alla condanna di Bo Xilai, ex potentissimo leader di Chongqing e primo funzionario di alto livello a cadere nel corso della campagna.

La mobilitazione “contro le tigri e le mosche”, cioè contro ogni livello della burocrazia statale e di partito, è stata lanciata nel 2012 dal presidente Xi Jinping, che ha definito la corruzione “una minaccia per la sopravvivenza del Partito e quindi dello Stato cinese”.

Negli ultimi mesi sono stati allontanati e poi incriminati diversi funzionari: il più alto in grado è Zhou Yongkang, ex “zar della sicurezza nazionale” e membro emerito del Politburo.

(AsiaNews, Agenzie)