Siria, sopravvive alla lapidazione: “prostituta” graziata dai jihadisti dello Stato Islamico

Per i jihadisti è un obbligo perdonare chi scampa a una punizione divina

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Roma – “Graziata” dai suoi aguzzini dello Stato islamico (Isis) perché sopravvissuta alla lapidazione a cui era stata condannata con l’accusa di essere una prostituta. È successo nei giorni scorsi in una piazza di Raqqa, capitale in Siria dell’autoproclamato ‘califfato’ o Stato Islamico.  

Stante a quanto riferiscono attivisti siriani, citati dal sito on-line del quotidiano panarabo ‘al Quds al Arabi’. “Dopo averla lapidata in una piazza del quartiere al-Fardus, i jihadisti, pensando che la donna fosse morta, se ne sono andati“, abbandonandola per strada, hanno riferito gli attivisti.

Tuttavia, a sorpresa la donna”sì è alzata di colpo e ha cercato di fuggire, ma è stata ripresa“. A quel punto, sempre secondo gli attivisti siriani, “è stata perdonata e lasciata in vita“. Perdonare la vittima scampata ad una punizione divina, come la lapidazione è intesa dai jihadisti, per alcuni ulema del fondamentalismo islamista è un obbligo.

La sessa pena della lapidazione è controversa persino tra i dotti dell’islam fondamentalista, come rileva il giornale arabo.

Va rilevata la presenza di bambini alla ‘sentenza capitale’: un orrore nell’orrore, che dovrebbe far comprendere la dimensione del problema che il mondo musulmano civile deve affrontare per ricacciare i demoni del male negli inferi di una realtà terribile. 

(Credit: askanews)

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