I nuovi barbari in Siria e Iraq: gay spinto giù da un palazzo, sopravvive e viene lapidato

Un video diffuso sul web mostra le fasi dell’esecuzione nella provincia di Raqqa. La sharia (legge coranica) adottata integralmente dal cosiddetto e sedicente Stato Islamico prevede la morte per omicidi, spie, apostati, adulteri e “sodomiti”. Ma anche frustate, crocifissioni, taglio della mano e lapidazioni

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Roma – In un nuovo agghiacciante video diffuso sul web vengono mostrate le atrocità commesse dai jihadisti del sedicente Stato Islamico (Is) a Tal Abyad, nella provincia di Raqqa, in Siria, autoproclamata capitale del cosiddetto ‘califfato’. Le riprese mostrano fotogrammi di una barbarica sentenza capitale in cui un uomo – accusato di essere omosessuale – viene bendato e spinto giù da un palazzo di sette piani. Questa povera persona, sopravvissuta all’impatto, viene però ‘finito’ dalla folla radunatasi ai piedi dell’edificio per mezzo di una estemporanea lapidazione. Un atto inumano nell’atrocità.

In una scena, l’uomo – sulla cinquantina – appare bendato e seduto su una sedia, vicino a due jihadisti vestiti di nero e a volto coperto, che annunciano la sua colpa e la sua condanna, prima di spingerlo giù dal palazzo.

Un’altra scena mostra l’uomo, incredibilmente sopravvissuto alla caduta, mentre jihadisti in abiti militari controllano le sue condizioni. Infine una ripresa dall’alto del palazzo mostra una folla che si raduna intorno al ‘condannato’ e lo finisce a colpi di pietre.

Si tratta solo dell’ultima testimonianza delle atrocità commesse dai jihadisti dello Stato Islamico, ma anche dalla popolazione civile, che segue i nuovi barbari in queste indicibili atrocità (per timore di ritorsione o per adesione ai principi jihadisti questo non è noto). Lo scorso mese, due altri uomini furono ‘giustiziati’ nello stesso modo e altrettanti sono stati crocifissi in pubblico con l’accusa di essere omosessuali. A dicembre, altre immagini mostravano otto militanti del cosiddetto Stato Islamico che spingevano giù da un palazzo un presunto omosessuale. 

Sempre a dicembre, i jihadisti dello Stato Islamico hanno diffuso via web un documento dal titolo eloquente: “Chiarimenti su Hudud” (ossia le pene capitali previste dalla sharia). In questo documento è stato riportato l’elenco delle sanzioni in vigore nel cosiddetto ‘califfato’ proclamato dallo Stato Islamico tra Iraq e Siria. Questo ‘codice penale’ fa coincidere diritto morale e diritto penale propriamente detto: prevede che le pene siano inflitte dopo un processo, dove però l’indagato ha poche possibilità di difendersi. Infine, la parte procedurale prevede che la proclamazione della condanna sia letta da un miliziano jihadista e il condannato sia ‘giustiziato’ nel centro della città, alla presenza di uomini e ragazzi di tutte le età (perfino di bambini piccoli), in modo da trasformare l’evento in una sessione pedagogica per un buon musulmano.

Tutte le forme di blasfemia contro l’islam sono punite con la morte, anche in caso di pentimento. La pena capitale è infatti prevista anche per omicidi, spie, apostati e “sodomiti”. Per uomini o donne sposati che commettono adulterio è prevista la morte per lapidazione. Per i ladri è previsto il taglio della mano, per chi commette omicidio durante un furto è prevista la morte per crocifissione. Chi beve alcool o fuma commette un’offesa verso Dio ed è punito con 80 frustate, mentre per i single che hanno rapporti sessuali sono previste 100 frustate e l’esilio

(Credit: Adnkronos)

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