Il Papa mercoledì ha parlato di padri e come un padre si è appellato per la fine della guerra in Ucraina

Nell’appello per la fine degli scontri in Ucraina il Pontefice ha definito uno “scandalo” la “guerra fratricida”, perché “fra cristiani” che condividono lo stesso Battesimo. “Preghiamo tutti, perché la preghiera è la nostra protesa davanti a Dio in tempo di guerra”. “Dire presente non è lo stesso di dire controllore, eh! Perché i padri troppo controllori annullano i figli, non li lasciano crescere!”. “Una volta ho sentito in una riunione di matrimonio un papà dire: ‘Io alcune volte devo picchiare un po’ i figli … ma mai in faccia per non avvilirli’ … Ha senso della dignità … “

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Città del Vaticano – Ieri Papa Bergoglio, nel corso dell’udienza generale del mercoledì, tenuta nell’Aula Nervi, ha richiamato l’attenzione dei partecipanti sul ruolo dei padri nelle famiglie. “Un buon padre sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Certo, sa anche correggere con fermezza: non è un padre debole, arrendevole, sentimentale. Il padre che sa correggere senza avvilire è lo stesso che sa proteggere senza risparmiarsi“, ha detto, sottolineando “l’aspetto positivo” della figura paterna, mentre la scorsa settimana aveva parlato del “pericolo” dei padri “assenti“.

L’udienza però è stata l’occasione per il Pontefice di tornare a lanciare un appello per l’Ucraina, definita una “guerra fratricida“, uno “scandalo” perché combattuta “fra cristiani” che condividono lo stesso Battesimo. “Ancora una volta – ha detto Papa Bergoglio – il mio pensiero va all’amato popolo ucraino. Purtroppo la situazione sta peggiorando e si aggrava la contrapposizione tra le parti. Preghiamo anzitutto per le vittime, tra cui moltissimi civili, e per le loro famiglie, e chiediamo al Signore che cessi al più presto questa orribile violenza fratricida. Rinnovo l’accorato appello affinché si faccia ogni sforzo – anche a livello internazionale – per la ripresa del dialogo, unica via possibile per riportare la pace e la concordia in quella martoriata terra“.

Quando io sento le parole vittoria o sconfitta sento un grande dolore e una grande tristezza“, ha aggiunto. “Non sono parole giuste, l’unica parola giusta è pa-ce“, ha scandito Bergoglio. “Questa è l’unica parola giusta“. “Questa è una guerra fra cristiani: voi tutti avete lo stesso Battesimo e state lottando tra cristiani. Pensate a questo a questo scandalo. Preghiamo tutti, perché la preghiera è la nostra protesa davanti a Dio in tempo di guerra“.

Prima dell’appello, nel discorso di fronte alle circa ottomila persone presenti nell’Aula Paolo VI, il Papa ha ricordato San Giuseppe, che dall’Angelo Gabriele conobbe “il disegno di Dio” e “divenne il padre della famiglia di Nazareth” e “l’esemplarità del Padre che sta nei cieli” il solo, dice Gesù, “che può essere chiamato veramente Padre buono“, per affermare che “i padri nelle famiglie non possono essere sostituiti“. “Non si potrebbe esprimere meglio l’orgoglio e la commozione di un padre che riconosce di avere trasmesso al figlio quel che conta davvero nella vita, ossia un cuore saggio“.

Ogni famiglia – ha aggiunto –  ha bisogno del padre. Oggi ci soffermiamo sul valore del suo ruolo, e vorrei partire da alcune espressioni che si trovano nel Libro dei Proverbi, parole che un padre rivolge al proprio figlio, e dice così: «Figlio mio, se il tuo cuore sarà saggio, anche il mio sarà colmo di gioia. Esulterò dentro di me, quando le tue labbra diranno parole rette» (Pr 23,15-16)»”.

Non si potrebbe esprimere meglio l’orgoglio e la commozione di un padre che riconosce di avere trasmesso al figlio quel che conta davvero nella vita, ossia un cuore saggio. Questo padre non dice: ‘Sono fiero di te perché sei proprio uguale a me, perché ripeti le cose che dico e che faccio io’ – ha sottolineato il Papa – ‘Gli dice qualcosa di ben più importante, che potremmo interpretare così: ‘Sarò felice ogni volta che ti vedrò agire con saggezza, e sarò commosso ogni volta che ti sentirò parlare con rettitudine. Questo è ciò che ho voluto lasciarti, perché diventasse una cosa tua: l’attitudine a sentire e agire, a parlare e giudicare con saggezza e rettitudine. E perché tu potessi essere così, ti ho insegnato cose che non sapevi, ho corretto errori che non vedevi. Ti ho fatto sentire un affetto profondo e insieme discreto, che forse non hai riconosciuto pienamente quando eri giovane e incerto. Ti ho dato una testimonianza di rigore e di fermezza che forse non capivi, quando avresti voluto soltanto complicità e protezione. Ho dovuto io stesso, per primo, mettermi alla prova della saggezza del cuore, e vigilare sugli eccessi del sentimento e del risentimento, per portare il peso delle inevitabili incomprensioni e trovare le parole giuste per farmi capire. Adesso – continua il padre – quando vedo che tu cerchi di essere così con i tuoi figli, e con tutti, mi commuovo. Sono felice di essere tuo padre’. È così quello che dice un padre saggio, un padre maturo“. 

Un padre sa bene quanto costa trasmettere questa eredità – ha sottolineato il Pontefice – quanta vicinanza, quanta dolcezza e quanta fermezza. Però, quale consolazione e quale ricompensa si riceve, quando i figli rendono onore a questa eredità! È una gioia che riscatta ogni fatica, che supera ogni incomprensione e guarisce ogni ferita“.

La prima necessità, dunque, è proprio questa – ha commentato – che il padre sia presente nella famiglia. Che sia vicino alla moglie, per condividere tutto, gioie e dolori, fatiche e speranze. E che sia vicino ai figli nella loro crescita: quando giocano e quando si impegnano, quando sono spensierati e quando sono angosciati, quando si esprimono e quando sono taciturni, quando osano e quando hanno paura, quando fanno un passo sbagliato e quando ritrovano la strada; padre presente, sempre. Dire presente non è lo stesso di dire controllore, eh! Perché i padri troppo controllori annullano i figli, non li lasciano crescere!“.

Tutti conoscono quella straordinaria parabola chiamata del ‘figlio prodigo’, o meglio del ‘padre misericordioso’, che si trova nel Vangelo di Luca al capitolo 15 (cfr 15,11-32). Quanta dignità e quanta tenerezza nell’attesa di quel padre che sta sulla porta di casa aspettando che il figlio ritorni! I padri devono essere pazienti“, ha sollecitato il Papa. “Tante volte non c’è altra cosa da fare che aspettare; pregare e aspettare con pazienza, dolcezza, magnanimità, misericordia. Un buon padre sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Certo, sa anche correggere con fermezza: non è un padre debole, arrendevole, sentimentale. Il padre sa correggere senza avvilire è lo stesso che sa proteggere senza risparmiarsi“. “Una volta – ha raccontato Bergoglio – ho sentito in una riunione di matrimonio un papà dire: ‘Io alcune volte devo picchiare un po’ i figli … ma mai in faccia per non avvilirli’ … Ha senso della dignità …  ‘“.

Se dunque c’è qualcuno che può spiegare fino in fondo la preghiera del ‘Padre nostro’, insegnata da Gesù, questi è proprio chi vive in prima persona la paternità. Senza la grazia che viene dal Padre che sta nei cieli, i padri perdono coraggio, e abbandonano il campo“. “Ma i figli – ha continuato – hanno bisogno di trovare un padre che li aspetta quando ritornano dai loro fallimenti. Faranno di tutto per non ammetterlo, per non darlo a vedere, ma ne hanno bisogno; e il non trovarlo apre in loro ferite difficili da rimarginare

La Chiesa, nostra madre – ha concluso il Papa – è impegnata a sostenere con tutte le sue forze la presenza buona e generosa dei padri nelle famiglie, perché essi sono per le nuove generazioni custodi e mediatori insostituibili della fede nella bontà, della fede nella giustizia e nella protezione di Dio, come san Giuseppe“. 

(AsiaNews) 

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