Bruxelles, studente pestato a scuola per aver condannato strage islamista di Parigi. Inchiesta su docente islamico

Le autorità hanno aperto un’inchiesta. La vittima aveva rifiutato di firmare una petizione per chiedere le dimissioni del professore di storia che aveva condannato l’attentato a Parigi. Il ragazzo è stato poi aggredito da una decina di compagni armati di mazze da baseball. Sotto accusa Jacob Mahi, vicino a Tariq Ramadan (nipote del fondatore dei ‘Fratelli Musulmani’)

L'ingresso dell'Istituto Tecnico 'Leonardo da Vinci' di Anderlecht, a Bruxelles (foto tratta da video di RTL-Info)
L’ingresso dell’Istituto Tecnico ‘Leonardo da Vinci’ di Anderlecht, a Bruxelles (foto tratta da video di RTL-Info)

Bruxelles – Joëlle Milquet, ministra belga dell’Educazione, della Cultura e dell’Infanzia ha lanciato un’inchiesta complementare. “Occorre andare avanti in questa storia“, ha dichiarato ai media locali, perché i fatti denunciati ad Anderlecht, una municipalità della città metropolitana di Bruxelles – capitale del Belgio e dell’Unione Europea (per chi lo avesse dimenticato) – sono di gravità inaudita.

Aggressione al Liceo ‘Leonardo da Vinci’ – Le autorità locali di Anderlecht hanno infatti aperto un’inchiesta sul possibile ruolo di un insegnante di religione islamica nel pestaggio di uno studente – Amadou D., 20 anni, di origine africana – che aveva rifiutato di firmare una petizione per le dimissioni di un docente di storia, ‘colpevole’ di aver condannato la Strage di Parigi nella redazione di ‘Charlie Hebdo’, stante a quanto riporta il quotidiano La Derniere Heure. Il giovane, al contrario, aveva espresso la propria condanna esplicita dell’attacco jihadista che ha messo a soqquadro il nord della Francia per tre giorni.

La vicenda era emersa solo perché il giovane aveva rilanciato un’intervista ai media locali, fatto per cui l’istituto scolastico lo aveva minacciato di sanzioni disciplinari. L’inchiesta supplementare della ministra della pubblica istruzione Milquet – esponente del Centro Democratico Umanista – indagherà anche su questo aspetto.

Amadou D. è stato aggredito giorni fa a colpi di mazze da baseball da una decina di compagni all’uscita dall’istituto tecnico ‘Leonardo da Vinci’ di Anderlecht, municipalità multietnica della capitale belga. Diversi allievi avevano inneggiato ai fratelli Kouachi autori dell’attacco di Parigi e solo due su 18 si erano rifiutati di firmare la petizione contro il professore di storia, di cui un gruppo di filo-islamisti capeggiati da un certo Younes B., che ne chiedeva il licenziamento. Tra Amadou D. e Younes B. pare ci fosse stata anche una rissa, in cui il secondo da solo aveva avuto la peggio, una ragione per riunire il ‘branco’ per riuscire nell’impresa di dare una lezione al coraggioso studente pro-Charlie.

Sotto inchiesta è finito anche un docente di religione islamica, Jacob Mahi, che avrebbe avuto il ruolo di suggeritore della petizione contro il collega di storia, ma anche quello di ‘supervisore’ di tutta la vicenda. Considerato vicino all’intellettuale svizzero di origine egiziana Tariq Ramadan – nipote di Hassan al-Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani egiziani – il professor Mahi aveva già fatto parlare di sé nel 2013 sostenendo in un convegno che le misure contro gli aspiranti jihadisti partiti per la Siria erano frutto di “islamofobia rampante“.

Jacob Mahi, docente di religione islamica, sospettato di aver manipolato gli studenti dell'Istituto Tecnico 'Leonardo da Vinci" di Anderlecht contro un collega di storia, 'reo' di aver condannato la strage di Charlie Hebdo (foto dal web)
Jacob Mahi, docente di religione islamica, sospettato di aver manipolato gli studenti dell’Istituto Tecnico ‘Leonardo da Vinci” di Anderlecht contro un collega di storia, ‘reo’ di aver condannato la strage di Charlie Hebdo (foto dal web)

Nello stesso anno le autorità scolastiche avevano respinto la sua nomina a ispettore dei corsi di religione islamica, ritenendolo vicino proprio ai Fratelli musulmani, cosa che il docente aveva negato.

A seguito della vicenda, Mahi ha reagito, contrattaccando, dopo essere stato interrogato dagli ispettori ministeriali, coordinati dal prefetto della zona di Anderlecht. L’accusa è di aver manipolato gli studenti e di averli spinti alla petizione pro-jihadisti (de facto) e poi all’aggressione a Amadou D. 

Mahi ha respinto tutte le accuse, negando sia la petizione contro il collega che lo scontro tra gli studenti motivata dai dissidi sull’attentato a Charlie Hebdo, ribaltando piuttosto su Amadou – definito ‘bugiardo’ – e scagliandosi contro “le false accuse degli adulti ingrati, irresponsabili e opportunisti“, prendendosela anche con i social media, i giornali e le interpretazioni “orientate ideologicamente“.

In una ‘lettera aperta’ Mahi ritorna sul suo passato, “condannando la società del pensiero unico” e puntando piuttosto l’indice verso uno “scenario in cui si dà l’impressione di voler spaventare la società per l’islamismo strisciante” e in cui si “mantiene la logica della paura per stigmatizzare una comunità di fedeli“. Spero che “i media non vogliano accrescere l’esasperazione e la radicalizzazione dei giovani belgi musulmani“, ha sottolineato Mahi, secondo il quale “tutte le forme di marginalizzazione, sulla base di informazioni false e di analisi inadeguate” contrastino un radicamento dell’islam in Belgio. 

Argomenti classici del pensiero della Fratellanza Musulmana, con forti indizi di taqiyya, la dissimulazione islamica che è legittimata dai chierici musulmani per coprire il vero pensiero. In questo caso più che del radicamento dell’islam in Belgio, le autorità sono preoccupate del radicamento dell’islamismo radicale, pronto a muovere guerra contro la laicità delle istituzioni e della scuola. Una laicità messa pesantemente sotto attacco, per quanto si può comprendere dalla lettura dei post sul profilo Facebook della ministra Joëlle Milquet.

“Justus Lipsius (sede del Consiglio Europeo), abbiamo un problema”…

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