Piloti civili in Cig e mobilità impiegati in compagnie aeree straniere. La GdF denuncia 36 persone

Il reato contestato è truffa ai danni dello Stato, ma CIG e mobilità – spiega Mauro Nori, direttore dell’Istituto di previdenza – sono finanziati con un’addizionale di 3 euro imposta su ogni biglietto aereo. I piloti evitavano le rotte con scalo in Italia per non essere scoperti, secondo le Fiamme Gialle. Scoperta evasione della ‘tassa sul lusso’ introdotta nel 2012 dal decreto Monti sui voli degli aerotaxi

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Roma – Trentasei piloti italiani di aeromobili di linea, in cassa integrazione e in mobilità, che hanno percepito indennità erogate dall’Inps oscillanti tra i 3.000 e gli 11.000 euro al mese per 7 anni, lavoravano all’estero alle dipendenze di compagnie straniere.

Per continuare a fruire degli ammortizzatori sociali però avevano omesso, a partire dal 2009, di comunicare la propria occupazione all’ente previdenziale e, in alcuni casi, presentato false dichiarazioni attestanti l’assenza di altri rapporti di lavoro. Questo quanto sostiene la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Roma, partita dal caso di un pilota in cassa integrazione che lavorava presso una scuola di volo della Capitale. Le verifiche sono state poi estese, grazie all’incrocio dei dati forniti dall’Inps con le informazioni rese disponibili dalle compagnie straniere facenti scalo in Italia.

Secondo quanto accertato, i piloti si sarebbero resi responsabili di una truffa allo Stato per oltre 7,5 milioni di euro. Gli accertamenti delle Fiamme Gialle del gruppo di Fiumicino, svolti in collaborazione con la Direzione Regionale Lazio dell’Inps, è emerso che, oltre alle indennità erogate dalla cassa integrazione guadagni straordinari e dal fondo trasporti aereo e mobilità – pari all’80% della retribuzione riferita agli ultimi 12 mesi di lavoro) – i piloti percepivano dalle compagnie straniere stipendi oscillanti tra i 13 ed i 15 mila euro mensili, a seconda dell’esperienza maturata e delle abilitazioni possedute, oltre a non meno interessanti altri fringe benefit, consistenti nelle spese di alloggio e nelle rette di iscrizione dei figli a scuola.

L’Inps – che coopera alle indagini – ha subito sospeso l’erogazione delle somme e avviato le procedure per il recupero degli importi indebitamente percepiti. I piloti, oltre a dover restituire i soldi all’istituto di previdenza, sono stati denunciati all’autorità giudiziaria ed alla corte dei conti, cui dovranno rispondere per i danni arrecati all’Erario.

Un aspetto grave della vicenda è che il fondo utilizzato per la CIG e la mobilità dei piloti è finanziato attraverso un’addizionale di 3 Euro imposta su ogni biglietto aereo, secondo quanto spiegato all’agenzia Adnkronos dal direttore dell’Inps, Mauro Nori.

La truffa attuata dai piloti – spiega Nori – è particolarmente spiacevole perché il fondo di solidarietà del trasporto aereo dà delle integrazioni salariali particolarmente generose finanziate da tutti i viaggiatori con una addizionale di 3 euro sul biglietto. La vicenda dei 36 piloti – continua Nori – rientra in una vasta operazione avviata dall’Inps in collaborazione con la Gdf 3 anni fa. L’istituto ha chiesto informazioni alle ambasciate su un gruppo di piloti sospettati di lavorare all’estero nonostante continuassero a percepire un significativo assegno da parte dell’Inps“. 

Nel corso delle indagini, la GdF ha individuato una colossale evasione della cosiddetta ‘imposta sul lusso’, introdotta nel 2012 dal decreto Monti sui voli degli aerotaxi. Stante a quanto sostenuto dagli investigatori, le somme pagate dai passeggeri restavano nelle ‘tasche’ dei vettori, che in modo distematico non ne versavano le aliquote dovute al fisco. Da una prima ricostruzione, solo sullo scalo di Ciampino, sono già emerse violazioni a carico di 20 società di aerotaxi per un importo totale di euro 1,2 milioni.

(Agenzie) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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