Ha un nome l’italiano arrestato a Erbil mentre si arruolava tra i jihadisti dello Stato Islamico: Giampiero Filangieri

Nato a Reggio Calabria, ma cresciuto a Bologna, l’uomo ha 35 anni e secondo i familiari è un “ragazzo problematico e facilmente plagiabile“. Assad alla BBC: “dialogo con Paesi terzi su bombardamenti, ma non cooperazione”. Isis problema comune

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Roma – L’italiano arrestato nel mese di luglio a Erbil, nel Kurdistan iracheno, perché accusato di volersi arruolare nelle fila dell’autoproclamato e sedicente Stato Islamico, ha un nome: si chiama Giampiero Filangieri e ha 35 anni. Nato a Reggio Calabria, è cresciuto a Bologna, dove viveva con la famiglia. Gli zii hanno difeso Filangieri definendolo soltanto “un ragazzo problematico e facilmente plagiabile” e anche le modalità del suo arresto, che sarebbe avvenuto dopo che lui stesso aveva dichiarato alle autorità curde di volersi unire ai miliziani jihadisti, sembrerebbero confermare la circostanza. Solo una persona che non ha tutte le rotelle allineate e funzionanti in sincronia può fare un gesto del genere. 

L’Italia sta fornendo assistenza consolare attraverso l’ambasciata a Baghdad, retta dall’ambasciatore Massimo Marotti, in piena coerenza con un Paese allo sbando etico, in cui si assiste un tizio strano che va ad arruolarsi tra le fila di terroristi (commettendo un reato verso il Paese: articolo 270/bis codice penale), mentre si lascia a se stesso un diplomatico in servizio attivo, arrestato in un Paese straniero con accuse infondate e abbandonato senza assistenza per oltre 24 ore (ambasciatore Daniele Bosio, per non fare nomi e cognomi). 

Intanto il regime di Bashar al-Assad riceve “informazioni” da Paesi terzi, tra cui l’Iraq, sui raid della coalizione contro le postazioni dell’Isis in Siria: lo ha riferito lo stesso presidente siriano in un’intervista alla Bbc. “A volte recapitano un messaggio, un messaggio generico“, ha spiegato Assad, “non c’è dialogo, c’è quella che potremmo definire un’informazione, ma non dialogo“.

Damasco ha accettato a malincuore i raid aerei internazionali contro i ribelli jihadisti sul suo territorio, ma ha lamentato la mancanza di coordinamento con le sue forze armate, insistendo che l’unico modo per sconfiggere l’Isis è una collaborazione della coalizione internazionale con le truppe siriane sul terreno.

Assad ha escluso che la Siria possa unirsi alla coalizione anti-Isis, formata in gran parte da Paesi occidentali e sunniti che si oppongono al suo regime: “Questo per una ragione molto semplice, non possiamo allearci con Paesi che sostengono il terrorismo“.

(Credit: AGI) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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