L’ultima lettera di Kayla Mueller dal ‘carcere’ dello Stato Islamico: “anche in prigione si può essere liberi”

La missiva fu consegnata alla famiglia in Arizona da compagni di prigionia, liberati prima. Ne esce la figura di una donna eroica, dalla straordinaria fede in Dio, martire della Libertà. Nel giorno in cui il presidente Obama conferma la morte della cooperante, la tristezza infinita per la perdita di una giovane vita è mitigata dalla sua gigantesca mole etica

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Washington – Si è spenta ogni residua speranza per la vita di Kayla Jean Mueller, la cooperante americana che i jihadisti dello Stato Islamico avevano dichiarato morta nel corso di un bombardamento dell’aviazione militare giordana, a seguito della rappresaglia lanciata dal re Abdullah II per la barbarica uccisione del pilota militare Muad al-Kasaesbeh, arso vivo in un rituale inumano e satanico.

La famiglia Mueller ha informato le autorità americane che lo Stato Islamico ha inviato una fotografia via email a Carl e Marsha Mueller per confermare la morte della figlia. CbsNews riporta che l’immagine mostra la giovane cooperante morta “negli ultimi giorni”, ma non fornirebbe indicazioni precise sulla data e sulle cause del decesso. L’intelligence americana ha potuto verificare l’autenticità della foto e l’ha confermata. 

Con il cuore infranto, noi vi comunichiamo che abbiamo ricevuto la conferma che nostra figlia è morta – hanno dichiarato i genitori della giovane – Kayla era una cooperante piena di compassione e dedizione, ha dedicato la sua intera giovane vita ad aiutare chi ha bisogno di libertà, giustizia e pace“.

Anche la Casa Bianca ha confermato la morte della cooperante. “È con profonda tristezza che abbiamo appreso della morte di Kayla Jean Mueller“, ha detto Obama, porgendo le condoglianze alla famiglia della giovane cooperante, ma confermando la determinazione degli Stati Uniti a portare di fronte alla giustizia “i terroristi responsabili del sequestro e della morte di Kayla“. Lo Stato Islamico, ha proseguito il presidente Usa, è “un gruppo terrorista odioso e abominevole le cui azioni sono in netto contrasto con lo spirito di persone come Kayla“. 

Ma oggi la famiglia ha diffuso anche la lettera che Kayla indirizzò ai familiari nella primavera dello scorso anno, dopo pochi mesi dalla cattura ad Aleppo, nell’ospedale dove prestava la sua azione umanitaria. Una lettera struggente, alla luce dell’epilogo, ma da cui emerge la figura gigantesca di una donna dedita agli altri con l’ardore delle eroine protagoniste della Storia

Ho imparato che anche in prigione si può essere liberi“, scriveva Kayla Mueller.”Se c’è qualsiasi altra opzione, percorretela, anche se dovesse volerci più’ tempo“, aggiungeva, preoccupandosi di dell’impatto della vicenda sulla vita dei genitori: “questo non sarebbe mai dovuto diventare un peso per voi. Nessuno poteva sapere che ci sarebbe voluto così tanto, ma sappiate che anch’io, dalla mia parte, sto combattendo nei modi in cui posso e ho ancora molto spirito combattivo dentro di me“.

Se state ricevendo questa lettera, significa che sono ancora prigioniera mentre i miei compagni di cella (a partire dal 2 novembre 2014) sono stati rilasciati. Ho chiesto loro di contattarvi e farvi avere questa lettera“, aggiungeva. “È difficile sapere cosa dire. Per favore, sappiate che sono in un luogo sicuro, completamente illesa e in salute (ho messo su qualche chilo, in effetti)“, spiegava ai genitori, ironizzando sugli effetti della sedentarietà cui era obbligata nella cattività.

Sono stata trattata con estremo rispetto e gentilezza. Volevo scrivervi una lettera ben pensata (ma non sapevo se i miei compagni di cella sarebbero partiti nei prossimi giorni o nei mesi successivi, restringendo il mio tempo e potevo scrivere questa lettera solo un paragrafo alla volta). Il solo pensiero di voi – spiegava la giovane cooperante – mi scatena un attacco di pianto“.

Non vi chiederò mai perdono poiché non merito il vostro perdono. Mi ricordo quando mamma mi diceva sempre che, tutto sommato e alla fine, l’unica cosa che abbiamo davvero è Dio“, continuava la lettera, con un riferimento al dolore provato dai genitori nel vivere una situazione assurda, inimmaginabile.

La fede, però, ha illuminato la vita di Kayla Mueller. “Sono arrivata a un punto in questa esperienza in cui, in ogni senso – sottolineava – mi sono arresa al nostro Creatore perché letteralmente non c’era nessun altro. Grazie a Dio e alle vostre preghiere, sono stata teneramente cullata, mi è stata mostrata la luce nell’oscurità e ho imparato che in ogni prigione si può essere liberi“. Parole che dovrebbero far riflettere molti, anche in Italia.

“Sono grata”, ribadiva Kayla ai genitori. “Sono arrivata a vedere che c’è del buono in ogni situazione, a volte dobbiamo solo andare a cercarlo“, rimarcava. “Prego ogni giorno che anche voi, se non altro, abbiate sentito una certa vicinanza e vi siate arresi a Dio, così come abbiate formato un legame di amore e supporto l’uno con l’altro“.

Mi mancate tutti come se fosse passato un decennio dalla nostra separazione forzata“, continuava la lettera dalla prigionia di questa donna straordinaria, davvero legionaria dell’Unico Comandante in Capo che meriti di essere servito in modo incondizionato. Lei, giovane e armata solo della fede, contro uomini armati che affermano di essere combattenti per affermare l’Onnipotenza di Dio. Distonia assoluta, corto circuito umano, rette parallele tra umanità e barbarie. Saranno spazzati dalla Storia.

Ho trascorso lunghissime ore a pensare, pensare e ripensare a tutte le cose che farò, al nostro primo viaggio di famiglia in campeggio, al primo incontro all’aeroporto“, scriveva la giovane donna, pensando al rientro a casa. “Ho avuto molte ore per pensare a come, nella vostra assenza, a 25 anni ho finalmente compreso il vostro posto nella mia vita“, continuava, prima di assicurare i genitori: “non sto andando a pezzi e non cederò, non importa quanto tempo sarà necessario“, continuava con il coraggio di una leonessa, “so che volete che io rimanga forte. È esattamente ciò che sto facendo“, ribadiva.

Non abbiate paura per me. Continuate a pregare come faccio io, e con il volere di Dio, presto saremo di nuovo insieme. Tutto il mio bene, Kayla“.

Così si chiudeva l’ultima lettera di Kayla Jean Mueller dalla prigionia dello Stato Islamico. Una donna che si erge come una gigantessa etica, una straordinaria combattente per la libertà, una donna di fede fino all’ultimo, un’eroina del XXI secolo.

In Paradiso ti hanno accolto gli angeli, cara Kayla, al tuo arrivo ti hanno accolto i martiri e tutti insieme ti hanno condotto nella Santa Gerusalemme.

Che Dio illumini la tua eternità.

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