Omosessuali, la Cassazione stoppa ogni ipotesi di ‘matrimonio’, però chiede di “tutelare diritti delle persone”

La Prima Sezione Civile della Suprema Corte ha rigettato il ricorso di una coppia omosessuale cui erano state negate le pubblicazioni di matrimonio dall’ufficiale di Stato Civile. Necessaria una legge che tuteli le relazioni tra persone dello stesso sesso in base agli articoli 2 e 3 della Costituzione. Le reazioni. Fabrizio Marrazzo, Gay Center: “bicchiere mezzo pieno”. Gian Ettore Bassani, presidente associazione matrimonialisti: “urge intervento del Governo” 

Miniature homosexual couple on a wedding cake. Gay marriage.


Roma – No alle nozze tra omosessuali, perché “nel nostro sistema giuridico di diritto positivo il matrimonio tra persone dello stesso sesso è inidoneo a produrre effetti perché non previsto tra le ipotesi legislative di unione coniugale“.

Lo ha scritto la Prima Sezione Civile della Suprema Corte di Cassazione in una sentenza depositata il 9 Febbraio con cui ha rigettato il ricorso di una coppia omosessuale che aveva richiesto le pubblicazioni di matrimonio, rifiutatele dall’ufficiale di stato civile.

La Cassazione però allo stesso tempo ha ricordato “la legittimità costituzionale e convenzionale della scelta del legislatore ordinario in ordine alle forme e ai modelli all’interno dei quali predisporre per le unioni tra persone dello stesso sesso uno statuto di diritti e doveri coerente con il rango costituzionale di tali relazioni“.

La questione relativa alla legittimità e conformità costituzionale del diniego di procedere alle pubblicazioni matrimoniali relative a un’unione tra due persone dello stesso sesso “è identica“, ricordano gli ‘Ermellini’, a una pronuncia emessa dalla Corte Costituzionale nel 2010. Sulla scorta di quel verdetto, e della sentenza pronunciata lo scorso anno dalla Consulta in merito alla rettificazione di sesso e al conseguente annullamento delle nozze celebrate in precedenza, la Cassazione spiega che “deve escludersi che la mancata estensione del modello matrimoniale alle unioni tra persone dello stesso sesso determini una lesione dei parametri integrati della dignità umana e dell’uguaglianza, i quali assumono pari rilievo nelle situazioni individuali e nelle situazioni relazionali rientranti nelle formazioni sociali costituzionalmente protettedagli articoli 2 e 3 della Costituzione.

Il “nucleo affettivo-relazionale che caratterizza l’unione omo-affettiva” riceve infatti “un diretto riconoscimento costituzionale” dall’articolo 2 della Costituzione (diritti inviolabili dell’uomo) e “mediante il processo di adeguamento e di equiparazione imposto dal rilievo costituzionale dei diritti in discussione può acquisire un grado di protezione e tutela equiparabile a quello matrimoniale in tutte le situazioni nelle quali la mancanza di una disciplina legislativa determina una lesione di diritti fondamentali scaturenti dalla relazione in questione” (con un richiamo indiretto all’articolo 3 della Carta, principio di uguaglianza).

Realistiche e inclini a vedere il “lato positivo” le dichiarazioni di Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center, secondo il quale “la Cassazione, come già fatto altre volte, ha comunque sancito il diritto per le coppie omosessuali ad avere un riconoscimento dei propri diritti“. Marrazzo – in un colloquio con l’Adnkronos ha parlato di “stimolo per il Parlamento“, che ora è chiamato a “provvedere a un quadro normativo. Non è chiaro, infatti, come i diritti delle coppie gay, che pure sono equiparabili, possano essere erogati. Basti pensare al caso di una coppia, sposata all’estero, che vuole vedere riconosciuta la propria unione in Italia“.

Di “atto palesemente discriminatorio” del divieto di contrarre matrimonio parla Gian Ettore Bassani, presidente dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani, fondato “sulla mancanza, in Italia, di un riferimento normativo che consenta anche alle coppie dello stesso sesso di sposarsi“.

Per questo motivo secondo Gassani “è assolutamente condivisibile il richiamo dei giudici ad una maggiore attenzione del legislatore in vista di una normativa che garantisca alle coppie di fatto, sia etero che omosessuali, il rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea“, perché “le coppie di fatto, specie omosessuali, in Italia non hanno diritti e allo stato attuale si possono ritenere al di fuori del codice civile“. “Urge – sollecita il presidente dell’associazione avvocati matrimonialisti italiani – un immediato intervento del Governo perché l’Italia non resti il fanalino di coda dell’Unione Europea nella tutela dei diritti fondamentali dell’uomo“.

Tuttavia non si capisce perché debba intervenire il Governo (impossibile un decreto legge, non sussistendo i requisiti della necessità e dell’urgenza nella materia di cui trattasi), se non con un disegno di legge che possa avere una corsia preferenziale parlamentare, anche se la recente ‘rottura’ del cosiddetto ‘patto del Nazareno’ influirà sull’iter parlamentare di molte iniziative legislative. Come proprio ieri ha ricordato il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri.

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