Vittorio Sgarbi cura a Bologna ‘Da Cimabue a Morandi’, con la “Fortuna” beneaugurante di Guido Reni

Sette secoli di capolavori, da Cimabue a Raffaello, da Canova a Morandi, per scoprire il ruolo fondamentale della pittura bolognese per la storia dell’arte italiana e europea. Grande mostra antologica a Palazzo Fava da oggi al 17 maggio

La "Fortuna" di Guido Reni, al quale è stata attribuita di recente (Foto Adnkronos)
La “Fortuna” di Guido Reni, al quale è stata attribuita di recente (Foto Adnkronos)

Bologna – Grande attesa, preceduta da qualche critica, per la mostra “Da Cimabue a Morandi. Felsina pittrice” che si apre oggi a Bologna e fino al prossimo 17 maggio nelle sale di Palazzo Fava-Palazzo delle Esposizioni del circuito Genus Bononiae, con un curatore di eccezione: Vittorio Sgarbi.

Le 180 opere in mostra – di cui, come precisato dal curatore, 160 provengono da collezioni private, tre dal Mambo, sei dalle collezioni comunali di Bologna, due dal Museo Davia Bargellini, una dal Museo Musicale e cinque dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna – ripercorreranno sette secoli di pittura bolognese, mettendo in luce l’importanza che ha rivestito per la storia dell’arte italiana e europea come già affermato, nel 1934, dal critico Roberto Longhi, al quale è dedicata soprattutto per il metodo e la visione. 

Tra le opere esposte v’è anche un capolavoro di Guido Reni, di recente attribuzione: la ‘Fortuna’, 20141113-Banner-Totelia(300pxx250px)biancoproveniente dall’Accademia nazionale di San Luca a Roma, che Sgarbi ha voluto utilizzare come immagine di copertina del catalogo.

Nel titolo dell’esposizione è inoltre presente un omaggio a Carlo Cesare Malvasia e alla sua Felsina pittrice – pubblicata nel 1678 – una delle fonti più autorevoli per la conoscenza della pittura del capoluogo emiliano, dal Medioevo all’età barocca.

Polemiche, accennavamo, hanno preceduto questo grande evento, per esempio l’appello di Italia Nostra perché si bloccasse la mostra. Un gesto che Vittorio Sgarbi ha commentato con la consueta franchezza, al limite della ruvidità: “Chi dice che depauperiamo la Pinacoteca dell’Estasi di Santa Cecilia di Raffaello, non sa quello che dice, dovrebbe andare a San Giovanni in Monte a Bologna, dove c’è ancora la cornice del quadro, perché è quella la sua collocazione originaria. Ma chi critica questa mostra, evidentemente non lo sa, così come non sa che l’opera sarà visibile proprio perché spostata a Palazzo Fava, visto che la sala della Pinacoteca in cui è normalmente conservata, attualmente è oggetto di lavori“. Un modo per porre in evidenza l’importanza della fruizione delle opere che, solo se esposte, ottengono una proficua valorizzazione e possono essere considerate patrimonio pubblico, veramente di tutti.

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Un’antologica volta a far conoscere, con spirito pedagogico, l’arte bolognese, in primis, a quegli stessi bolognesi che non visitano i luoghi della loro memoria, dove questi capolavori sono permanentemente esposti e che, forse, attraverso questa ‘collazione’ riusciranno ad avere una visione più globale di quanto il territorio ha espresso nei secoli e che oggi è possibile rilanciare.

Cimabue, Parmigianino, Raffaello, Giotto, Guido Reni, Antonio Canova, Carracci, Faccioli, Lucio Fontana, Arturo Martini fino a Morandi – definito da Roberto Longhi il primo pittore italiano del suo tempo – saranno la voce di un patrimonio artistico unico e fortemente caratterizzato, non sempre a disposizione dei visitatori e per questo ancora più inedito.

Di certo sarebbe sbagliato pensare di paragonare, in termini potenzialità di afflussi e forza mediatica, questa esposizione alla recente – in parte frutto di un “delirio” di massa – su Veermer ma, come dichiarato da Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae, la precedente mostra a Palazzo Fava “non era fine a se stessa, era l’inizio di un percorso” e quella che aprirà oggi, giorno di San Valentino, “avrà un successo importante, anche sul fronte del trend di visite alle altre mostre“.

Dalla sinergia tra pubblico e privato, incentivata dalla determinazione di Vittorio Sgarbi, si punta per rinverdire il fermento culturale che, da qualche tempo, la città di Bologna rivive, partendo dalla ferma volontà di proporsi al mondo come città d’arte, tassello fondamentale per chi vuole scoprire il segreto della bellezza italiana.

(Credit: Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Palazzo Fava – Palazzo delle Esposizioni, via Manzoni 2, Bologna

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Orario di apertura: lunedì: ore 12 – 19 | martedì, mercoledì, giovedì e domenica: ore 9 – 19 | venerdì e sabato: ore 9 – 20

Aperture straordinarie: domenica 5 aprile: ore 9 – 20 | sabato 25 aprile: ore 9 – 20 | venerdì 1 maggio: ore 9 – 20

Biglietti: Intero 12 euro – Ridotto 9 euro – Famiglia 25 euro

Informazioni: Telefono 051 19936305

Email: palazzofava@genusbononiae.it – Sito web: genusbononiae.it