Cuneo, i soldi della droga per finanziare Hezbollah. Indagati cinque libanesi

Secondo le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dalla procura di Torino, avrebbero ripulito i soldi, circa 70 milioni di euro, attraverso società che acquistavano macchinari industriali di vario tipo. Per i cinque fratelli l’accusa è finanziamento al terrorismo e riciclaggio internazionale

Milizie di Hezbollah nel tipico saluto 'umanitario' tanto in voga in Europa centrale tra il 1933 e il 1945...
Milizie di Hezbollah nel tipico saluto ‘umanitario’ tanto in voga in Europa centrale tra il 1933 e il 1945…

Torino – Parte dei soldi riciclati dal traffico di droga, circa 70 milioni di euro, finiva in Libano. E’ l’accusa per cui sono indagati cinque fratelli libanesi residenti nel cuneese. L’ipotesi è quei soldi siano andati a finanziare Hezbollah. Secondo le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dalla procura di Torino, i cinque avrebbero ripulito i soldi provenienti dal traffico di droga attraverso società che acquistavano macchinari industriali di vario tipo.

In particolare dei circa 70 milioni di movimentazioni finanziare fatte dalle società riconducibili ai cinque, sono 35 i milioni di euro su cui si concentrano le indagini. Soldi che arriverebbero da società libanesi inserite in una black-list stilata dagli Stati Uniti su un circuito mondiale di traffico di droga e società per il riciclaggio di denaro riconducibili alle attività di Hezbollah. L’ipotesi è che abbiano ‘ripulito’ quel denaro e che le attività dei cinque fratelli, di cui sarebbero stati documentati alcuni contatti con ambienti vicini ad Hezbollah, possano essere inserite in questo schema.

Questa mattina i finanzieri del Nucleo di polizia Tributaria hanno eseguito diverse perquisizioni e notificato ai cinque gli avvisi di garanzia: sono indagati per finanziamento al terrorismo e riciclaggio internazionale. Diverse le anomalie rilevate dalle indagini finanziarie sulle società dei cinque che si occupavano di compra vendita di auto usate e macchinari agricoli.

(Credit: Adnkronos)

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