A Firenze un viaggio multimediale per scoprire Van Gogh

Tra immagini ad alta definizione e sinfonie, il visitatore è trasportato tra le tele e l’animo del pittore dei Girasoli esposto in un’inedita location, la chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte

20150218-Van Gogh_La notte stellata_Fonte wikimedia.org

Firenze – A due passi da Ponte Vecchio, la piccola chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte è la suggestiva cornice della mostra Van Gogh Alive aperta fino al 12 aprile prossimo, arrivata nel capoluogo toscano – dopo il successo internazionale – per raccontare, attraverso un percorso di suggestioni multimediali, l’arte del pittore dei Girasoli.

Prodotta e realizzata da Grande Exhibitions e Perlage Grandi Eventi, l’esposizione si snoda in 3.000 immagini a altissima definizione – proiettate su schermi e superfici su misura – e in suoni surround che creeranno un viaggio sensoriale nei colori e nell’animo tormentato di Vincent Van Gogh.

Secondo gli stilemi delle cosiddette “mostre impossibili”, Van Gogh Alive abbraccia l’intera vicenda 20141113-Banner-Totelia(300pxx250px)biancodell’artista, dagli esordi nei Paesi Bassi alla scoperta degli impressionisti a Parigi, da Arles a Saint Rémy fino all’epilogo di Auvers-sur-Oise e non dimentica i disegni preparatori e alcuni stralci delle 902 lettere scritte al fratello Theo e agli amici in cui emergono il quotidiano, il genio creativo e il profondo travaglio interiore dell’artista.

Questa è un’esperienza visiva e divulgativa inedita per avvicinare al mondo di Van Gogh, al suo immaginario e alle sue opere anche il pubblico meno abituato a frequentare le sale di mostre e musei – ha dichiarato il curatore italiano della mostra Fabio Di Gioia – e per la prima volta Van Gogh Alive sarà integrata in una architettura particolarissima come quella di una chiesa. La sensazione offerta dalla visione dalla mostra multimediale nel contesto di S. Stefano è un’emozione ancora mai provata nel mondo”. 

Come sotto una lente di ingrandimento, i colori vivaci, le pennellate vigorose, la denuncia sociale de I mangiatori di patate, l’emozione per il paesaggio provenzale, la solitudine del Campo di grano con volo di corvi e il timor panico di fronte al mistero della natura della Notte stellata svelano i propri particolari agli occhi degli spettatori, evidenziando le continue sperimentazioni di Vincent Van Gogh che non volle mai inscatolarsi in correnti pittoriche. In una lettera all’amico Bernard confidò: “Non seguo alcun sistema di pennellatura: picchio sulla tela a colpi irregolari che lascio tali e quali. Impasti, pezzi di tela lasciati qua e là, angoli totalmente incompiuti, ripensamenti, brutalità: insomma, il risultato è, sono portato a crederlo, piuttosto inquietante e irritante, per non fare la felicità delle persone con idee preconcette in fatto di tecnica”.

Dipingendo ciò che sentiva, nella comune visione dell’era moderna, Van Gogh ha incarnato il mito dell’artista maledetto, apprezzato soltanto dopo la morte e in cui la sovrapposizione totale – quasi asfissiante – della pittura con l’esistenza generò una frenetica attività ma, soprattutto, la resa sulla tela della sua frastagliata interiorità. La malattia di cui fu sempre consapevole – ma a cui, alla fine, dovette soccombere – provocava allucinazioni, panico, epilessia e questo stato confusionale, di angoscia perenne è chiaramente evidente nelle sue opere, soprattutto in quelle di Saint Rémy dove, dalle sbarre dell’ospedale psichiatrico in cui aveva deciso di recarsi spontaneamente, ammirava i cipressi e le montagne lontane.

Nel 1890 decise di lasciare la clinica dato che la sua salute non aveva avuto dei benefici e, dopo un soggiorno a Parigi ospite del fratello, andò a Auvers dove, solo pochi mesi più tardi, trovò la morte ufficialmente per un colpo di rivoltella al petto, da lui stesso sparato mentre passeggiava lungo i campi. In una lettera di quell’ultimo luglio del 1890 Van Gogh aveva scritto a Theo: “mi sono rimesso al lavoro, anche se il pennello mi casca quasi di mano e, sapendo perfettamente ciò che volevo, ho ancora dipinto tre grandi tele. Sono immense distese di grano sotto cieli tormentati, e non ho avuto difficoltà per cercare di esprimere la mia tristezza, l’estrema solitudine.”

È Campo di grano con volo di corvi l’olio su tela a cui fa riferimento; quel cielo blu cobalto, quasi innaturale, incombe e opprime il giallo del grano, intervallato solo da pochi tratti di verde e di rosso per raffigurare le strade. In questa estrema sintesi di pochi colori fondamentali, di segni grafici, di materia è espresso tutto il dramma di Vincent Van Gogh che, probabilmente nel suo ultimo lavoro, lasciò un testamento: quello di un paesaggio interiore intriso di disperazione e mal di vivere, un urlo soffocato di dolore.

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VAN GOGH ALIVE – Chiesa Santo Stefano al Ponte, Piazza Santo Stefano, 5, Firenze

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Infoweb: www.vangoghalive.it  

PROGRAMMA E ORIARI: APERTO TUTTI I GIORNI FINO AL 12 APRILE 2005, dal Lunedì al Giovedì 10.00 alle 19.30 – Venerdì e Sabato* dalle 10.00 alle 23.00 *(eccetto nei giorni 12/3 – 19/3 –  4/4 ) – Domenica* 10.00- 21.00 *(eccetto il giorno 22/3)

BIGLIETTI: Intero 12 euro – Ridotto Under 18, studenti, over 65, disabili* 10 euro – Bambini sotto i sei anni ingresso gratuito – Famiglia: 2 adulti e 2 bambini / 1 adulto e 3 bambini: 36 euro – Maxi famiglia 2 adulti + 3 Bambini / 1 adulto e 4 bambini:  42 euro