Turchia, intelligence lancia allarme attentati: jihadisti Stato Islamico pianificano attacchi ad ambasciate straniere

Jihadisti entrati nel paese dopo il ritiro da Kobane. Molti vogliono arrivare in Europa per eseguire attacchi in paesi che partecipano alla coalizione internazionale guidata dagli Usa

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Ankara – L’agenzia turca di intelligence Mit (Milli Istikbarat Teskilati, Organizzazione Nazionale d’Informazioni) ha lanciato un’allerta alla polizia e alla gendarmeria sull’ingresso nel Paese di miliziani del sedicente Stato Islamico, infiltratisi dalla frontiera di Kobane, la località siriana sul confine teatro di un assedio da cui i jihadisti sono stati espulsi di recente.

Secondo il Mit, questi jihadisti sono entrati in Turchia e starebbero lavorando alla programmazione di attacchi armati o attentati con bombe ad Ankara e a Istanbul contro le sedi diplomatiche di Paesi che partecipano alla coalizione internazionale anti-ISIS, guidata dagli Stati Uniti.

Le forze curde hanno annunciato il 26 gennaio scorso di aver respinto le truppe del cosiddetto e autoproclamato Stato Islamico da Kobane, dopo un lungo assedio, anche grazie ai raid aerei della coalizione. Il 3 febbraio scorso, come scrive oggi il quotidiano Hurriyet, il Mit ha inviato la sua allerta a polizia e gendarmeria, parlando di circa 3.000 miliziani jihadisti nell’area, tra Siria e Iraq, e intenzionati a entrare in Turchia.

Molti di loro, compresi alcuni leader, sarebbero già entrati nel Paese, pianificando gli attacchi in basi predisposte da cellule dormienti già presenti in Turchia. Gli analisti del Mit sono entrati anche nel dettaglio, descrivendo come implicati nella pianificazione degli attentati cittadini siriani e palestinesi di età compresa tra i 17 e i 25 anni entrati in Turchia come rifugiati e intenzionati a spostarsi in Europa attraverso la Bulgaria per eseguire attentati anche all’interno dei Paesi membri della coalizione.

L’intelligence turca ha precisato che determinare l’identità degli aspiranti attentatori e il luogo in cui si trovano è un’impresa molto difficile. Intanto, un’area di confine nel distretto di Suruc, nella provincia sud-orientale di Sanliurfa, è stata dichiarata “zona militare proibita“, proprio in seguito all’allerta del Mit.

La Turchia, a lungo accusata di non fare abbastanza per fermare il transito dei jihadisti attraverso i suoi confini, da mesi ha adottato una strategia più ferma contro il fenomeno. Le autorità di Ankara hanno annunciato di recente di aver deportato 1.056 militanti stranieri e di averne inseriti 7.833 in una lista nera di persone a cui è vietato entrare nel Paese.

Al Mit si attribuisce la maggior parte della capacità di individuare i canali giusti per la liberazione di molti ostaggi occidentali detenuti in Siria, tra cui anche le due pseudo-cooperanti italiane Vanessa Marzullo e Greta Ramelli.

(Credit: Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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