Calano i prestiti a famiglie e imprese, in tre anni sono scesi del 7%

Confcommercio rileva che nel 2014 la tanto sbandierata diminuzione del credit crunch è una fantasia

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Roma – Nonostante la crescita di nuovi prestiti nell’ultima parte del 2014 (+12,1% tendenziale i nuovi crediti alle imprese nell’ultimo trimestre dello scorso anno), il credito bancario complessivamente si riduce nel 2014 rispetto all’anno precedente. In altre parole, i flussi di restituzione dei prestiti da famiglie e imprese al settore bancario superano, ancora una volta, i nuovi flussi di erogazioni dal settore bancario alle famiglie e alle imprese. È quanto rileva Confcommercio.

A dicembre scorso lo stock di prestiti (a famiglie e imprese) valeva 1.405 miliardi di euro, oltre 11 miliardi in meno rispetto all’ultimo mese del 2013 e inferiore al massimo di dicembre 2011 di oltre 107 miliardi con una riduzione facciale del 7,1%. In termini di quantità di beni di investimento e di consumo che lo stock di prestiti è in grado di acquistare, cioe’ escludendo l’effetto dell’inflazione, le consistenze tra il 2011 e il 2014 sono diminuite del 10,3%.

La riduzione nominale dei prestiti alle imprese nello stesso periodo è stata del 9,5%, quella alle famiglie è stata limitata al 3,5%. Le quote dei due settori sui prestiti complessivi continuano a modificarsi rapidamente: le imprese assorbivano oltre il 67% del credito bancario nel 1998, quota scesa al 59,1% nel 2011 e oggi sotto il 58%.

In particolare, Confcommercio rileva come i rubinetti del credito bancario siano ancora chiusi a famiglie e imprese. La riduzione della componente degli investimenti produttivi che il sistema Italia ha patito in questi anni è testimoniata anche da queste evidenze numeriche, che assumono un profilo preoccupante quando si riconosca che – senza adeguata accumulazione di capitale produttivo – il prodotto potenziale e quindi quello effettivo tendono a ridursi.

Per adesso, il sistema produttivo continua a rimborsare il settore bancario: l’auspicata inversione di tendenza, forse nella seconda parte dell’anno in corso, potrà costituire un significativo sintomo di ripresa economica.

Anche i prestiti alle famiglie si riducono e a questo trend non fa eccezione lo stock in essere di mutui (da 361,4 miliardi del 2013 a 359,1 miliardi del 2014), anche se il tasso di riduzione appare modesto e potrebbe preludere a un cambiamento di direzione. In questo caso, come per i prestiti alle imprese, i nuovi mutui erogati sono inferiori alle rate pagate dalle famiglie per restituire i debiti già in essere.

I dati mensili confermano queste tendenze anche nel breve periodo e le stime dell’ABI per gennaio 2015 non indicano ancora sensibili miglioramenti della dinamica dello stock complessivo dei prestiti a famiglie e imprese.

(AGI) 

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