Iraq, crimini di guerra dello Stato Islamico: postato video di peshmerga curdi esibiti come trofeo in macabra parata

La propaganda jihadista non cessa di fornire prove di crimini di guerra e contro l’Umanità. La Comunità Internazionale – con in testa i musulmani perbene guidati dal presidente egiziano al-Sisi e dal sovrano giordano Abdullah II – estirpi questo orrore. Il video rimosso da Youtube

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Roma – La propaganda del sedicente e autoproclamato Stato Islamico è tornata a diffondere immagini dei prigionieri detenuti dai miliziani jihadisti come prigionieri di guerra (POW), il cui trattamento è regolato dalle convenzioni internazionali che costituiscono il diritto internazionale di guerra: calpestato e vilipeso da quest’onda di barbari

Questa volta tocca a 21 peshmerga curdi, fatti sfilare in parata in parata per le vie di una città della provincia di Kirkuk, in Iraq, rinchiusi in gabbie. Il video, rilanciato da Site Intelligence Group mostra i militari curdi con le famigerate tute arancioni mentre vengono interrogati da dietro le sbarre da un comandante, apparentemente anche lui curdo.

Le gabbie dei peshmerga, che ricordano quella in cui fu arso vivo il pilota dell’aviazione militare giordana, capitano Muadh al-Kasasbeh, vengono poi caricate a bordo di pickup e fatte sfilare come una gogna per le strade della città, davanti a una folla eccitata.

Il filmato sembra il preludio a una nuova esecuzione di massa, ma le immagini si interrompono prima che si possa vedere cosa accade ai prigionieri. Il video è stato rimosso da Youtube mentre redigevamo questo articolo.

Quest’ultimo episodio – di una lunga serie di orripilanti crimini contro l’Umanità – dovrebbe smuovere le coscienze degli Stati liberi, perché la Comunità Internazionale si muova all’unisono contro questo movimento nazista islamico, che riporta l’orologio della civiltà indietro di 500 anni.

Due grandi personalità contemporanee – il re di Giordania, Abdullah II, e il presidente della Repubblica di Egitto, Abd al-Fattāḥ al-Sīsī – si pongano alla testa del movimento di liberazione da questa piaga dell’Umanità. Girare lo sguardo da un’altra parte significa preparare ancora più orripilanti tragedie. 

(Agenzie) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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