Milena Canonero, premio Oscar per “Grand Budapest Hotel” all’italiana che trasforma i costumi di scena in opere d’arte

Unica candidata per il nostro Paese, la celebre costumista conquista la sua quarta statuetta con dopo quelle per ‘Barry Lyndon’, ‘Momenti di gloria’ e ‘Marie Antoinette’

Milena Canonero, quarto premio Oscar agli Academy Award 2015 per "Grand Budapest Hotel"
Milena Canonero, quarto premio Oscar agli Academy Award 2015 per “Grand Budapest Hotel”

 


Los Angeles – Milena Canonero era sul palco del Dolby Theatre, ieri notte, come unica candidata italiana dell’87ª edizione degli Academy Awards e ha saputo tenere alto il nome del nostro Paese con la sua meritatissima vittoria per il film Grand Budapest Hotel.

Si tratta della quarta vittoria agli Oscar su nove nomination (più di lei solo le statunitensi Edith Head e Irene Sharaff, con otto e cinque vittorie rispettivamente), che impreziosisce ancora di più una carriera stellare iniziata nel lontano 1971 sotto l’ala protettiva del genio di Stanley Kubrick. Fu lo stesso autore e cineasta inglese a notarla mentre si aggirava sul set londinese di “2001: Odissea nello spazio”: Kubrick rimase così impressionato dalla sua bravura da volerla subito per il suo film successivo, il noto “Arancia meccanica”, con cui Milena Canonero avrebbe stupito tutto il mondo per la prima volta in carriera.

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Impossibile non associare alla fama del film gli splendidi e immaginifici costumi dei drughi Alex, Pete, Dim e Georgie, con le loro caratteristiche bombette all’inglese. La collaborazione con Kubrick avrà modo di proseguire nel 1975 con il meraviglioso affresco storico di “Barry Lyndon”, con cui la costumista italiana supera se stessa e ottiene il primo dei suoi Oscar.

Prima di tornare a vestire i personaggi di Kubrick in “Shining” (1980), è sul set di “Fuga di mezzanotte” di Alan Parker; successivamente Hugh Hudson, che l’aveva lanciata nel campo degli spot pubblicitari, la vuole in “Momenti di gloria”. La pellicola, dal sapore elegiaco, ambientata a cavallo tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, le consentirà di ritirare il suo secondo Academy Award, nonché il primo BAFTA.

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Tra gli anni Ottanta e l’inizio dei Duemila riceverà altre cinque nomination agli Oscar per “La mia Africa”, “Tucker, un uomo e il suo sogno”, “Dick Tracy”, “Titus” e “L’intrigo della collana”. Kubrick la vorrebbe di nuovo per (quello che si rivelerà poi essere) il suo ultimo film, “Eyes Wide Shut”, ma la costumista è costretta a declinare per altri impegni già presi.

Nel 2001 riceve il prestigioso premio alla carriera dalla CDGA (Costume Designers Guild Award), il premio del sindacato costumisti, dove trionferà anche nel 2005 grazie a “Le avventure acquatiche di Steve Zissou”. È proprio con quest’ultimo film che conosce Wes Anderson, il quale la vorrà con sé altre tre volte; prima di tornare sul set dello stralunato regista texano però, nel 2007, vince il suo terzo Oscar per “Marie Antoinette”, di Sofia Coppola.

Lavorerà ancora con Wes Anderson in “Il treno per il Darjeeling” e ovviamente nell’ultimo “Grand Budapest Hotel”, che ieri notte le ha consentito di issare in alto la quarta statuetta dell’Academy.

Insomma, una carriera costellata di successi che ci auguriamo possa continuare a marciare su questa stessa strada ancora per tanti anni a venire, per tenere alto non solo il suo ma anche il nome di un’intera nazione.

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