Isis, 007 italiani lanciano l’allarme (che è piuttosto un’analisi complessa): “Italia potenziale obiettivo attacchi”

Nella relazione annuale* del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) al Parlamento si segnalano le fonti di rischio per l’Italia provenienti dalla galassia jihadista. Sulla Libia i Servizi ‘lisciano’ il Governo sostenendo la campagna diplomatica per una composizione pacifica che è solo nei desideri degli incompetenti (politici). Pericolo jihadismo cresciuto in Italia

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Roma – “Sebbene ad oggi non siano emerse attività o pianificazioni ostili in territorio nazionale riconducibili allo Stato Islamico o ad altre formazioni del jihad globale, la minaccia interessa anche l’Italia, potenziale obiettivo di attacchi pure per la sua valenza simbolica di epicentro della cristianità evocata, di fatto, dai reiterati richiami alla conquista di Roma presenti nella propaganda jihadista”.

È l’allarme lanciato dai servizi di informazione e sicurezza nell’ultima Relazione annuale* al Parlamento, relativa al secondo semestre 2014. Secondo gli analisti del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), “è da ritenersi crescente il rischio di attacchi in territorio europeo ad opera di varie ‘categorie’ di attori esterni o interni ai Paesi-bersaglio“.

I rischi possono arrivare da “emissari addestrati e inviati dall’IS o da altri gruppi, compresi quelli che fanno tuttora riferimento ad al-Qaida; cellule dormienti; foreign fighters di rientro o ‘pendolari’ dal fronte (commuters); familiari e/o amici di combattenti (donne incluse) attratti dall’eroismo dei propri cari, specie se martiri; ‘lupi solitari‘ e microgruppi che decidano di attivarsi autonomamente (self starters)”.

“Ciò – fanno notare gli 007 italiani – anche sulla spinta di campagne istigatorie che ritengono pagante trasformare il continente europeo in ‘terreno di confronto’” , sia “con l’Occidente, in chiave di rivalsa”, che “tra le stesse componenti della galassia jihadista, nel quadro di dinamiche di competizione tutt’altro che univoche”.

Sulla Libia però i Servizi ‘lisciano’ il Governo in uno scenario di composizione diplomatica della lotta per il potere. Nella nota di trasmissione alla Relazione annuale* si precisa che in Libia è stato garantito “un efficace presidio informativo nel Paese, teatro di assoluta importanza che vede l’Italia convintamente impegnata, a sostegno ed in armonia con l’azione delle Nazioni Unite, a scongiurarne la frammentazione ed a sostenere un processo politico di transizione inclusivo nel quale possano pacificamente e democraticamente riconoscersi tutte le componenti di quel popolo“. 

Senonché, proprio i Servizi sanno perfettamente che in Libia esiste un parlamento legittimo – perché eletto – e un sedicente parlamento, promosso da forze insurrezionaliste di matrice islamista e appoggiate dai ‘Fratelli Musulmani’ egiziani. Il primo (detto Governo di Tobruk perché colà rifugiatosi per sfuggire alle minacce jihadiste e islamiste) è guidato da Abdullah al-Thani ed è rinosciuto all’Onu e dalla Comunità Internazionale. Il secondo – l’autoproclamato Governo di Tripoli – è illegittimo e non riconosciuto dalla Comunità Internazionale, tranne Hamas e i Fratelli Musulmani.

“La minaccia del terrorismo internazionale interessa anche l’Italia, potenziale obiettivo di attacchi pure per la sua valenza simbolica di epicentro della cristianità evocata, di fatto, dai reiterati richiami alla conquista di Roma presenti nella propaganda jihadista”, continua il documento trasmesso alle Camere – in cui però si precisa che “ad oggi non sono comunque emerse attività o pianificazioni ostili in territorio nazionale riconducibili allo Stato Islamico o ad altre formazioni del jihad globale”.

“In Europa, la minaccia terroristica di matrice jihadista, attestata negli ultimi anni su livelli significativi ma stabili, nel 2014 ha fatto registrare un trend crescente”: lo si è visto nel gennaio scorso, con l’attentato di Parigi a Charlie Hebdo. “Gli eventi francesi – continua la nota annessa alla Relazione – valgono a ribadire i tratti, l’attualità e la concretezza di una minaccia” che “trova il profilo di maggiore insidiosità nell’estremismo homegrown (crescente in Italia, ndr), un’area di consenso verso il jihad violento che spesso riflette processi di radicalizzazione individuali ed ‘invisibili'”.

Il che, tradotto dal burocratese, significa: in Italia sta crescendo il jihadismo interno, molto pericoloso.

“Nel contempo – rileva l’intelligence – il rischio di nuovi attacchi in territorio europeo, e più in generale in Occidente, rimanda alle più recenti evoluzioni del quadro della minaccia, caratterizzato dalla progressiva affermazione di al Baghdadi e dalla connessa, rivitalizzata effervescenza del jihad globale”.

ULTIMO AGGIORNAMENTO 27/02/2015, ORE 23:21:41 | (Fonte: agenzie)

*ERRATA CORRIGELa relazione del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (DIS) prescritta dalla Legge 3 agosto 2007, n. 124 (di riforma del sistema nazionale di intelligence, con abrogazione della Legge 24 ottobre 1977, n.  801) sostituisce l’analoga relazione semestrale al Parlamento prevista dalla precedente legge. Con la nuova legge, invece, il Presidente del Consiglio dei Ministri invia una relazione semestrale al Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica). La precedente indicazione (relazione semestrale) è un errore di cui ci scusiamo con i lettori. 

Legge 3 agosto 2007, n. 124

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