A Caronia non erano alieni, né esperimenti militari segreti: più semplicemente, forse solo due deficienti

Svelato il mistero dei roghi verificatisi nella località messinese: “li appiccavano padre e figlio”. Questa volta i Carabinieri potranno coniare le barzellette su scienziati, pseudo-scienziati e sedicenti scienziati, al netto dei sicofanti intellettuali e dei dietrologi in servizio permanente effettivo

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Messina – Altro che esperimenti militari segreti. Né l’intervento degli Alieni, che qualche analista specializzatosi nell’università-della-strada avrebbero concentrato la loro attenzione proprio su Caronia per ignoti motivi.

Il paesino di poco più di 3.400 abitanti gli alieni li aveva in casa, concentrati in un’unica famiglia, perché secondo i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina – in versione contro-spionaggio alieno, contro-spionaggio tout cour e contro-alienazione mentale – gli autori degli incendi sviluppatisi senza apparenti motivi erano in realtà due uomini (si fa per dire) del luogo, padre e figlio.

Alieni autoctoni, anche un po’ deficienti, che però hanno tenuto per anni sotto scacco investigatori, esperti in radiofrequenze, analisti di ogni sorta e il nugolo di dietrologi in servizio permanente effettivo che – statene certi – non si fermeranno neanche davanti alle intercettazioni ambientali video riprese dai Carabinieri peloritani.

All’alba di oggi i militari della Benemerita hanno infatti arrestato un giovane ‘alieno locale’ di 26 anni, notificando anche un avviso di garanzia al padre, ‘alieno senior’. Entrambi sono stati posti agli arresti domiciliari in due abitazioni diverse

L’operazione di questa mattina ha chiuso una lunga indagine coordinata dalla Procura di Patti, avviata oltre dieci anni fa dagli inquirenti, che hanno ripreso l’attività di monitoraggio del territorio fin dal gennaio del 2014, quando ripresero i misteriosi roghi presi per fenomeni di autocombustione causati da non si capiva cosa.

Si mobilitarono scienziati e contro-scienziati, se ne occupò Roberto Giacobbo con la trasmissione di Rai2 Voyager e pure il Cicap, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze. Non Cicap…ì nessuno niente.

Secondo i Carabinieri, i responsabili sarebbero due cialtroni locali.

I misteriosi roghi erano iniziati nel 2004. Poi, dopo una lunga pausa, erano ripresi dal luglio 2014, ma le indagini erano già state avviate da prima.

Il Comitato Scie Chimiche (che non esiste, scherziamo) avrà sicuramente pronto una controlettura, tuttavia i Carabinieri di Messina hanno prodotto prove inoppugnabili, corroborate da immagini video delle intercettazioni ambientali, in cui i due alieni-locali danno il meglio di se stessi. 

Dopo il verificarsi dei roghi, ripetuti e preoccupanti, era stato formato un “Gruppo Interistituzionale di Osservazione”, di cui avevano fatto parte anche unità dei Servizi di Informazione e Sicurezza, per gli aspetti di ipotetica competenza sui cosiddetti “fenomeni di Canneto di Caronia“.

L’ultimo rapporto redatto dal gruppo di esperti, risalente al 2008, formulava come ipotesi plausibile della causa degli incendi delle «emissioni elettromagnetiche impulsive la cui origine poteva essere ipotizzata come situata in un punto imprecisato al largo del tratto di mare antistante»”, recita il comunicato dei Carabinieri, che però precisa come il “coordinatore del gruppo” avesse già sottolineato che l’attività di monitoraggio “era stata intrapresa successivamente al verificarsi dei fenomeni segnalati e che durante la loro permanenza sui luoghi i fenomeni stessi non si erano verificati”. Un mistero nel mistero.

“Per i danni provocati dagli incendi alcuni abitanti avevano chiesto ed ottenuto dagli enti preposti cospicue somme di denaro a titolo di risarcimento“.

Gli incendi si erano magicamente interrotti nel 2008 (potenza dei bonifici?), “ma nel luglio 2014 tornavano a verificarsi riportando la frazione al centro di un rilevante interesse mediatico”, continua la nota dell’Arma, che pone in rilievo come la vicenda avesse creato “sgomento fra la popolazione residente” a causa della quale fu avviata “una meticolosa indagine” da “parte dei Carabinieri” di Caronia, coordinati dal Comando Provinciale di Messina.

I militari dell’Arma così hanno cominciato un’analisi stile “cold case”, analizzando “i primi episodi, caso per caso” e decidendo di “perimetrare l’area con una serie di telecamere occultate in grado di fornire spunti per individuare come si sviluppassero i fenomeni”. Insomma, indagini classiche con la tecnologia a sostegno della capacità normale di essere sbirri (nella migliore accezione del termine, evidentemente). 

“I servizi di osservazione – integrati  da altre indagini tecniche e tradizionali – sono stati pianificati in modo da garantire l’osservazione sulle cinque abitazioni attinte dagli eventi incendiari che, dal 14 luglio del 2014 fino all’ 8 ottobre, si sono  sviluppati in abitazioni a schiera in via del Mare”, informa la nota dei Carabinieri, che evidentemente avevano subodorato qualcosa, forse anche sulla base dell’ordinaria attività informativa sul territorio

Le immagini registrate dai militari dell’Arma hanno consentito di documentare l’attività di questi due intelligentoni locali in “circa quaranta episodi censiti”, per i quali – precisano i Carabinieri – “l’arrestato, in via esclusiva per alcuni, e insieme con il padre per altri, dovrà rispondere dei reati di incendio, danneggiamento seguito da incendio, concorso in procurato allarme e concorso in tentata truffa aggravata.

A che scopo tutto questo? Quale il movente? L’Arma spiega che “tutti gli  episodi hanno avuto verosimilmente lo scopo di far crescere il livello d’attenzione mediatica ed istituzionale sui fatti” su cui i due geni di Caronia – figlio e padre – hanno impegnato le loro menti, agendo in funzione di un disegno che preludeva a nuove richieste di risarcimento, come è dimostrato “dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali”.

“Le azioni non erano fini a se stesse ma orientate a far credere, su loro esplicito suggerimento, che quelli fossero inspiegabili fenomeni di autocombustione, prospettando una ripresa degli anomali fenomeni incendiari e di presunto elettromagnetismo verificatisi nel 2004 nella frazione”, continua la nota. Padre e figlio “coinvolgevano i mass media e inducevano il Sindaco di Caronia ad emettere, a tutela della pubblica incolumità, delle ordinanze di sgombero di abitazioni”, premessa per “lamentare disagi derivanti dalla situazione, con vibranti manifestazioni di protesta per esercitare una forte pressione mediatica verso le autorità”, onde “far dichiarare lo stato di emergenza” o azioni tese a riconoscere “la necessità di fronteggiare la situazione con idonee misure finanziarie“.

In questa ottica, i Carabinieri hanno accertato una strategia che inducesse la Protezione Civile regionale a deliberare “somme di denaro a titolo di indennizzo o contributi di assistenza economica o risarcimento danni, nonché ad ottenere nuove abitazioni a seguito della possibile delocalizzazione”.

E infatti, “dopo gli incendi del 20.07.2014 veniva attivato nella località Canneto di Caronia un dispositivo di vigilanza fissa garantito dai volontari della Protezione Civile regionale, con funzione di prevenzione e soccorso“, ma di fenomeni di autocombustione neanche l’ombra. “Appena revocato il presidio, il 15.09.2014, riprendevano in via del Mare, a ritmi incessanti, gli episodi di appiccamento di fuochi che si caratterizzano tutti per l’avere un fattore comune: pochi attimi prima del divampare delle fiamme, nelle immagini registrate, si vedeva il giovane fare la spola fra i luoghi ed un gruppo di persone che, da lì a poco, percepiva l’evento”. Bingo!

I Carabinieri perciò notavano che “il 26enne iniziava uno strano andirivieni dall’abitazione o dai luoghi dove, di lì a poco dopo, sarebbe scoppiato un incendio o si sarebbe percepito del fumo. Compiuta la sua azione, si allontanava”, contando sull’agitazione dei presenti, che erano allarmati da fenomeni spiegabili, ma in realtà del tutto comprensibili.

La nota del Comando Provinciale dei Carabinieri di Messina riporta un episodio “sintomatico” della deliberata strategia dei due cialtroni, con abile capacità di manipolazione dell’emergenza e dell’uso dei media. Il 7 Ottobre 2014 una giornalista televisiva, “attirata dal clamore mediatico, si recò sui luoghi venendo intrattenuta dal 26enne e da altri astanti, mentre il padre scivolava indisturbato all’interno di una cantina”. Da quel posto poco dopo usciva, “scavalcando una ringhiera, in modo da ricollocarsi nel campo visivo di tutti e dare la sensazione che non si fosse mai allontanato”, affermano i militari dell’Arma. Questo atteggiamento “serviva per far credere alla giornalista che l’evento incendiario, che da lì a poco sarebbe stata lei per prima a notare, era un fenomeno inspiegabile di autocombustione”.

Invece era l’azione deliberata di due deficienti, cui altri sedicenti scienziati hanno cercato di dare spiegazione, non riuscendoci. La morale finale di questa storia è che questa volta saranno i Carabinieri a coniare barzellette su scienziati, pseudo-scienziati e sedicenti scienziati, al netto dei sicofanti intellettuali e dei dietrologi in servizio permanente effettivo. Amen…