Back to the future. Il castello di carte… Mastercard Lola

Sì avvicina un’altra stagione di F1. Quest’anno riusciremo a vedere la Manor Marussia in extremis, ma non più la Catheram. Accade nel grande Circus che ai team storici si avvicendino o spariscano scuderie  in cerca di un posto al sole

Vincenzo Sospiri durante le prove del disastroso GP di Australia 1997 a Melbourne, quando la Lola del team Mastercard accumulò un ritardo abissale e non fu ammessa in gara, determinando di fatto l'abbandono del team da parte del munifico (in teoria) sponsor
Vincenzo Sospiri durante le prove del disastroso GP di Australia 1997 a Melbourne, quando la Lola del team Mastercard accumulò un ritardo abissale e non fu ammessa in gara, determinando di fatto l’abbandono del team da parte del munifico (in teoria) sponsor

La cosa che fa sorridere di piu in questa epoca di social media, sono i commenti contro i team minori durante la stagione, spesso abonati al fondo della griglia: che però vengono pianti in modo sistematico quando spariscono. Spesso, quasi sempre, si dà la colpa al ‘sistema F1’.

Marussia, Catheram e (ci mettiamo anche) HRT, negli anni sono state monoposto da fondo griglia, ma – in una F1 ipertecnologica e competitiva – non sono mai stati ai livelli pessimi e scadenti di alcuni team di F1 del passato.

Uno degli ultimi team veramente al limite dell’imbarazzo è stata la Lola Mastercard di Eric Broadley.

Il progetto di Broadley era di fare un team tutto Lola, dopo che per anni la factory aveva fornito telai a diverse scuderie. L’ultima, in ordine di tempo, la bellissima ma non competitiva monoposto progettata per la Scuderia Italia nel 1993, che Alboreto diceva fosse tenuta in strada solo dalla forza di gravità.

Il progetto in previsione della stagione 1998 – con la monoposto motorizzata dal V8 Ford Coswirth – partì nel 1995 e la vettura test venne provata a Silverstone da Allan McNish. Unico motivo per ricordarla, l’assenza dell’airscoop.

Eric Broadley nel frattempo raccoglse un po’ di soldi e trovò in Mastercard un finanziatore apparentemente molto consistente. Il problema è che in Mastercard fremevano per esordire ed esporre il loro marchio già nel 1997, senza aspettare il 1998, mettendo così una pressione indebita alla Lola, che si presentò al GP d’Australia a Melbourne senza aver effettuato un test degno di tal nome e con un minimo sindacale di prove in galleria del vento.

I piloti, il nostro Vincenzo Sospiri e il brasiliano Ricardo Rosset (che nelle formule minori non si era rivelato “un fermo”) chissà quante volte avranno poi maledetto quella scelta.

Durante le prove di qualifica, il distacco dalla Pole Position fu di ben 12 (!!!) secondi… tanto che la FIA, di solito incline a chiudere un occhio per chi sfora il limite del 107%, quella volta neanche si sognò di accettare la monoposto in gara: troppo pericolosa una chicane mobile in pista…

Mastercard, dinnanzi alla figuraccia mondiale, non ci pensò due volte a chiudere i rubinetti. Peccato solo che la decisione fu presa all’alba del GP del Brasile, quando meccanici e piloti erano già ad Interlagos e non restò loro che fare da turisti.

Finirono i sogni di gloria del nostro Sospiri, che avrebbe meritato di più e una migliore chance in F1. Rosset invece riuscì a comprarsi qualche volante negli anni successivi.

Ora capite perché tutto sommato gli ultimi tre team ad essere entrati in F1 non sono poi così da deridere.

Come ci piace sempre ricordare, il boscaiolo Ken Tyrrell amava dire a tutti che la F1 ha bisogno di scuderie che arrivino ultime per far fare bella figura ai top team.

La Lola probabilmente con la Life fu uno dei progetti più disastrosi della storia della F1.

Oggi le due Lola ‘riposano’ in due posti diversi: una in Canada e l’altra in Gran Bretagna, nel museo di Mondello Park… ma colorata di nero, spogliata dalla livrea multicolore Mastercard che si rivelò un boomerang per la visibilità di quel brand.

© RIPRODUZIONE RISERVATA – THE WASTEGATE

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