Cgia: un mln di nuovi contratti di lavoro con Jobs Act e decontribuzione, ma non sarà analogo aumento occupazione

La valutazione arriva dal segretario dell’Associazione, Giuseppe Bortolussi, in base a una analisi degli effetti delle misure introdotte in questi ultimi mesi dal Governo Renzi in materia di lavoro. ‘Ridimensionato’ il pericolo della ‘fuga dei cervelli’: in Francia, in Germania e nel Regno Unito il fenomeno ha proporzioni superiori al nostro

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Roma, 21 mar. – “La decontribuzione triennale per i nuovi assunti a tempo indeterminato e le misure del Jobs act daranno luogo, come riportato nella Relazione tecnica alla Legge di Stabilità del 2015, a 1 milione di nuovi contratti incentivati“. La valutazione arriva dal segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi, in base a una analisi degli effetti delle misure introdotte in questi ultimi mesi dal Governo Renzi in materia di lavoro.

La Cgia sottolinea comunque come questo milione di nuovi assunti non necessariamente si tradurrà in un aumento di pari importo dei posti di lavoro nel Paese. Infatti, spiega l’associazione, “è molto probabile che una buona parte di questi contratti incentivati sia il risultato della trasformazione di contratti precari in contratti a tempo indeterminato“.

20140913-giuseppe-bortolussi-312Al lordo degli effetti fiscali – prosegue Bortolussi – la decontribuzione totale Inps in capo alle imprese dovrebbe costare alle casse dello Stato 1,86 miliardi di euro nel 2015, 4,88 miliardi nel 2016 e oltre 5 miliardi nel 2017. L’operazione, ovviamente, avrà una coda anche nel 2018, pari a 2,9 miliardi di euro. Complessivamente, il costo per i nostri conti pubblici dovrebbe essere di circa 15 miliardi di euro”.

La Cgia segnala come “queste misure, rivolte prevalentemente a favorire l’ingresso e/o la stabilizzazione dei giovani nel mercato del lavoro, dovrebbero attenuare anche la cosiddetta ‘fuga dei cervelli’. La stessa associazione, sottolinea come questo sia “in un fenomeno che da noi presenta una dimensione più contenuta rispetto a Paesi come la Francia, la Germania e la Gran Bretagna“.

Infatti seppure il dato del 2012 (ultimo disponibile) mostri come quasi 68 mila italiani abbiano cancellato la propria residenza in Italia per trasferirsi all’estero, al tempo stesso rapportando il numero di emigrati dei principali paesi europei ogni 1.000 abitanti, emerge come in Italia l’incidenza sia pari a 1,1: un dato inferiore a quello registrato in Germania (1,2), nel Regno Unito (2,2), nei Paesi Bassi (3,4) e in Francia (2,9).

(Adnkronos)

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