Bruce Hoffman: “Per sconfiggere l’Isis bisogna usare i muscoli. Gli iracheni da soli non ce la faranno”

di Alessandra Farkas

Riportiamo l’articolo pubblicato da ‘Shalom’ – mensile ebraico d’informazione e cultura (www.shalom.it) – in cui Alessandra Farkas intervista Bruce Hoffman, fra i massimi esperti americani di terrorismo e controterrorismo della Georgetown University. Uno sguardo ‘laico’ sulla minaccia incombente sul mondo libero

I bambini membri della gioventù nazislamista dell'ISIS. Un deja-vu
I bambini membri della gioventù nazislamista dell’ISIS. Un deja-vu

NEW YORK – “La priorità assoluta, adesso, è fermare l’espansione dello Stato Islamico e arrestare i suoi successi militari. Solo dopo potremo occuparci di colpire alla radice il malessere socio-economico dei giovani musulmani foreign fighters residenti in Occidente, a cui si è riferito il presidente Obama”. Parla 20150322-Alessandra_Farkas-320x213Bruce Hoffman, Direttore del Center for Security Studies e del Security Studies Program della Georgetown University, uno dei massimi esperti americani di terrorismo e controterrorismo, il cui ultimo libro – Anonymous Soldiers: The Struggle for Israel, 1917-1947 – è appena stato pubblicato in Usa dall’editore Alfred A. Knopf.

All’indomani del summit internazionale sul terrorismo che si è svolto a Washington il mese scorso, Hoffman riflette sui limiti e le virtù dell’approccio obamiano.

Secondo il Presidente Usa al Qaeda e ISIS sfruttano la rabbia crescente tra la popolazione musulmana quando questa sente che ingiustizia e corruzione non lasciano possibilità di migliorare la propria vita. Il mondo, teorizza Obama, deve sforzarsi per offrire qualcosa di meglio, soprattutto alle giovani generazioni. E i governi che negano i diritti umani fanno il gioco degli estremisti. E’ d’accordo?

“Una delle lezioni che abbiamo appreso dalla lotta al terrorismo degli ultimi 15 anni è che non esiste un’unica, semplice ricetta per sconfiggerlo”, ribatte Hoffman, “serve un approccio ampio, globale e coordinato che coniughi prevenzione e strategia militare. Ma lo ribadisco: il problema oggi non è il reclutamento e la radicalizzazione di nuovi adepti in Occidente ma i successi sul campo dello Stato Islamico e la sua vertiginosa espansione. Non dimentichiamoci che Isis è l’unica entità, dopo Israele, che è riuscita a ridisegnare i confini nazionali del Medio Oriente rimasti invariati dalla prima guerra mondiale”.

L’amministrazione americana è stata accusata di timidezza e indecisione di fronte alla minaccia 20150322-bruce-hoffman-320x213Isis.

“Se l’America vuole rimanere una superpotenza deve imparare dai propri, numerosi errori. Ma ciò non significa guidare da dietro le quinte, leading from behind, come l’amministrazione Obama ha definito la propria strategia anti-Isis. Per neutralizzare un nemico tanto pericoloso non basta qualche raid aereo: serve un approccio ben più chiaro e muscolare dell’attuale”.

L’America resta pur sempre il leader della coalizione.

“Sì, ma se chiediamo ai paesi arabi della coalizione quali Turchia, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi di impegnarsi di più, dobbiamo essere pronti ad assumere un vero ruolo di leadership: una svolta che Obama non ha ancora intrapreso. Se un decennio orsono i nostri marines hanno incontrato ostacoli enormi per sconfiggere al Qaeda in luoghi come Ramadi e Falluja, quanto è realista pensare che l’esercito iracheno oggi possa essere addestrato in poco tempo per sconfiggere Isis da solo? Lo stesso esercito che un anno fa disertò e si dette alla fuga di fronte all’avanzata dello Stato Islamico?”

I terroristi negli ultimi tempi hanno colpito Europa, Canada e Australia ma risparmiato gli Usa. Come lo spiega?

“Con due oceani che ci proteggono, controlli rigorosissimi alle frontiere e un incremento della sicurezza interna, per quanto controverso all’indomani delle rivelazioni dell’ex tecnico della Cia Edward Snowden. Il problema dell’Europa è la sua configurazione geografica che permette a qualsiasi terrorista di salire su un’auto imbottita di armi in Siria, varcare la frontiera in Turchia e, una volta dentro l’Unione Europea, andare a colpire dove vuole”.

L’America oggi conta 150 foreign fighters: molto pochi rispetto agli oltre 3500 dell’Europa.

“La forza dell’America è essere un paese costruito da emigranti dove, al contrario dell’Europa, non conta… (continuate a leggere l’articolo ==>> qui)

La Hitlerjugend nazista 'originale'. Neanche Giambattista Vico avrebbe potuto prevedere una ripetizione di questo modello criminale di inquinamento delle menti nell'odierna minaccia per l'Umanità: il nazislamismo dell'ISIS
La Hitlerjugend nazista ‘originale’. Neanche Giambattista Vico avrebbe potuto prevedere una ripetizione di questo modello criminale di inquinamento delle menti nell’odierna minaccia per l’Umanità: il nazislamismo dell’ISIS

Bruce Hoffman è direttore del Center for Security Studies e direttore del Security Studies Program alla Georgetown University’s Edmund A. Walsh School of Foreign Service.

Alessandra Farkas è giornalista, scrittrice e blogger. Corrispondente dagli Stati Uniti per il ‘Corriere della Sera’, su cui tiene un blog, ‘Route 66’, e collabora da alcuni anni con il mensile ‘Shalom‘.

© SHALOM 2015 – L’ARTICOLO COMPLETO È STATO PUBBLICATO IL 13 MARZO 2015 CON IL TITOLO “Per sconfiggere l’Isis bisogna usare i muscoli. Gli iracheni da soli non ce la faranno

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