Caso sospetto di ebola a Milano, ricoverata una dottoressa volontaria di Emergency tornata dalla Sierra Leone

Sarebbe il secondo caso di infezione dal virus della febbre emorragica, dopo quello che colpì il medico catanese Fabrizio Pulvirenti, un altro volontario di Emergency. Ricoverata all’ospedale ‘Luigi Sacco’ centro di riferimento individuato dal protocollo del ministero della Salute per l’emergenza ebola. Le fasi del trasporto e del ricovero

Trasporto speciale di persona contagiata dal virus ebola (foto di repertorio da esercitazione multiforze)
Trasporto speciale di persona contagiata dal virus ebola (foto di repertorio da esercitazione multiforze)

Milano – Una dottoressa trentateenne di Piacenza, volontaria di Emergency e rientrata in Italia dopo un periodo di servizio in Sierra Leone, è stata ricoverata nella notte tra il 31 marzo e il 1° aprile all’ospedale ‘Luigi Sacco’ di Milano, dove sono state avviate le procedure per escludere il possibile contagio da virus Ebola. L’allarme è scattoto dopo che la professionista italiana ha mostrato sintomi simil-influenzali, che però hanno portato all’attivazione della procedura prescritta dal protocollo sull’ebola emanato dal ministero della Sanità . Fonti sanitarie la descrivono “tranquilla fin dall’inizio”.

L’ospedale ‘Sacco’ di Milano è la struttura capofila per il Centro-Nord della filiera di emergenza anti-ebola individuata dalle autorità nazionali.

“Non c’è alcun allarme – ha assicurato all’Adnkronos Rita Gismondo, responsabile del Laboratorio di microbiologia dell’azienda ospedaliera – Le prime analisi che abbiamo eseguito sono negative, ma vanno ripetute dopo 48 ore e quindi l’esito del test è atteso per la mattinata di venerdì. Le condizioni della paziente sono sotto controllo, al momento non gravi”. Secondo Gismondo non ci sono attualmente motivi di preoccupazione, anche per l’immediata attivazione del “percorso di alta bioemergenza, dal ricovero alla parte analitica”. “Tutto ja funzionato al meglio – ha precisato – e ora attendiamo l’esito dei test”.

LA PROCEDURA DI TRASPORTO A MILANO – La segnalazione del caso è giunta alle 22.30 di martedì sera ed è stata avviata tutta la macchina per il trasporto speciale. L’operazione è durata fino alle prime ore della mattina. La direzione dell’Azienda ospedaliera milanese, in stretto contatto con Areu (Azienda regionale emergenza urgenza) e i vertici dell’assessorato alla Salute, hanno subito avviato il sistema da tempo previsto per la gestione di situazioni di questo tipo, riferisce la Regione. La paziente è stata prelevata al domicilio dall’autoambulanza dedicata all’alto biocontenimento, sentiti i Vigili del Fuoco e la Polizia di Stato.

Nell’ospedale si è proceduto, dall’una di stanotte, al censimento dei posti letto liberi per eventuale spostamento dei pazienti ricoverati nel reparto ad alto isolamento e alla collocazione delle reti di recinzione al fine di consentire le manovre all’ambulanza in arrivo. Poi si è provveduto alla verifica dei flussi di aria nell’area isolata tramite il pronto intervento dell’Ufficio tecnico e a clorare le vasche di scarico reflui sempre previste dalla procedura.

All’1.55 l’Areu ha bloccato il flusso di tutte le ambulanze verso l’ospedale Sacco e dalle 2.15 è iniziata una verifica di tutti i processi interni in attesa dell’arrivo del paziente. Alle 4.20 è giunta al Pronto soccorso l’autoambulanza, il paziente è stato immediatamente posto in area di isolamento, con l’avvio di tutte le analisi necessarie coordinate dalla sirezione sanitaria dell’ospedale.

Per il vice presidente e assessore alla Salute della Lombardia, Mario Mantovani, “l’attività di stanotte è stata una nuova prova generale che ha confermato la capacità della Regione di poter garantire la massima sicurezza ai cittadini, anche in vista degli impegni che ci aspettano con l’inizio di Expo e l’arrivo di tantissimi cittadini da tutto il mondo”.

(Adnkronos)

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