Schianto aereo Germanwings: la compagnia nega che la foto del comandante Sondheimer sia stata esposta nei suoi uffici

Mistero sulle foto dell’equipaggio pubblicate oggi da media britannici e poi diventate virali sui social: una sorta di altare commemorativo dell’equipaggio del volo 4U9525 schiantato sulle Alpi della Provenza da Andreas Lubitz. Germanwings preferirebbe non si pubblicassero le foto di equipaggio e passeggeri. Vi spieghiamo perché noi pubblichiamo quella dell’equipaggio

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Colonia – Due settimane fa l’Airbus A-320 della Germanwings in volo da Barcelona a Düsseldorf si era schiantato da poche ore sulle Alpi della Provenza e gli interrogativi su quali fossero le cause di questo disastro immane erano sui media di tutto il mondo.

Poche ore dopo, il ‘Washington Post‘ avrebbe divulgato le prime indiscrezioni provenienti – in modo del tutto inusuale – da ambienti militari francesi coinvolti nelle indagini tecniche sulla prima scatola nera, quella che registrano le conversazioni all’interno della cabina di pilotaggio degli aerei e quelle con i controllori di volo, sarebbero arrivate le prime indicazioni sulla verità: il copilota Andreas Lubitz aveva deciso di passare alla storia uccidendosi in modo plateale, trascinando nel suo disegno mortifero 149 innocenti.

Tra questi innocenti, un eroe dal coraggio immane, quanto improduttivo, a causa di norme di sicurezza erette dopo l’11 Settembre 2001 a protezione della cabina di pilotaggio da aggressioni esterne: non da quelle interne.

Questo eroe è stato Patrick Sondheimer.

Oggi è apparsa sul web la prima foto del comandante del volo Germanwings 4U9525, che cercò di evitare fino all’ultimo il tragico epilogo che conosciamo, tentando di sfondare la porta di accesso al cockpit e di sottrarre ad Andreas Lubitz il controllo dell’aereo.

Il suo volto non si conosceva, al contrario di quello dell’autore malato di questa strage, per la quale aumentano di giorno in giorno le evidenze sulle responsabilità ‘strutturali’ tedesche nel non aver prevenuto questa disgrazia che segnerà il trasporto aereo mondiale.

Secondo alcuni media britannici, una specie di memoriale dedicato all’equipaggio morto nell’incidente è stato eretto presso la sede della Lufthansa a Colonia. La foto (in apertura di questo articolo) è stata ripresa da diverse testate ed è diventata virale sui social.

La madre del comandante Sondheimer, durante una visita a questo estemporaneo memorial corner, avrebbe detto “mio figlio è morto da eroe, ma è comunque morto. Non c’è più luce nelle nostre vite. Siamo devastati. Sono troppo sconvolta per dire di più“.

Tuttavia nel pomeriggio la Germanwings – compagnia low cost di proprietà della Lufthansa – ha smentito all’agenzia Ansa di aver esposto nei propri uffici di Colonia le foto dei due piloti e dell’equipaggio dell’aereo schiantato sulle Alpi francesi. “Non abbiamo niente a che fare con quella foto, che ovviamente non è nostra“, ha dichiarato un addetto stampa della compagnia, non volendo approfondire peraltro su ogni altra informazione al riguardo.

A questo punto sulla origine della fotografia si è aperto un altro mistero, come se sull’intera vicenda non ce ne fossero stati abbastanza. Secondo quanto reso noto dal procuratore di Marsiglia, Brice Robin, il comandante Patrick Sondheimer avrebbe gridato, in un ultimo tentativo di convincere Lubitz ad aprire la porta del cockpit: “apri questa fottuta porta!

Ecco, forse a Germanwings, a Lufhtansa e alla Germania va detto chiaro e tondo che è ora di assumersi le rispettive ed evidenti maledette responsabilità in questa tragedia immane, piuttosto che alimentare misteri di cui nessuno ba bisogno. Anzitutto la memoria delle vittime e di chi tentò fino all’ulltimo secondo di evitare la tragedia ed ebbe il coraggio di non informare i passeggeri, che sono morti sul colpo, ma non hanno avuto il tempo di farsi prevalere dal terrore.

Noi pubblichiamo questa fotografia alla memoria delle vittime inconsapevoli della follia umana e dell’inefficienza burocratica tedesca: e invitiamo tutti i nostri lettori a rivolgere un pensiero a Patrick Sondheimer, magari aderendo a uno dei gruppi aperti su Facebook, “Tribute to Captain Patrick Sondheimer” (raggiungibile qui).

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