Caos agenzie riscossione tributi, revocati 1.000 incarichi: stipendi dimezzati. Lotta evasione fatta con mezzi illegali

Gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale (vai alla sentenza) che ha bocciato gli incarichi assegnati senza concorso rischiano di paralizzare l’attività di contrasto all’evasione. A rischio soprattutto le attività legate alla volontary disclosure, al ravvedimento lungo e ai rimborsi Iva con l’ampliamento del nuovo meccanismo del reverse charge

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Roma – Le agenzie di riscossione dei tributi rischiano il caos. Da alcuni giorni 1.000 uffici non hanno un dirigente effettivo a guidarli. A determinare la decapitazione degli uffici è stata la sentenza della Corte Costituzionale (vedi la sentenza) che ha bocciato l’affidamento di incarichi dirigenziali senza concorso. Una sentenza subito recepita dai vertici di Dogane e Entrate che hanno proceduto a revocare gli incarichi dimezzando di fatto gli stipendi (illecitamente percepiti, visto le promozioni senza concorso) e determinando una situazione che rischia di pregiudicare la funzionalità delle strutture e soprattutto l’attività di contrasto all’evasione fiscale. O meglio: che impone lo stop all’attività di contrasto all’evasione fiscale portata avanti con mezzi illegali, anti-costituzionali. Se le ‘promozioni’ fossero state coerenti con il dettato costituzionale, la Corte Costituzionale non avrebbe avuto modo di esprimersi.

La situazione è particolarmente critica all’Agenzia delle Entrate dove su 1.200 posizioni dirigenziali complessive ne sono state revocate 800: ossia il 66%. Il che – tradotto – significa che i due terzi dei dirigenti dell’Agenzia delle Entrate sono stati incaricati illegalmente.

Nell’immediato, per dare attuazione alla sentenza, la strada scelta è quella di affidare ad interim gli uffici rimasti senza guida ai pochi dirigenti di ruolo, delegando poi per i singoli atti i funzionari retrocessi.

Agenti illegali contro l’illegalità fiscale. Una storia tutta italiana.

Una scelta che produce un effetto ‘collaterale’ non secondario sulla busta paga dei demansionati. Così, come ha appreso l’Adnkronos, i funzionari illegalmente incaricati hanno perso di colpo circa la metà dello stipendio, perché sono venute meno infatti l’indennità di funzione (che vale in media circa 1.500 euro netti al mese) e quella di risultato (che viene assegnata annualmente e che può valere, per chi raggiunge gli obiettivi, anche oltre 5.000 euro).

Ed è già un miracolo che non gli siano stati chiesti indietro le differenze ‘indebitamente’ percepite per effetto delle promozioni illegittime, in quanto non motivata da un concorso pubblico.

Il paradosso è che i funzionari ‘demansionati’ in molti casi si trovano a svolgere per delega le stesse funzioni, con le stesse responsabilità, ma con uno stipendio nettamente tagliato. Una follia ulteriore che si aggiunge a follia.

In alcune realtà, secondo quanto risulta all’Adnkronos, si registrano situazioni paradossali con dirigenti che cumulano la guida anche di 6 o 7 uffici, anche in regioni diverse. Non mancano funzionari che avevano accettato trasferimenti a fronte della maggiorazione dello stipendio e che ora si trovano a fare i conti con una situazione non facile. Una realtà che non mancherà di ripercuotersi sull’attività delle Agenzie e in particolare sull’attività di contrasto all’evasione fiscale.

Ripercussioni ci potrebbero essere in particolare su alcune attività complesse, come il ravvedimento operoso lungo e la voluntary disclosure, cioè tutte quelle lavorazioni che non vanno in automatico e hanno bisogno di un presidio responsabile, di una persona competente dotata di poteri di firma e del potere anche di entrare nel merito delle questioni. Inoltre il rallentamento delle attività degli uffici potrebbero determinare effetti di ritardo sui rimborsi Iva, che con l’ampliamento del reverse charge, sono uno degli elementi di maggiore preoccupazione nel rapporto fra amministrazione finanziaria e imprese.

La vicenda è all’attenzione del Parlamento e del Governo. In una interpellanza di 20 deputati del PD, primo firmatario Marco Causi, si mettono in evidenza i rischi che potrebbero derivare se si lascia nell’incertezza “un importante pezzo dell’amministrazione statale” e si chiede all’esecutivo di intervenire con urgenza. Il blocco delle Agenzie, spiega, “non soltanto pone evidenti problemi di gettito“. Se non si intervienevi è il rischio che lo stesso quadro del Def sia seriamente reso fragile“. E ciò perché “da questi uffici dipende il funzionamento ordinario, quotidiano di un pezzo importante della nostra economia“. “Non credo che il Paese – sottolinea Causi nell’interrogazione – possa permettersi un impatto molto rilevante che può derivare dal blocco organizzativo continuato. Quindi, chiedo al Governo di individuare gli strumenti amministrativi e, se del caso, quelli legislativi per portare a soluzione urgentemente il problema“.

Strumenti amministrativi? Strumenti legislativi? E può una legge ordinaria essere in contrasto con la Costituzione?

Il Governo comunque non sembra preoccupato più di tanto della situazione. “L’intervento della Corte Costituzionale – ha sottolineato il viceministro Enrico Morando rispondendo all’interpellanza – non pregiudica la funzionalità delle Agenzie, che, come affermato dalla stessa Corte proprio in quella sentenza, non è condizionata dalla validità degli incarichi dirigenziali previsti dalla disposizione censurata e che è assicurata, quanto alla validità degli atti, da regole organizzative interne che prevedono la possibilità di ricorrere all’istituto della delega anche a funzionari, per l’ adozione di atti a competenza dirigenziale“.

Morando, dopo aver evidenziato che non vi sono rischi per gli atti già emessi in quanto la Consulta ha censuratola procedura di affidamento dell’incarico e non gli atti prodotti dagli uffici“, ha manifestato l’impegno del Governo a “individuare soluzioni volte ad assicurare il buon funzionamento delle Agenzie fiscali” e garantire il normale proseguimento delle attività di servizi ai contribuenti, controllo e riscossione.

Accanto alla soluzione stabile che sarà garantita da un concorso pubblico per coprire i posti dirigenziali vacanti,che – ha assicurato – deve trovare un esito a data certa, non oltre la prima metà del 2016“, Morando ha anche detto che l’esecutivo è pronto ad adottare provvedimenti ponte per superare l’emergenza. “Al fine di garantire la piena funzionalità delle Agenzie fiscali, il Governo – ha spiegato – intende far ricorso a tutti gli strumenti amministrativi disponibili e a istituti già previsti a legislazione vigente e in linea con la sentenza della Corte costituzionale, come il conferimento ai dirigenti in servizio della direzione ad interim di uffici vacanti e la delega a funzionari per l’adozione di atti a competenza dirigenziale“.

Soluzioni che, a quanto risulta all’Adnkronos, sono destinate a non soddisfare più di tanto i funzionari “degradati” ai quali viene “concessa” la possibilità di assumersi le “responsabilità dirigenziali” senza alcun riconoscimento economico.

(Credit: Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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