Italicum, opposizioni gridano al “golpe” e scrivono a Mattarella: no a fiducia sull’Italicum. L’Uomo del Colle glissa

Il presidente della Repubblica di fronte alla prima decisione seria dell’avvio del settennato al Quirinale. Sinistra e Libertà, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia si appellano al Capo dello Stato perché intervenga. Come? Formuliamo tre ipotesi

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Roma – Le opposizioni (Sel, Fi, Lega e Fdi), si appellano al presidente della Repubblica perché “scongiuri” l’ipotesi che il governo ponga la questione di fiducia sull’Italicum. Fiducia che, qualifica Sel nella lettera a Mattarella, sarebbe un “vero e proprio golpe istituzionale“.

“A nome del gruppo di Sel – spiega il capogruppo dei deputati di Sel a Montecitorio, Arturo Scotto – ho inviato oggi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella una lettera per chiedergli di scongiurare la minaccia di fiducia sulla legge elettorale ventilata da autorevoli esponenti di governo e del Pd. La nostra iniziativa, e quella di altre forze di opposizione, non è un modo di tirare per la giacchetta il Capo dello Stato – ha precisato – ma un appello perché si garantisca un libero dibattito parlamentare senza forzature e scorciatoie dal sapore autoritario”.

Sarebbe un atto gravissimo – continua il capogruppo di Sel – che ha precedenti solo nella legge truffa del 1953. Un indebolimento della funzione del Parlamento ridotto a passacarte, un vero e proprio golpe istituzionale“. “Abbiamo già vissuto momenti difficili in questa legislatura – ha rilevato ancora Scotto – come lo strappo della seduta fiume sulle riforme costituzionali e l’abbandono dell’Aula da parte delle opposizioni. Oggi, lo diciamo preventivamente: il governo eviti strappi gratuiti che rischiano di segnare un punto di non ritorno“.

Per Forza Italia è stato il presidente dei deputati, Renato Brunetta, a nome del gruppo azzurro di Montecitorio, a scrivere al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in merito alla riforma della legge elettorale, su cui la Camera dei Deputati si appresta a deliberare.

Nella lettera, spiega una nota degli Azzurri, vengono stigmatizzate le criticità del nuovo sistema di voto proposto dall’esecutivo. Inoltre, l’intenzione ventilata dal governo di porre la questione di fiducia sull’approvazione di questa legge viene giudicata “un gravissimo strappo costituzionale“, per evitare il quale Forza Italia si appella al presidente della Repubblica “perché non si compia un simile attentato alla vita democratica della Repubblica“.

Anche il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Massimiliano Fedriga, ha inviato una lettera al presidente Mattarella per sottoporgli le “preoccupazioni” del partito circa l’ipotesi che venga posta la questione di fiducia sull’Italicum, come hanno più volte confermato senza alcun pudore diversi esponenti del Governo, come Maria Elena Boschi, o anche esponenti del PD, come il vice-segretario Guerini.

Per Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale a scrivere al Capo dello Stato il capogruppo alla Camera, Fabio Rampelli, chiedendo a Mattarella “un autorevole intervento affinché questa ipotesi venga scongiurata lasciando il posto a un approfondito, sereno e proficuo esame parlamentare, che possa esprimere un testo di legge largamente condiviso“. Come in effetti dovrebbe essere una legge elettorale destinata a durare molti anni.

Sembra però che il Capo dello Stato non abbia gradito questi ‘appelli’ e non entrerà nel merito di un ambito prettamente parlamentare.

Se volesse, tuttavia, cosa potrebbe fare Sergio Mattarella per accogliere la richiesta delle opposizioni – e della opposizione interna al PD – per evitare la fiducia sulla legge elettorale?

Tre ipotesi, a nostro avviso.

La prima, una moral suasion verso il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con ‘argomenti’ forti, ma comunicati nella riservatezza assicurata dalle ovattate stanze quirinalizie, perché non si arrivi al voto di fiducia sulla legge elettorale.

La seconda, un tempestivo messaggio alle Camere per sottoporre all’attenzione dei parlamentari l’esigenza di un’ampia convergenza sulla legge elettorale, quindi sbarrando indirettamente la strada al voto di fiducia.

Infine, la terza – forse la più dirompente – sarebbe quella di rinviare alle Camere la legge elettorale, rifiutandosi di firmare una legge elettorale scritta con i piedi (checché ne dica il presidente emerito Napolitano). In questo caso, l’atto presidenziale sarebbe grave, perché delegittimerebbe il presidente del Consiglio Renzi, che a propria volta potrebbe continuare a insistere. Di fronte a una seconda votazione dell’Italicum, Mattarella dovrebbe promulgarla (non è realistico che possa minacciare le dimissioni, opzione che in termini di pura teoria però non si può escludere).

E tuttavia se risulta vero – come pubblica oggi ‘Il Fatto Quotidiano’ – che l’Italicum avrebbe un meccanismo in forza del quale con l’Italicum i deputati passeranno da 630 a 640, l’aumento dei rappresentanti del popolo (ma che il popolo non sceglie più) sarebbe anche una di quelle scintille che servono all’opinione pubblica per registrare l’allargamento del distacco tra popolazione e classe dirigente.

Se, invece, Mattarella dovesse respingere gli appelli delle opposizioni, si aprirebbe una crisi anche con l’opinione pubblica, perché se è vero che servono riforme che rendano governabili il Paese, non si può pensare di attuarle con spallate incompatibili con la democrazia.
Un autentico caos, che il PD dona al Paese. Grazie Renzi.

(Credit: AGI) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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