L’Unione Europea ‘dichiara guerra’ ai trafficanti di persone. Giovedì Consiglio Europeo straordinario a Bruxelles

Dopo la riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri degli Esteri e dell’Interno a Lussemburgo, i 28 trovano il ‘pieno consenso’ sul sostegno alle operazioni militari nel Mediterraneo per impedire il ripetersi di ulteriori tragedie. “Fermare i barconi” è l’indirizzo generale: giovedì un summit straordinario dei capi di Stato e di governo dell’Unione approverà un piano in 10 punti, di cui sono stati anticipate le linee generali da Federica Mogherini, Lady Pesc, e Dimitris Avramopoulos, commissario europeo per i Migranti. Verso l’uso di droni, come proposto dal generale Leonardo Tricarico, già CSM Aeronautica

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Lussemburgo – La Commissione Europea ha ottenuto il “pieno consenso” dei 28 Stati membri a un piano in 10 punti, che prevede, anzitutto, il raddoppio dei mezzi e del budget a sostegno dei Paesi più coinvolti e un rafforzamento di Triton, oltre ad uno sforzo sistematico di sequestro e distruzione delle imbarcazioni usate dai trafficanti. Il piano sarà sottoposto al un Consiglio Europeo dei capi di Stato e di Governo che si riunirà giovedì a Bruxelles in sessione straordinaria, convocato dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, su richiesta del presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Dal Consiglio straordinario dei Ministri degli Esteri e dell’Interno dell’Unione Europea, riunito a Lussemburgo, è arrivata una apparente svolta, perché l’indirizzo dei 28 è quello di dichiarare guerra al traffico di migranti, distruggendo in Libia i mezzi con cui questa massa di disperati – calcolato in 1 milione – è trasportata verso l’Europa in condizioni insicure e alla fine di inenarrabili violente.

Il piano in 10 punti dell’UE

Alla fine della riunione di Lussemburgo, il commissario europeo per i Migranti, Dimitris Avramopoulos, e l’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), Federica Mogherini, che ha presieduto la riunione hanno affermato che presenteranno “queste proposte al Consiglio Europeo che si riunirà giovedì in sessione straordinaria per affrontare la situazione nel Mediterraneo”. “Da oggi – ha detto l’alto rappresentante Federica Mogherini – c’è un nuovo livello di consapevolezza”, un “nuovo senso di urgenza”. Che passa anche per il piano in 10 punti, da “mettere in atto immediatamente” in vista del vertice.

I punti sono i seguenti

(1) Il primo punto è il rafforzamento delle operazioni Triton e Poseidon nel Mediterraneo, sia “aumentando le risorse finanziarie” che estendendo la loro area d’intervento.

(2) “Uno sforzo sistematico per catturare e distruggere le imbarcazioni usate dai trafficanti“. Piuttosto che l’impiego di incursori delle varie marine militari, sembra che si propenda per l’uso di droni armati, con minimizzazione dei rischi e la possibilità di agire in modo chirurgico per

(3) Incontri regolari fra Europol (l’ufficio di polizia europeo), Frontex (l’agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne), Easo (l’ufficio europeo di sostegno per l’asilo) ed Eurojust (l’Unità di cooperazione giuridica europea) per raccogliere informazioni sul modus operandi e i fondi di cui dispongono i trafficanti di esseri umani.

(4) Easo (l’ufficio europeo di sostegno per l’asilo) dispiegherà delle squadre operative in Italia e Grecia.

(5) Gli Stati Membri prenderanno le impronte di tutti i migranti. Evidentemente si tratta della riaffermazione di un’azione che dovrebbe già essere condotta adesso.

(6) Verranno considerate opzioni per “un meccanismo di ricollocazione d’emergenza” .

(7) Vi sarà un ampio programma volontario europeo pilota sul reinsediamento per le persone bisognose di protezione.

(8) Verrà istituito un programma per mandare rapidamente indietro i migranti irregolari, coordinato da Frontex. Giovedì se ne dovrebbero sapere modalità e procedure.

(9) La Commissione e il Servizio di Azione Esterna dell’Ue s’impegneranno assieme ai Paesi confinanti con la Libia, in particolare verranno rafforzate le iniziative in Niger. Questa misura è volta all’apertura di uffici regionali in cui valutare la sussistenza dei requisiti per l’ottenimento dell’asilo politico e della protezione umanitaria.

(10) Verranno dispiegati Funzionari di collegamento dell’immigrazione (Ilo) in Paesi terzi chiave per raccogliere informazioni d’intelligence su flussi migratori e rafforzare il ruolo delle delegazioni europee.

Si vedrà giovedì prossimo se davvero i 28 Stati membri si saranno resi conto che l’UE nel Mediterraneo si gioca una parte importante dei motivi per giustificare la propria esistenza, se non anche la faccia. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ieri è stato chiaro: l’Unione Europea “non può sottrarsi alla prova di centinaia di migliaia di profughi che abbandonano le proprie case per sfuggire alla morte”.

La strage del Canale di Sicilia potrebbe essere un punto di svolta non solo nella gestione dei migranti, ma anche per l’assetto ‘costituzionale’ dell’architettura comunitaria. Ormai è evidente che l’abito è stretto; ci si muove con difficoltà, al limite della goffaggine; sopratutto – se ci passate questa allegoria sartoriale – sono troppo dilatati i tempi della scelta dei colori dei tessuti, della fattura dei bottoni, del taglia dell’abito, della forma dei revers.

Dopo 65 anni, l’Unione Europea è a un bivio, quello di decidere cosa essere da grande. Gli spazi sono limitati, le possibilità di successo scarse, ma ritirarsi nel calduccio noto delle sovranità nazionali sarebbe un gesto suicida: oggi nessuno Stato europeo è del tutto indipendente. Dipendiamo tutti l’un l’altro.

Non lo dimostra solo quanto detto da Renzi in conferenza stampa con il primo ministro maltese, Joseph Muscat. “Quello che sta avvenendo in queste ore è molto più di un naufragio. Siamo in presenza di un grave momento di crisi umanitaria e come tale va affrontata e gestita. Serve – aveva ricordato il presidente del Consiglio – una risposta solida da parte di tutta la comunità internazionale“. Di fronte a questa tragedia l’Europa non può più girare lo sguardo da un’altra parte. Lo ha fatto 20 anni fa con Srebrenica – ha ricordato Renzi – farlo ancora significherebbe darla vinta agli schiavisti e “avere una responsabilità verso la storia“.

Un altro significativo passaggio della vita ‘costituzionale’ europea è il mutato atteggiamento tedesco verso Triton, arrivato fino alla richiesta di ripristinare Mare Nostrum, formulata due giorni fadalla ministra per l’Immigrazione, Aydan Özoğu.

Ieri è stata la volta della portavoce della cancelliera tedesca a comunicare un ulteriore passo avanti e l’apertura di un ‘dossier Mediterraneo‘ che potrebbe avere (anzi, sta già avendo) sviluppi anche in aree diverse dalla gestione dell’immigrazione. “È chiaro a tutti nel governo tedesco che si deve fare qualcosa per prevenire ulteriori incidenti, per prevenire morti di massa nel Mediterraneo”, ha dichiarato Steffen Seibert, portavoce della cancelliera Merkel. Secondo Seibert, la Germania ed i suoi partner europei devono muoversi rapidamente per concordare nuove misure per scongiurare altre tragedie del genere. “Adesso dobbiamo muoverci molto rapidamente per concordare misure appropriate”, ha spiegato.

Insomma, giovedì capiremo se il punto di svolta ci sarà davvero, di quale consistenza sarà e se potrà aprire nuovi scenari, nel solco tracciato dai Padri Fondatori del processo di integrazione europea, per i quali il percorso intrapreso il 9 Maggio 1950 oggi avrebbe dovuto aver raggiunto da tempo l’approdo naturale: lo Stato federale europeo.

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