Strage immigrati al largo della Libia, un minore sopravvissuto: “Scafista fumava spinelli e beveva vino”

Il minore è in una struttura protetta in provincia di Catania. Arrestati comandante tunisino e marinaio siriano. Dai primi approfondimenti degli investigatori, sulla scorta delle testimonianze dei sopravvissuti, emergerebbe che la tragedia sia stata causata da una collisione tra il natante che trasportava il carico umano e il mercantile portoghese fermatosi per soccorrere. La causa una manovra maldestra di chi conduceva la barca, forse sotto effetto di stupefacenti e alcool

A sinistra, con la tuta bianca, Mohammed Ali Malek, tunisino, comandante della barca rovesciatasi
A sinistra, con la tuta bianca, Mohammed Ali Malek, tunisino, comandante della barca rovesciatasi

Catania – “Il comandante beveva vino, era ubriaco e fumava hashish mentre era al timone, poco prima che il barcone si scontrasse con la nave porta container portoghese…“. Lo ha raccontato uno dei minori sopravvissuti, ospite di un centro di accoglienza di Mascalucia, in provincia di Catania.

Il giovane bengalese – parlando in ‘bangli’ la sua lingua d’origine, tradotto da un interprete italiano  ha confermato ai giornalisti quanto sostenuto dalla procura di Catania, ossia che l’affondamento della barca a 73 miglia dalle coste libiche è stato provocato dalle manovre errate dello scafista al comando del barcone, che hanno determinato la collisione con il mercantile: gli spostamenti bruschi dei numerosi migranti presenti in coperta – che si sono fatti prendere dal panico – hanno completato l’opera, determinando il rovesciamento del natante e l’ecatombe che purtroppo conosciamo.

“Quando il nostro barcone si è scontrato contro la nave, dopo le manovre del comandante che beveva vino, era ubriaco e fumava hashish mentre era al timone, ci siamo spaventati. Tutti siamo corsi verso la prua, e così si è prima inclinato e in cinque minuti il barcone si è inabissato. Mentre andavamo giù con l’acqua che ci travolgeva, sentivamo le grida dei nostri fratelli chiusi a chiave nella stiva…“.

Il giovane ha parlato anche del suo miracoloso salvataggio. “Sono caduto in mare e sono rimasto per oltre mezz’ora in acqua prima che mi lanciassero una fune alla quale mi sono aggrappato. In mare c’era tanto buio e, in acqua, persone ovunque, non ho visto bambini, ma tanta gente disperata. A salvarmi è stato un marinaio filippino“, ha ricordato il sopravvissuto della più grave strage del mare nota nel Mediterraneo. “Per due anni – continua – ho lavorato duro come meccanico in Libia per potere comprare il biglietto di sola andata per l’Italia. Su quella barca eravamo in tre i bengalesi, e tutti e tre siamo riusciti a salvarci perché eravamo sul ponte più alto. Un altro che si trova qui con me in questo centro ha perso la sorella di 19 anni, non sa più dove sia finita“.

Nella tarda serata di ieri, all’arrivo della nave ‘Gregoretti’ con cui sono arrivati nel porto di Catania, sono stati fermati il comandante del motopesca – Mohammed Ali Malek, tunisino – e il suo aiutante,  un siriano. Le contestazioni sono di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per entrambi, per il comandante anche di naufragio colposo e di omicidio plurimo colposo.

Intanto, il ‘premier’ Matteo Renzi, che riferirà sui fatti e sullo sviluppo delle iniziative in ambito europeo mercoledì a Camera e Senato, ha sottolineato che “per la prima volta l’intera Europa si è mostrata attenta e solidale, con alcuni impegni concreti che proveremo a puntualizzare nelle ore che ci separano dal Consiglio Europeo di giovedì: interventi nei Paesi d’origine, distruzione dei barconi, raddoppio di Triton, ricollocazione d’emergenza condivisa tra tutti i Paesi, collaborazione con le Nazioni Unite, sforzo comune alle frontiere meridionali della Libia”.

E ancora, Renzi ha affermato: “Gli sciacalli tornino a casa – ha scandito Renzi – la demagogia non serve, è il tempo della politica”. Sul possibile blocco dei barconi in partenza si è espresso negativamente il Vaticano: secondo Margaret Archer, presidente della Pontificia Accademia della Scienze sociali, è un’idea “mostruosa, orrenda, inumana” quella di “bloccare persone disperate che fuggono dalla fame o dalla guerra: lo chiamerei un crimine di guerra”.

È dovere nostro – dell’Europa, dell’intera comunità internazionale fare di più per impedire queste stragi” di immigrati, ha sottolineato dal canto suo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Siamo di fronte a tragedie sconvolgenti: trafficanti di esseri umani che provocano stragi di innocenti. Sentiamo questa ferita lacerante”. Per far fronte all’emergenza migranti nel Mediterraneo, l’Unicef ha auspicato “un’azione rapida, collettiva e coraggiosa” che metta al centro “il superiore interesse” a salvare vite umane e a tutelare i bambini.

Secondo la Croce Rossa “Triton è inadeguata” e l’Unione Europea “è imbarazzante”. Tornando alla dinamica della tragedia, resta incerto il numero delle vittime. Le indicazioni provenienti dai superstiti sono approssimative e indicano comunque alcune centinaia di morti (tra i 400 e i 950). La Guardia Costiera ha acquisito informazioni da alcuni superstiti a bordo della “Gregoretti” e dal report del mercantile portoghese che ha stimato approssimativamente il numero dei migranti in 850 unità.

L’esiguo numero di superstiti potrebbe dipendere anche dal fatto che molti migranti, tra cui le donne e i bambini, erano stati chiusi nelle stive. Intanto sono circa 1100 gli immigrati salvati in poco più di 24 ore. Ai 638 tratti in salvo ieri in sei differenti operazioni di salvataggio, coordinate dal Centro nazionale di soccorso della Guardia costiera a Roma, si aggiungono i 446 profughi soccorsi all’alba di oggi a bordo di un peschereccio a circa 80 miglia a sud est delle coste calabresi.

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