Armenia, la più grande canonizzazione della storia: 1,5 milioni di armeni massacrati dall’impero ottomano

La cerimonia, presieduta da Karekine II, è avvenuta giovedì pomeriggio a Echmiadzin (Erevan). Ieri le cerimonie civili con Putin e Hollande. Le campane hanno suonato in Armenia e a New York, Parigi, Madrid, Berlino, Venezia. Le resistenze della Turchia nell’ammettere il genocidio. L’imbarazzo degli Stati Uniti. Il primo passo dell’Austria che ha suscitato la reazione turca

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Erevan – Alla vigilia del giorno che commemora il genocidio armeno, il Katholicos Karekine II ha canonizzato tutti i martiri uccisi dall’Impero Ottomano dal 1915 al 1917. La cerimonia si è svolta giovedì pomeriggio all’aperto, a Echmiadzin, a pochi chilometri dalla capitale, davanti ai resti di quella che si può considerare la cattedrale cristiana più antica (del IV secolo) e questa dei martiri armeni è la canonizzazione del maggior numero di martiri nella storia della Chiesa.

Durante la cerimonia Karekine II ha usato spesso la parola “genocidio”, che il governo turco – in qualche modo successore dell’Impero Ottomano – rifiuta. “Durante i difficili anni del genocidio degli armeni – ha detto il  vescovo della Chiesa apostolica armena – milioni del nostro popolo sono stati sradicati e massacrati in maniera premeditata, uccisi col fuoco e con la spada, assaggiando i frutti amari della tortura e del dolore”. “La canonizzazione dei martiri del genocidio – ha aggiunto – dona un respiro nuovo di vita, di grazia e benedizione alla nostra esistenza cristiana e nazionale”.

Alla fine della cerimonia, alla presenza del presidente Serzh Sarkisian, le campane hanno suonato in tutta l’Armenia, ma anche in diverse parti del mondo, dove vi sono consistenti comunità armene: New York, Parigi, Madrid, Berlino, Venezia.

Alla canonizzazione hanno partecipato molti armeni della diaspora.

Ieri a Erevan le cerimonie civili a ricordo del genocidio di 100 anni fa, alla presenza di diversi capi di Stato, fra cui il presidente russo Vladimir Putin e il francese François Hollande. Alcuni hanno preferito non andare, per timore di rovinare il loro rapporto con la Turchia.

Ankara nega con forza che vi sia stato un genocidio degli armeni. Per il governo la causa della morte di 300mila armeni (e non 1,5 milioni) ha avuto come cause la guerra civile e la fame.

Alla commemorazione del genocidio avvenuta in Vaticano lo scorso 12 aprile, Papa Francesco ha detto che quello degli armeni è stato il “primo genocidio del XX secolo”, scatenando le proteste e le minacce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Finora più di 20 nazioni – fra cui Russia, Francia, Italia – hanno riconosciuto il genocidio. Gli Stati Uniti non hanno ancora mai usato la parola “genocidio”, sebbene la comunità armena negli Usa continui a domandarlo ai vari presidenti.

Nei giorni scorsi, il Parlamento austriaco ha osservato un minuto di silenzio in memoria del genocidio armeno, rendendo omaggio a una tragedia avvenuta nel periodo in cui l’Austria era alleata dell’Impero Ottomano. Il tributo del Parlamento austriaco ha provocato la reazione irata della Turchia, che ha denunciato “un’offesa al popolo turco contraria ai fatti” e ha richiamato l’ambasciatore a Vienna per consultazioni, tipico atto con cui si manifesta la propria contrarietà ad atti compiuti dallo Stato ospite.

(AsiaNews)

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