‘Avengers: Age of Ultron’, Marvel tocca il punto di non ritorno del suo Universo Cinematografico

Ogni inquadratura di Joss Whedon sarebbe perfetta in un fumetto, per niente sul grande schermo

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Uscito dalla visione di ‘Avengers: Age of Ultron‘, una cosa non può non risultare evidente a tutti coloro che mastichino un minimo di cultura cinematografica: la sensazione è quella di aver visto un enorme baraccone plastificato da cui manca totalmente un’adesione cinematografica negli intenti e negli scopi drammaturgici.

Non c’entrano nulla i dibattiti e le accese e infinite discussioni tra haters e fans di tutto il mondo dei fumetti (o dei cinecomics); qui si parla di cinema e spiace dire che questa volta si tratta di una forma d’arte non pervenuta.

Fin dalla prima gigantesca scena d’azione iniziale, da un lato si rimane ancora una volta sorpresi dalla precisione chirurgica a cui l’effettistica digitale sembra essere pervenuta, dall’altro, invece, ci si accorge come allo stupore subentri ben presto la noia, accentuata dalla ripetitività con cui questi blocchi di illusioni digitali sono affastellati tra loro. Il discorso non è il solito sull’eccesso di effetti digitali che oggi giorno appare ormai anacronistico e un po’ sterile: il precedente film dei Marvel Studios, “Guardiani della Galassia”, era un prodotto che utilizzava al meglio tutto il comparto tecnico rendendo l’effetto digitale funzionale alla regia di James Gunn e mai preponderante; la stessa cosa non si può dire purtroppo del sequel firmato da Joss Whedon, zeppo fino all’esaurimento di scene “di plastica” le cui coreografie sono talmente precise e dettagliate da risultare subito finte, forzate e, in maniera assurda, mai credibili anche calate all’interno dell’Universo Cinematografico più in-credibile di tutti.

Inutile soffermarsi sulle ingenuità di sceneggiatura in un film che non basa la sua forza su quell’aspetto (anche se non si può negare che il soggetto aveva un suo fascino – se proprio dovessimo suggerire qualcosa chiederemmo a Whedon se non sarebbe stato più sensato ambientare la storia in un futuro post-apocalittico in cui Ultron avesse già sterminato quasi tutta la razza umana, citando le azioni di Skynet in Terminator, e rendendo il villain del film degno di questo nome).

Il punto è che i Marvel Studios sono arrivati al punto di non ritorno. Volendo estremizzare potremmo affermare che “Avengers: Age of Ultron” è il “Batman & Robin” (film che affossò quasi definitivamente il personaggio di Batman al cinema) della casa delle idee: una trama che non regge nemmeno per dieci minuti, una psicologia dei personaggi che sembra concepita da un dodicenne e il completo fallimento nella costruzione di scene cruciali, madri, che difatti sono prive di qualsiasi afflato epico. Persino le trame secondarie sembrano buttate nel mucchio senza un’attenzione particolare all’economia degli eventi e con un’ironia che non graffia mai, ma suscita, piuttosto, irritazione.

Eppure nel 2014 i due film proposti dallo studio che adesso risponde a mamma Disney ci avevano stupito non poco: “Captain America: The Winter Soldier” ricalcava con successo l’epopea dei classici film di spionaggio ed era sorretto da una regia molto ruvida e metropolitana (anche se ancora acerba), mentre Guardiani della Galassia era un riuscito progetto nostalgia per i fan delle “space opera” anni Settanta e Ottanta, sorretto da un James Gunn in grado di esaltare ed equilibrare gli ottimi tempi comici e drammatici.

Tutto l’opposto di questo ultimo capitolo sul gruppo dei Vendicatori: un villain abbastanza inutile – e che dà persino il titolo al film! – che non serve a molto se non a far progredire la trama complessiva verso il film successivo (non tanto ad “Ant-Man”, quanto alla Civil War che arriverà prepotente nel terzo film dedicato alla Sentinella della libertà).  

Il prossimo tentativo del 2015 sarà appunto “Ant-Man”, da cui lo studio ha prontamente esonerato quello che doveva esserne il regista, ovvero Edgar Wright, sulla cui sceneggiatura lo stesso Whedon si pronunciava con una serie infinita di elogi. Visto quello che finora ci ha passato il convento, non facciamo la minima fatica a credergli.      

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