Italicum, Renzi scrive al Pd: “è in ballo la dignità del partito”. La dignità dell’Italia democratica? Non pervenuta…

Il presidente del Consiglio, nella qualità di segretario politico del Partito Democratico (ma solo di nome, molta fuffa e incompetenza…), in una lettera ai responsabili dei circoli tenta la carta della movimentazione della base. Una specie di ‘marcia su Roma’ virtuale che ricorda un’altra più concreta di quasi un secolo fa…

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Roma – “Nel voto di queste ore c’è in ballo la legge elettorale, certo. Ma anche e soprattutto la dignità del nostro partito”. Così Matteo Renzi in una lettera inviata ai responsabili dei circoli Pd. “La prima regola della democrazia è rispettare, tutti insieme, la regola del consenso interno. Quando ho perso le primarie, ho riconosciuto che la linea politica doveva darla chi aveva vinto. Adesso non sto chiedendo semplicemente lealtà; sto chiedendo rispetto per una intera comunità che si è espressa più volte su questo argomento, a tutti i livelli. Perché questa legge elettorale l’abbiamo cambiata tre volte per ascoltare tutti, per ascoltarci tutti. Ma a un certo punto bisogna decidere”.

“Ho preso l’impegno con voi, iscritti al PD, di guidare il partito fino al dicembre 2017, quando si terranno le primarie. In quell’appuntamento toccherà a voi, alla nostra comunità, scegliere se cambiare segretario. Ma fino a quel giorno lavorero’ senza tregua per dare alla nostra comunità la possibilità di essere utile all’Italia”, scrive il presidente del Consiglio/segretario del PD.

“Milioni di nostri concittadini affidano le loro speranze al nostro lavoro: già altre volte in passato le divisioni della nostra parte hanno consentito agli altri di tornare al potere e di fare ciò che abbiamo visto. Farò di tutto perché questo non risucceda. Possono mandare a casa il Governo se proprio vogliono, ma non possono fermare l’urgenza del cambiamento che il PD di oggi rappresenta”.

“La prima regola della democrazia è rispettare, tutti insieme, la regola del consenso interno. Quando ho perso le primarie, ho riconosciuto che la linea politica doveva darla chi aveva vinto”, sottolinea Renzi.

“Adesso non sto chiedendo semplicemente lealtà; sto chiedendo rispetto per una intera comunità che si è espressa più volte su questo argomento, a tutti i livelli. Perché questa legge elettorale l’abbiamo cambiata tre volte per ascoltare tutti, per ascoltarci tutti. Ma a un certo punto bisogna decidere”, aggiunge Renzi.

Tuttavia, Matteo Renzi mostra di possedere una concezione privatistica e partigiana della democrazia italiana e delle istituzioni. La sua lettera/appello alla base ha tutta l’aria di una mobilitazione della base perché prema sui parlamentari, a dispetto del divieto di vincolo del mandato parlamentare che è un caposaldo della Costituzione repubblicana.

Renzi compie una ‘chiamata alle armi’ partitocratiche pericolosa, perché parla alla pancia della gente, anche di chi di principi costituzionali, di equilibrio tra poteri e di principi democratici minimi non sa niente, perché non ha approfondito nel proprio cursum honorum scolastico tali temi. Il rinnovamento delle istituzioni non può passare per l’occupazione delle stesse in ogni ganglio vitale.

Quella del segretario politico del PD è una sorta di ‘Marcia su Roma’ virtuale, ma ricorda purtroppo quella più concreta avvenuta quasi cento anni fa, promossa da un altro esperto di comunicazione: l’ex direttore dell’Avanti Benito Mussolini.

(Fonte: AGI) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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