Scuole e sostenibilità ambientale, efficienza energetica e bioarchitettura fanno la differenza

Legambiente e Istituto Nazionale di Bioarchitettura hanno elaborato un protocollo di intervento che fornisce linee guida e criteri di bioarchitettura per la riqualificazione degli edifici scolastici. Caso pilota la scuola di via Monte Ruggero nel quartiere Tufello a Roma

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Tagliare la bolletta energetica scolastica puntando sull’efficienza energetica è possibile. Secondo Legambiente e l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (Inbar), che hanno elaborato un protocollo di intervento, i costi energetici complessivi (elettrici e termici) si possono ridurre fino al 30% rispetto agli attuali (in valori assoluti, da 70mila a 20mila euro annui).

Come? Attraverso interventi di efficienza energetica (isolamento delle murature, sostituzione degli infissi, di tre generatori con due a condensazione, degli apparecchi illuminanti con tecnologia Led), di installazione di fonti rinnovabili (solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria), di riqualificazione degli edifici scolastici secondo criteri di bioarchitettura.

È questa una delle sfide più importanti che l’Italia dovrà affrontare e su cui dovrà lavorare per riqualificare molte scuole, progettate e costruite senza attenzione alla salubrità e vivibilità degli spazi, ai materiali utilizzati e al contenimento dei consumi energetici. Sfida raccolta da Legambiente e Inbar che hanno elaborato e presentato ieri a Roma il protocollo di intervento con le linee guida e i criteri di gestione sostenibile e di bioarchitettura nell’ambito dell’edilizia scolastica, per l miglioramento qualitativo degli edifici scolastici.

Una prima sperimentazione del protocollo è stata fatta nella scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di via Monte Ruggero a Roma, in collaborazione con il III Municipio. Secondo Legambiente e Inbar, interventi mirati di efficienza energetica permetterebbero a questa scuola di arrivare a una riduzione della spesa del 73% per l’energia termica e del 37% per la parte elettrica, passando da una Classe G di prestazione energetica a una classe B.

A questo si aggiungono gli interventi per il miglioramento del benessere e della qualità interna, come il nuovo “clima cromatico” degli spazi interni ottenuto con tinte che non emettono sostanze tossiche o, l’installazione di semplici miscelatori aria-acqua o la riduzione dell’inquinamento elettromagnetico generato dai sistemi wi-fi. “L’investimento complessivo per realizzare gli interventi che abbiamo previsto è di circa 400mila euro che possono essere recuperati attraverso la riduzione dei costi di gestione energetica in poco più di 8 anni”, dichiara Vanessa Pallucchi di Legambiente.

“È evidente – aggiunge – che in presenza di un cofinanziamento pubblico i tempi di rientro si riducono a pochi anni e in ogni caso interventi di questo tipo possono essere realizzati tramite una Esco in grado di autofinanziare l’intervento e di gestire per dieci anni la parte energetica”. Insomma, “più che un problema di risorse, la qualità edilizia e della vita degli studenti dipende da un cambiamento culturale di chi è preposto a programmare e realizzare gli interventi”, sottolinea Pallucchi.

(Adnkronos)

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