A Verona è nato un nuovo salone dell’automobile. Legend Cars, cultura motoristica ed eleganza tra passato e futuro

Nei padiglioni della Fiera scaligera 2.000 auto esposte e 20.000 visitatori per la prima edizione di una rassegna che si candida a essere un appuntamento costante del panorama motoristico, in cui passione, storia, tradizione e innovazione siano i termini per affrontare il nuovo modo di interpretare quel sogno di libertà che viaggia da quando l’auto è stata inventata

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Verona – La prima valutazione del Verona Legend Cars, il salone dell’auto d’epoca andato in scena alla Fiera di Verona dall’8 al 10 Maggio, può partire da chi l’appuntamento lo ha organizzato: “è nato un nuovo salone europeo e lo ha fatto con il piede giusto“, ha detto infatti Mario Carlo Baccaglini domenica pomeriggio. Per una volta un giudizio di parte che illustra lo stato reale di una manifestazione che ha messo d’accordo davvero tutti: espositori, addetti ai lavori e appassionati. E visitatori, oltre 20.000 nei tre giorni, per guardare le bellissime 2.000 automobili esposte, sogni del sogno chiamato auto, quella scatola con quattro ruote che fa cavalcare il senso della libertà di movimento da oltre 100 anni.

Il dato da cui partire, a nostro modestissimo avviso, è questo: l’auto rappresenta la realizzazione del desiderio di libertà di movimento civile di massa, come mai era accaduto nella Storia dell’Umanità prima che l’automobile venisse inventata.

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E a Verona, tra passato e futuro, a cavallo di questa passione per la libertà e la bellezza, l’appuntamento è già per l’anno prossimo, perché il successo della prima edizione della kermesse inserisce questo appuntamento tra quelli cui non si può mancare: per “qualità, modelli unici e i migliori commercianti europei”, dice il comunicato finale dell’organizzatore. Concordiamo.

I numeri del resto sono a favore di questo appuntamento di caratura internazionale: oltre 20.000 visitatori nei due giorni di esposizione e nella giornata di anticipazione di venerdì, 300 espositori, 2.000 auto esposte, cinque padiglioni della ‘Fiera di Verona’ occupati. “Un risultato che – ha dichiarato Ettore Riello, presidente di Veronafiere – getta solide le basi verso l’ulteriore sviluppo della manifestazione“, che l’organizzatore Intermeeting e la struttura fieristica scaligera puntano a far diventare il “punto di riferimento europeo della cultura e della passione dell’auto”.

Del resto, se Verona è diventato un appuntamento mondiale per i cavalli con ‘Fieracavalli’, volete voi che non diventi legittimamente un appuntamento fieristico d’eccezione per cavalli vapore? Elementare, Watson, direbbe Sir Arthur Conan Doyle.

Azzeccata soprattutto l’idea di declinare l’arte dell’automobile in chiave di costruzione dell’idea ponte tra un passato fatto di bellezza e un presente connotato dall’implementazione delle novità tecnologiche al mondo dell’automobile. E anche la collocazione è indovinata, aspettando la ‘Milla Miglia’ che nel passaggio a Verona trova sempre un momento di raro fascino.

Non sono mancate le occasioni per provare automobili contemporanee, in cui gli appassionati hanno potuto – seppur nella limitatezza di un giro di prova in area chiusa al traffico – toccare con mano quel che probabilmente per molti resterà sempre e solo un sogno.

Un sogno che costituisce però un modo di esprimere la cultura di un Paese. E proprio un elevato valore culturale hanno avuto gli stand del Museo Nicolis di Villafranca, vero tempio laico della bellezza automobilistica (da visitare), e della Cité dell’Automobile di Moulhouse. Poi le esposizioni di Aston Martin, Porsche, Infiniti – brand moderno, ma non meno affascinante – Volvo, Tesla, Scuderia Jaguar.

Verona Legend Cars ha saputo fondere cuore e mente dell’auto – ha commentato Mario Carlo Baccaglini di IntermeetingAbbiamo portato modelli unici al mondo che fanno sognare ad occhi aperti e siamo riusciti a far incontrare la qualità del conservato italiano con i collezionisti d’oltralpe. La Fiera si è rivelata, come sapevamo, un crocevia internazionale all’avanguardia e Verona una città entusiasta“.

Come sempre, noi aggiungiamo.

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.