In Bangladesh estremisti islamici minacciano di “giusta morte” per posta intellettuali, politici e giornalisti

Il governo di Dacca prova a reagire: il ministro dell’Interno predispone adeguata protezione per le persone minacciate da un braccio bangladese di al-Qaeda, Al Kaida Ansarullah Bangla Team 13. Già tre blogger critici dell’islam uccisi a colpi di machete, un blogger cattolico ammette: non mi sento più sicuro. Minacciato il vice rettore dell’università di Dacca, una deputata e una docente di giornalismo dell’ateneo della capitale

L'elenco dei destinatari delle minacce del sedicente branch di al-Qaeda in Bangladesh (foto AsiaNews)
L’elenco dei destinatari delle minacce del sedicente branch di al-Qaeda in Bangladesh (foto AsiaNews)

Dacca – Aumenta la pressione degli ambienti fondamentalisti islamici in Bangladesh, dove dall’inizio 20150522-Arefin-Siddique-300x330dell’anno sono stati uccisi tre blogger ‘laici’, in qualche modo critici verso il fondamentalismo islamico.

Secondo Sumon Corraya, che ne ha scritto in un articolo per ‘AsiaNews’, agenzia di stampa del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), un blogger cattolico ha ammesso: “Se non fossi nato qui sarebbe stato meglio. Se fossi nato e vissuto in una nazione cristiana, mi sentirei molto più al sicuro“.

Queste le parole del giovane a commento della notizia divulgata dai media locali circa le minacce ricevute da 10 persone – intellettuali e blogger – da parte di un gruppo fondamentalista che si è firmato come “Al Kaida Ansarullah Bangla Team 13” (al-Qaeda Partito di Allah del Bangladesh Team 13).

20150522-Kaberi-Gaen-300x407Nella missiva i jihadisti bangladesi promettono “la giusta morte” a chi osa criticare l’islam. Tra i destinatari delle minacce vi sono anche il vice rettore dell’Università di Dacca, Arefin Siddique, il consigliere per gli affari politici del Primo Ministro, HT Imama. Ma anche lo scrittore Muhammad Zafar Iqbal, la professoressa Kaberi Gayen, docente al Dipartimento di Giornalismo e Comunicazione di massa dell’ateneo di Dacca, e la deputata dell’Awami League, Tarana Halim. La loro “colpa”, secondo i jihadisti locali, è di aver criticato l’avanzata del fondamentalismo islamico nel Paese.

Un’avanzata che dura da due anni e che già è costata la vita a tre blogger ‘laici’, liberi pensatori e attivisti democratici, che si battevano per modernizzare il proprio Paese e che sono stati assassinati in modo analogo, a colpi di machete. Il primo a cadere fu nel 2013 Ahmed Rajib Haider, per le sue idee “contrarie all’islam”. Il secondo intellettuale ucciso fu Avijit Roy, il 26 febbraio scorso sempre a colpi di machete, così come Ananta Bijoy Das, assassinato il 12 maggio scorso, dopo aver criticato più volte il fondamentalismo islamico e la sua distorsione della religione.

La pressione degli estremisti islamici ha spinto una nota scrittrice e intellettuale bangladese, Taslima Nasreen, a espatriare, dopo aver pubblicato nel 1993 Lajja (“Shame”, vergogna), perseguitata per le sue idee e minacciata di morte. Il suo libro è proibito in Bangladesh perché ritenuto blasfemo nei confronti dell’islam, religione di Stato.

Dopo molto silenzio però il governo si è mosso per iniziativa del ministro dell’Interno, Asaduzzaman Khan Kamal, che ha predisposto un servizio di protezione per i destinatari delle minacce. Lo ha confermato la sera di giovedì, partecipando a un incontro programmato su questo argomento dal Bangladesh Secretariat Reporters Forum (BSRF).

Durante questo meeting, secondo quanto riporta la testata online ‘bdnews24.com‘, il ministro avrebbe però sollevato alcune perplessità sul fatto che le lettere siano state effettivamente inviate da chi ha effettivamente ucciso i tre blogger, l’ultima volta appunto il 12 Maggio scorso. In ogni caso, il titolare dell’Interno di Dacca ha confidato che gli investigatori possano fare in breve piena luce sia sugli assassini che sulle minacce, ma in ambienti intellettuali locali sembra serpeggiare molta diffidenza in proposito.

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