Stato Islamico: “Possiamo comprare l’atomica dal Pakistan, attraverso i corrotti trafficanti di armi nella regione”

John Cantlie, il giornalista britannico rapito in Siria e ora ‘corrispondente’ del sedicente Stato Islamico, ha scritto un reportage complesso sull’ultimo numero della rivista ufficiale dell’ISIS, ‘Dabiq’, rivelando quel che già si sa: l’ISIS punta a un colpo sensazionale negli Stati Uniti e confida di potervi portare perfino un ordigno nucleare

20150523-perfect-storm


Londra – I toni iperbolici sono da sfacciata propaganda ma nell’ultimo numero della sua rivista Dabiq, i jihadisti del sedicente Stato Islamico sostengono di aver così tanti soldi a disposizione da poter comprare una bomba atomica dal Pakistan per contrabbandarla negli USA e realizzare un attentato senza precedenti, tale da far impallidire l’11 settembre, opera dei rivali di al Qaeda.

L’articolo, pubblicato sul numero 9 della rivista ufficiale dello Stato Islamico si intitola “The Perfect Storm” (la tempesta perfetta). Dopo aver riflettuto sul fatto che lo Stato Islamico si è impossessato di armi potentissime, come “carri armati, batterie lancia missili e anti-aeree“, Cantlie introduce una lunga riflessione.

“Lasciatemi lanciare sul banco un’ipotesi”, afferma il giornalista. “Lo Stato islamico ha miliardi di $ nelle banche, incarica le sue  Wilayah in Pakistan  di comprare un ordigno nucleare attraverso i rivenditori 20150523-john-cantlie-320x233di armi che hanno contatti con i funzionari corrotti della regione“. Questo ordigno può essere portato “via terra fino in Libia, dove i mujahidin la trasportano verso sud, in Nigeria. Da lì’ parte la droga della Colombia verso l’Europa, passando attraverso l’Africa occidentale”, in modo da “aggiungere un altro tipo di contrabbando da Est a Ovest“, quello nucleare. “Una cosa possibile”, secondo il giornalista trasformatosi in propagandista per lo Stato islamico.

Dalla Nigeria, osserca ancora, “il nucleare e i corrieri mujahidin possono arrivare alle coste del Sud America e poi, attraverso i porosi  confini del Centro America, arrivare in Messico e oltre: al confine con gli Stati Uniti. Da lì è uno scherzo passare attraverso la rete dei tunnel del contrabbando e, oplà, mescolarsi con altri 12 milioni di stranieri “illegali” in America con una bomba nucleare nel bagagliaio della macchina“.

Ma a parte questo “uno scenario inverosimile” – che costituisce la “somma di tutte le paure delle 20150523-DABIQ-250X352agenzie di intelligence occidentali ed è infinitamente più possibile di quanto non fosse solo un anno fa– perché non pensare a “qualche migliaio di tonnellate di nitrato di ammonio esplosivo?  Anche abbastanza facile da fare“, afferma Cantlie, riferendosi ai fertilizzanti che, mescolati con gasolio, si trasformano in esplosivo potentissime.

Lo Stato Islamico non fa mistero dell’intenzione di attaccare l’America sul suo suolo“, ricorda ancora Cantlie, che avverte: “cercheranno di fare le cose in grande, in modo che qualsiasi cosa del passato sembri, al confronto, lo squittio di uno scoiattolo e più sono i gruppi che giurano fedeltà più possibile diventa cavarne qualcosa di veramente epico“.

Poi, dopo aver argomentato su come l’Occidente non possa vincere questa guerra, per manifesta inferiorità psicologica, il giornalista britannico avverte: “Ora che il territorio dello Stato Islamico corre da un confine a un altro alla maniera di un incendio fuori controllo, sarà solo questione di tempo prima che lo Stato Islamico raggiunga i paesi occidentali.  Obama – conclude – sta conducendo una crociata fallita“.

Nel settembre dello scorso anno, il ministro dell’Interno britannico, Theresa May, avvertì che l’ISIS avrebbe presto potuto diventare il primo “Stato veramente terrorista” del mondo. “Vedremo il rischio, spesso profetizzato, ma grazie a Dio non ancora soddisfatte, che con la capacità di uno stato dietro di loro, i terroristi acquisiscano armi chimiche, nucleari biologiche o addirittura di attaccarci“, ricordò.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favoreMi piacesulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie.