Podemos chiama M5S e Lega: il terremoto in Spagna degli anti-austerity trascinerà il voto amministrativo in Italia?

Il partito anti-austerity vince a Barcellona, raccogliendo una vera e propria valanga di voti e costringendo i popolari a un testa a testa a Madrid. Il partito del premier Rajoy ha perso quasi 11 punti rispetto alle elezioni del 2011. Ada Colau vince a Barcellona: “Nessuno deve avere paura di noi, solo i corrotti”

Il leader di Podemos Pablo Iglesias (AFP/Adnkronos)
Il leader di Podemos Pablo Iglesias (AFP/Adnkronos)

Madrid – A una settimana dal voto amministrativo in Italia, terremoto politico in Spagna, dove alle analoghe consultazioni amministrative – svoltesi ieri – il partito anti-austerity ‘Podemos’ ha avuto una valanga di voti, vincendo a Barcellona e costringendo i popolari ad un testa a testa a Madrid. Il partito del premier Mariano Rajoy è crollato di quasi 11 punti rispetto alle elezioni del 2011 e ha perso il controllo di Extremadura, Comunidad Valenciana, Cantabria, Aragón, Castilla-La Mancha e Baleares.

Questo voto “segna l’inizio della fine del bipartitismo“, ha commentato il leader di Podemos, Pablo Iglesias, che si è detto pronto a dialogare con tutti, salvo che accettino di combattere la corruzione, difendere i diritti sociali e limitare la politica dei tagli alla spesa pubblica.

Per il popolari la sconfitta simbolicamente più pesante è quella che rischiano di registrare a Madrid, città che governano dal 1991, dove la coalizione che si è coagulata attorno a Podemos, ‘Ahora Madrid’, si è imposta con la candidata Manuela Carmena che, insieme a Ada Colau a Barcellona, sono diventate il volto e il simbolo del cambiamento. In effetti i popolari hanno ottenuto un consigliere in più, ma non ha i voti per governare da solo, ed è quindi probabile che Ahora Madrid governi in coalizione con i socialisti.

Iglesias: negoziamo con chi difende diritti sociali e limita tagli – Pablo Iglesias, leader di Podemos, ha però fissato alcuni paletti chiari per eventuali alleanze per governare Madrid ed altre grandi città spagnole dove i suoi voti sono cruciali. “Chi ha applicato la politica dei tagli dovrà fare una svolta di 180 gradi perché è quello che chiede la gente”, ha detto il 36enne professore universitario di Madrid ispiratore e leader del partito degli indignados.

Partito, ha aggiunto Inglesias in un’intervista telefonica, che ha “la mano tesa per dialogare con tutti” a patto che questi abbiano “tolleranza zero contro la corruzione”, l’impegno a difendere i diritti sociali e desiderino “limitare la politica degli tagli”. Riguardo alla possibilità che vi siano stati già contatti con i leader dei grandi partiti, Iglesias ha detto: “non ho parlato con Rajoy o Sanchez”, riferendosi al premier e leader dei conservatori ed al leader del Psoe. “Ma ho parlato con Colau e Carmena e sono molto soddisfatto”, ha aggiunto.

A livello nazionale, i popolari si sono attestati al 27%, poco distanti dal 25,2% dei socialisti che sono anche molto arretrati nelle grandi città, loro tradizionale bacino di voti. Oltre alle dirette conseguenze per l’amministrazione delle grandi città questi risultati elettorali, e l‘arretramento dei grandi due partiti storici spagnoli a favore delle nuove formazioni, costituiscono un test significativo in vista delle prossime elezioni politiche, il prossimo novembre.

Resta da vedere ora se la vittoria del movimento contrario all’austerità tedesca imposta dall’Unione Europea possa avere un effetto traino sulle amministrative italiane, spingendo al voto verso M5S e Lega Nord con il movimento nazionale ‘Noi con Salvini’, che propugnano tesi analoghe a quelle spagnole.

(Credit: Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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