2 Giugno-Festa della Repubblica, Renzi, Mattarella e Pinotti gente da parata: “Grazie alle Forze armate” (per finta)

Lo speaker della parata del 2 Giugno accenna a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, impelagati in India in un processo farsa, ma dai vertici delle Istituzioni un indecente silenzio. Non hanno sfilato i corpo speciali (perché sono impegnati in missioni di sicurezza internazionale) – 2 VIDEO

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Roma – La più fasulla parata militare della “Festa della Repubblica”  è andata in scena oggi a Roma, ai Fori Imperiali (ma cambiare location, no?). Prima il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha assistito al tradizionale omaggio al Milite Ignoto all’Altare della Patria insieme al presidente del Senato e della Camera, con il presidente della Repubblica saliti su per la scalinata per deporre la corona di fiori.

Momento emozionante come di consueto il passaggio degli Aermacchi del 313° Gruppo della PAN sul Vittoriale: quel Tricolore disegnato in cielo ci fa dimenticare per qualche momento la qualità insignificante di buona parte della classe politica di questo Paese.

Sergio Mattarella, prima di prendere parte alla parata, ha inviato un messaggio al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Claudio Graziano, significativo ma con una grave lacuna: l’assenza di riferimenti ai #Marò della Brigata San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

“Nel celebrare il 69° Anniversario della Repubblica, rivolgo anzitutto il mio pensiero deferente alla memoria dei militari italiani che hanno perso la vita al servizio della Patria. Ieri, nel lungo e travagliato percorso che ha reso l’Italia una nazione libera, democratica e in pace. Oggi, in Paesi attraversati da conflitti e devastazioni, in aiuto a popolazioni sofferenti che nella presenza delle Forze Armate italiane ritrovano la fiducia nel futuro e la speranza per un mondo migliore”, ha scritto il capo dello Stato. 

“Il loro sacrificio – ha proseguito Mattarella – costituisce risorsa morale delle nostre Forze Armate. Un bene prezioso che avvertiamo maggiormente quando, come in questo periodo, assistiamo ad ingiustizie e barbarie che pensavamo ormai definitivamente superate. L’Italia intera esprime stima e gratitudine a voi tutti che continuate a mantenere vive le tradizioni militari di dedizione e impegno, a fortificare i valori della Repubblica, ad esaltare l’amore di Patria”.

“Alle grandi sfide emergenti – ha sottolineato il Presidente della Repubblica – le Forze Armate italiane sanno rispondere con concretezza ed entusiasmo, attraverso una radicale ed innovativa revisione dello strumento militare come quella di recente avviata, tesa alla razionalizzazione interforze e all’integrazione europea”.

“A voi uomini e donne di ogni Arma e alle vostre famiglie che condividono quotidianamente queste realtà di impegno e di sacrificio – prosegue Mattarella – va il plauso incondizionato dei cittadini, la riconoscenza delle popolazioni presso le quali ogni giorno prestate la vostra opera di protezione e di assistenza. A voi va egualmente il rispetto dei Paesi amici e della comunità internazionale che di tale opera hanno imparato ad apprezzare sul campo l’alto valore e l’efficacia”.

“Nel giorno della Festa della Repubblica giungano a tutti voi appartenenti alle Forze Armate di ogni ordine e grado, la gratitudine mia e di tutto il Paese e un fervidissimo augurio. Viva le Forze Armate italiane, viva l’Italia”.

Belle parole, dense di significati e di alto profilo etico. Ma riferimenti a Latorre e Girone? Nessuno. Una vergogna cui ha cercato di porre rimedio lo speaker ufficiale della ‘Parata’, che ha salutato i due fucilieri della ‘San Marco’ al passaggio dei fucilieri della Marina Militare.

Troppo poco per una vicenda scandalosa che ha per responsabili tutti i capi del Governo, i ministri della Difesa e i ministri degli Esteri finora succedutisi (con l’unica eccezione di Giulio Terzi, dimessosi perché in dissenso con Mario Monti e la decisione di inviare indietro in India Latorre e Girone nel 2013). Da Mattarella ci saremmo aspettati più coraggio. Invece, silenzio complice delle nefande inefficienze della diplomazia italiana, da denunziare per omissioni d’atti d’ufficio.

Non hanno sfilato gli incursori del ‘Teseo Tesei’ – i mitici Comsubin – e gli omologhi dell’Esercito, gli incursori del 9° ‘Col Moschin’. La loro assenza è legata all’impegno dei reparti nel dispositivo di difesa nazionale e all’emergenza nel Mediterraneo centrale.

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