Consulta: ‘autovelox senza revisione? Multa irregolare’. Codacons: “migliaia di multe da annullare”

La sentenza della Corte Costituzionale 113 del 2015 di fatto ‘boccia’ il Codice della Strada di recente ‘novato’. La misurazione degli autovelox deve essere sempre affidabile per poter comminare sanzioni. Affidabilità e revisione periodica, se mancanti, causano l’annullabilità degli atti. Carlo Rienzi: è chiaro che “le multe elevate da apparecchi non verificati e tarati siano assolutamente nulle“. Un caso esemplare, il Comune di Villafranca Veronese

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Roma – La Corte Costituzionale ha stabilito che le multe per eccesso di velocità rilevate con ‘autovelox’ non sottoposti a revisione periodica e regolare sono nulle, perché mancherebbe il requisito essenziale per garantire la certezza del diritto: l’affidabilità tecnica.

La sentenza della Consulta n. 113 del 2015 del 28 Aprile scorso, pubblicata il 18 Giugno, di fatto ‘boccia’ il nuovo codice della strada. Una decisione che ora rischia di aprire la strada alla richiesta di risarcimenti da parte di cittadini che non sono stati tutelati da questo pre-requisito.

In ballo ci sono infatti centinaia di migliaia di verbali non ancora pagati (per quelli già pagati la partita è chiusa). Una bella grana, soprattutto per i Comuni, visto che la voce ‘multe’ frutta circa 1,2 miliardi l’anno.

Il dubbio di costituzionalità dell’art. 45 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n° 285 – Nuovo codice della strada – era stato sollevato dalla Corte di Cassazione, chiamata a giudicare il ricorso di un cittadino arrivato fino all’ultimo grado di giudizio. I giudici di Piazza Cavour avevano deciso di rimettere gli atti ai giudici costituzionali, perché in entrambi i gradi di giudizio era rimasto non chiarito il corretto funzionamento dell’autovelox in questione, di cui non era stata fornita alcuna prova di revisione. 

I fenomeni di obsolescenza e deterioramento – recita la sentenza, pubblicata sul sito della Consultapossono pregiudicare non solo l’affidabilità delle apparecchiature, ma anche la fede pubblica che si ripone in un settore di significativa rilevanza sociale, quale quello della sicurezza stradale“. E ancora: “Un controllo di conformità alle prescrizioni tecniche ha senso solo se esteso all’intero arco temporale di utilizzazione degli strumenti di misura, poiché la finalità dello stesso è strettamente diretta a garantire che il funzionamento e la precisione nelle misurazioni siano contestuali al momento in cui la velocità viene rilevata, momento che potrebbe essere distanziato in modo significativo dalla data di omologazione e di taratura“.

Dopo questa decisione si è scatenato il Codacons, che è subito insorto a tutela dei diritti dei cittadini. 

È evidente come, dopo la sentenza della Consulta, le multe elevate da apparecchi non verificati e tarati siano assolutamente nulle – ha dichiarato il presidente, Carlo Rienzi, secondo il quale “questa sentenza apre uno scenario senza precedenti: sarà possibile ora ottenere l’annullamento di migliaia e migliaia di multe per eccesso di velocità, laddove i Comuni non abbiano eseguito la manutenzione prevista dalla Corte Costituzionale“.

Così il Codacons ha annunciato l’avvio di una valanga di ricorsi a tutela degli automobilisti. “Siamo a favore della sicurezza stradale, ma contro lo strumento dell’autovelox, a maggior ragione se viene utilizzato dalle amministrazioni comunali al solo scopo di far cassa. Per tale motivo – ha anticipato Rienzi stiamo studiando azioni legali da intraprendere negli oltre 8000 Comuni italiani, al fine di far ottenere agli automobilisti multati il rimborso delle somme spese per le infrazioni registrate da autovelox non a norma“. “Non solo – ha continuato il presidente del Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatoriora i Comuni saranno costretti ad allegare ai verbali per multe da autovelox l’attestazione riportante la data dell’ultima taratura degli apparecchi, pena l’impugnazione delle sanzioni da parte degli automobilisti“.

Uno degli ingressi a Villafranca Veronese (da via Postumia). Immagine tratta da Google Map
Uno degli ingressi a Villafranca Veronese (da via Postumia). Immagine tratta da Google Map

Tuttavia, un esempio virtuoso è rappresentato dal Comune di Villafranca Veronese, che nelle settimane passate ha recapitato a malcapitati automobilisti una comunicazione attestante l’archiviazione d’ufficio di migliaia di verbali, a causa dell’incertezza sull’affidabilità degli autovelox usati dal Corpo di Polizia Municipale.

Sono state rilevate a posteriori alcune possibili anomalie tecniche che hanno fatto ritenere opportuno, nel dubbio, procedere all’annullamento di un intero lotto di verbali spedito in notificazione“, si comunica nella notifica. In base a quella valutazione sull’affidabilità dell’autovelox, il Corpo di Polizia Municipale di Villafranca Veronese ha annullato dunque le sanzioni: ai malcapitati che avessero già pagato la sanzione in misura ridotta, è stato recapitato anche un modulo con cui chiedere il rimborso delle somme, comunicando le coordinate bancarie per la ricezione del relativo bonifico.

Nel caso in cui la sanzione avesse comportato la decurtazione dei punti dalla patente, questo comune alle porte di Verona ha già provveduto a stornare le eventuali sottrazioni a causa della violazione contestata e poi annullata.

Peraltro il tema dovrebbe anche portare a un dibattito sulle procedure di contestazione delle sanzioni irrogate, che spesso costano più delle sanzioni medesime.

È avvenuto nel nostro caso, infatti, di ricevere il verbale attestante l’eccesso di velocità, malgrado sia nostra attenzione rispettare i limiti, anche con l’ausilio di un navigatore satellitare opportunamente settato per segnalare eventuali superamenti involontari. Tuttavia, avevamo proceduto a pagare entro cinque giorni la sanzione (elevata per il superamento del limite di 6 km/h), perché contestarla sarebbe costato di più.

La Polizia Municipale – forse anticipando gli effetti della pubblicazione della sentenza 113 del 28/04/2015 della Consulta – ha dunque deciso di agire in autotutela, per risparmiare sulle eventuali richieste di risarcimento del danno.

Ma in una democrazia può costare eccessivamente l’esercizio dei propri diritti? È un tema su cui torneremo di certo.

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