Guerra al jihad. Una delegazione curda ricevuta alla Camera: “Ci servono aiuti militari”, dice comandante delle YPJ

Nessrin Abdullah, comandante delle Yekîneyên Parastina Jinê: lo Stato Islamico è una “minaccia mondiale, combattiamo insieme”

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Roma – “Le nostre armi non sono al livello di quelle del nemico. La nostra filosofia è di non arrenderci o perdiamo la nostra libertà” ma “abbiamo bisogno di aiuti militari per avere successo. A livello morale siamo fortissimi ma ci mancano le armi. Ne abbiamo bisogno perché combattiamo contro una forza che ha armi molto più sofisticate delle nostre”. L’appello è arrivato da Nessrin Abdullah, comandante delle YPJ, l’unità curda di difesa che ha nelle proprie fila donne coraggiose, pilastro della battaglia per la libertà e contro l’orrore del jihadismo islamista condotto dai miliazini del sedicente Stato Islamico.

Nessrin Abdullah è stata ricevuta alla Camera dei Deputati lunedì e ha rivolto questo appello nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio, organizzata da Sel, alla presenza di una delegazione curda proveniente dalla regione autonoma di Rojava, il Kurdistan occidentale sfuggito al controllo del regime siriano, ricevuta dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e dalla presidente della Camera, Laura Boldrini.

Indossando la divisa militare, la comandante curda ha parlato anche della “battaglia delle donne” che affiancano le YPJ, le unità di difesa del popolo curdo. Impegnate nella liberazione di Kobane, hanno salvato molti villaggi di yazidi dalla ferocia dei miliziani del cosiddetto Stato Islamico.

Tuttavia, ha precisato Nessrin, la nostra “non è solo una lotta militare ma culturale, sociale, morale. E questo ci dà anche la possibilità per costruire le basi di un nuovo modello di vita sul nostro territorio tra tutte le minoranze che hanno la loro rappresentanza dentro l’unità di difesa. Non c’è nessuna diversità tra tutte le popolazioni di Rojava, lottiamo tutti insieme per essere liberi tutti insieme“.

Alla base di questa convivenza tra i tre ‘cantoni’ di Afrin, Cizre e Kobane c’è la carta del contratto sociale del Rojava sottoscritta da curdi, arabi, assiri, caldei, turcomanni, armeni e ceceni. Nessrin però ha fatto notare che “quello che stiamo combattendo non è solo il nemico di Rojava bensì di tutti i valori umani, è una minaccia per tutto il mondo” quindi la “responsabilità è comune: chiediamo in questo momento di stare insieme contro un nemico dell’umanità, non è solo nostra responsabilità”.

Il capogruppo di Sel in commissione Esteri alla Camera, Erasmo Palazzotto, ha spiegato che la conferenza stampa è stata convocata “per accendere i riflettori su una esperienza fondamentale come quella di Rojava, un’esperienza di democrazia avanzata che va sostenuta” perché può rappresentare il “seme per la rinascita dell’intero Medio Oriente. Ricostruire Kobane significa ricostruire il Medio Oriente”.

Della delegazione curda in visita in Italia hanno fatto parte anche Senam Mohamad, co-presidente del consiglio del popolo di Rojava, Saleh Mohamed, co-presidente del partito unione democratico Pyd, Anwar Muslem, co-presidente del cantone di Kobane nel Rojava.

(Credit: askanews)

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