Guerra al jihad, tocca all’Italia: blitz di Ros e Digos, arrestati 2 maghrebini capaci di attacchi nella Penisola

Operazione ‘Martese’ in corso dalle prime luci dell’alba. Blitz tra l’Italia e l’Albania: 10 arresti (in totale 12 mandati di custodia cautelare). Pronti a partire per la Siria, ma pianificavano attacchi in Italia. Sventato nel 2012 un attacco in Marocco grazie alla cooperazione internazionale con le autorità del regno di Mohammed VI

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Milano – È in corso dalle prime ore dell’alba una vasta operazione della Polizia e dei Carabinieri contro il terrorismo internazionale. Numerosi gli arresti e le perquisizioni in corso nelle province di Milano, Bergamo e Grosseto e in una cittadina dell’Albania.

La forze dell’ordine italiane stanno eseguendo ordinanze di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di 10 persone (4 italiane, 5 di nazionalità albanese e una di nazionalità canadese), accusate a vario titolo di associazione con finalità di terrorismo e di organizzazione del viaggio per finalità di terrorismo.

L’operazione, denominata “Martese”, ha condotto a numerosi arresti e perquisizioni nelle province di Milano, Bergamo, Grosseto e in una città dell’Albania. Sono 10 le persone arrestate: si tratta di 4 cittadini italiani, 5 albanesi e un cittadino canadese.

Sono tutti accusati a vario titolo di associazione con finalità di terrorismo e organizzazione di trasferimenti per finalità di terrorismo. Le indagini sono state condotte dalla sezione antiterrorismo della Digos di Milano: secondo i primi dettagli gli indagati sono parte di due famiglie, la prima formata da italiani convertiti da qualche anno all’islam, la seconda da cittadini albanesi residenti nel grossetano. Il collante tra le due famiglie è rappresentato da una giovane coppia unitasi in matrimonio nel mese di settembre, per poi partire alla volta della Siria.

L’attività investigativa è stata avviata lo scorso mese di Ottobre ed è coordinata dagli uomini della Polizia di Stato della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, anche per i profili di collaborazione internazionale: ha riguardato in particolare la giovane donna della coppia, cittadina italiana, che subito dopo la conversione ha intrapreso un percorso di radicalizzazione che l’ha poi spinta a partire insieme al marito alla volta della Siria, per raggiungere lo Stato Islamico e partecipare al jihad.

Tra gli arrestati ci sarebbero anche alcuni parenti di Maria Giulia Sergio, 28 anni, ricercata, partita dall’Italia quasi un anno fa e che si troverebbe in Siria con il marito combattente jihadista. I genitori e la sorella, secondo l’accusa, sarebbero anche loro stati pronti a raggiungerla.

Le attività tecniche condotte dalla polizia hanno consentito di ricostruire il percorso seguito dalla giovane coppia per il raggiungimento della Siria. In particolare attraverso l’intercettazione dell’utenza, in uso a un coordinatore dell’organizzazione dei foreign fighters del sedicente Stato Islamico, è stato possibile ricostruire l’attività di smistamento degli stranieri che da varie parti del mondo partono per raggiungere il Califfato.

In particolare attraverso l’intercettazione di una utenza telefonica – in uso a un coordinatore dell’organizzazione dei foreign fighters dello Stato Islamico – è stato possibile ricostruire l’attività di smistamento degli stranieri che da varie parti del mondo partono per raggiungere il Califfato.

I Carabinieri del Ros hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della procura di Roma, a carico di due cittadini maghrebini indagati per associazione con finalità di terrorismo internazionale aggravata dalla transnazionalità del reato. Un terzo indagato è già detenuto per reati di terrorismo in Marocco.

Al centro delle indagini dei Ros c’è “una cellula di matrice qaedista dedita al proselitismo, indottrinamento e addestramento mediante un sito internet creato e gestito dagli stessi indagati”.

La cellula, secondo gli investigatori, “si proponeva anche la pianificazione e l’esecuzione di attentati terroristici in Italia e in Nord Africa“. Durante l’inchiesta, la collaborazione con le autorità marocchine ha consentito di sventare, nel 2012, un attentato terroristico al Mawazine Festival di Rabat.

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