In cinque anni il valore delle case diminuito del 31%. La fotografia della Cgia sugli immobili in Italia

Sotto accusa la soffocante imposizione fiscale gravante sulla proprietà edilizia imposta da Stato ed Enti Locali

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In questi ultimi 5 anni il valore economico degli immobili è crollato di circa 1.200 miliardi di euro (- 14,2 per cento), ma nel contempo le tasse sono salite in misura esponenziale: +31,2 per cento. In termini assoluti, il carico fiscale sul mattone è aumentato di ben 12,3 miliardi di euro: se nel 2010 era pari a 39,48 miliardi di euro, nel 2014 ha toccato i 51,8 miliardi. A calcolarlo è l’Ufficio studi della Cgia, l’associazione degli artigiani di Mestre. “Siamo meno ricchi, ma paghiamo di più – evidenzia il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – due fenomeni di segno opposto che hanno contribuito a spingere il settore dell’edilizia nella crisi più pesante mai registrata negli ultimi 70 anni”.

In termini assoluti, ovviamente, è sceso soprattutto il valore economico delle abitazioni. Sempre in questi ultimi 5 anni, la perdita è stata di 1.000 miliardi di euro (-16,6 per cento), mentre gli altri immobili (capannoni, uffici, negozi, laboratori artigianali, etc.) hanno subito una contrazione pari a 136,6 miliardi di euro (-14,2 per cento). “La selva di tasse e imposte che grava sugli immobili è spaventosa“, denuncia l’associazione.

In questa analisi la Cgia ha tenuto conto dell’andamento di tutte le imposte legate alla redditività (Irpef, Ires, Registro e bollo sui contratti di locazione e cedolare secca), ai trasferimenti (Iva, Registro e bollo sui passaggi di proprietà, imposte ipotecarie/catastali, imposte di successione /donazione) e al possesso (Ici/Imu, Tasi, imposta di scopo, Tari).

Con la crisi e il crollo della domanda abitativa, dovuto in parte alla stretta creditizia praticata in questi ultimi anni dagli istituti di credito, anche le compravendite hanno subito una forte contrazione. Sempre tra il 2010 e il 2014, le operazioni di acquisto e vendita riferite alle abitazioni sono diminuite di circa 208.000 unità (- 27,3 per cento). Per gli immobili strumentali, invece, la contrattura ha sfiorato le 12.500 unità (-25,1 per cento).

Questa situazione, ovviamente, ha avuto delle ripercussioni molto negative anche per le attività economiche che ruotano attorno al comparto casa. Molti artigiani dell’edilizia (muratori, carpentieri, posatori, piastrellisti, dipintori, lattonieri, etc.) del legno (falegnami, serramentisti, mobilieri, etc.) del settore dell’installazione degli impianti (idraulici, elettricisti, manutentori, caldaisti, etc.) sono stati costretti a gettare la spugna o nella migliore delle ipotesi a ridurre drasticamente il personale alle proprie dipendenze.

“Speriamo – conclude Bortolussi – che la riforma del catasto tenga conto di questa situazione. Con la revisione delle rendite e l’introduzione della local tax, che dovrebbe eliminare almeno la Tasi e l’Imu, va assolutamente scongiurata l’ipotesi di un ulteriore aggravio fiscale sugli immobili”.

(Adnkronos)

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