Roma, bimbo morto nella metropolitana: denunciate tre persone. Soccorritori, “tragica fatalità”

Iscritti nel registro degli indagati due guardie giurate della Italpol e un dipendente dell’Atac in servizio nella stazione ‘Furio Camillo’ della Linea A della metropolitana di Roma. Ipotesi: concorso in omicidio colposo

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Roma – Per la morte del piccolo Marco di 4 anni, precipitato ieri nella tromba dell’ascensore della fermata Furio Camillo, sono state denunciate tre persone dai Carabinieri della Compagnia di piazza Dante e della stazione Tuscolana.

Si tratta di un dipendente dell’Atac e di due guardie giurate della società Italpol che stavano soccorrendo le persone rimaste intrappolate nell’ascensore guasto, quando hanno adottato la manovra che ha poi portato alla morte del piccolo. I tre devono rispondere di concorso in omicidio colposo con diverse responsabilità a seconda di quello che hanno ricostruito gli investigatori. Ieri una delle guardie giurate dopo la tragedia ha accusato un malore. L’inchiesta e’ coordinata dal procuratore aggiunto di Roma, Pierfilippo Laviani.

“Volevamo salvarli, è stata una tragica fatalità”. Questo quanto hanno riferito ai Carabinieri della compagnia di piazza Dante le due guardie giurate e il dipendente dell’Atac in servizio ieri alla stazione ‘Furio Camillo’ della Linea A della metropolitana di Roma, iscritti oggi nel registro degli indagati per concorso in omicidio colposo. La ricostruzione ha cercato di fare luce su quanto avvenuto ieri pomeriggio.

I tre, secondo quanto accertato dagli investigatori, per liberare la madre di 43 anni e il piccolo di 4 rimasti intrappolati nell’ascensore, hanno compiuto una procedura definita ‘non convenzionale’. Dopo aver portato il secondo ascensore allo stesso piano del primo hanno aperto le porte di emergenza laterali e il piccolo è precipitato nella voragine tra i due ascensori.

Si tratta di una procedura anomala compiuta da personale non tecnico e sarà ora la magistratura a definire le singole responsabilità su quanto avvenuto. Tutti e tre sono stati sentiti dagli investigatori, così come la madre del piccolo.

(AGI)

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