Anniversario via D’Amelio, Palermo ricorda Borsellino e la scorta. Renzi tweetta, Boldrini messaggia, Grasso posta

Sfugge alla comprensione degli italiani perché il presidente del Senato, la presidente della Camera e il presidente del Consiglio dei ministri non si siano recati in Sicilia a omaggiare i trucidati del 19 Luglio 1992, ma il sospetto è che c’entri la fuga in avanti sul caso Crocetta/Tutino. Il presidente della regione parla di golpe del PD: e se avesse ragione?

20150720-via_damelio-655x436



Palermo – Un minuto di silenzio in via D’Amelio alle 16:58, ora della strage in cui persero la vita Paolo Borsellino e cinque degli agenti della scorta, Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. Prima del silenzio di ordinanza sono stati scanditi i nomi di tutte le vittime di quell’eccidio mafioso. Poi l’applauso della gente accorsa in via D’Amelio ha suggellato il ricordo di questo 23° anniversario di una strage annunciata e su cui lo Stato non ha ancora fatto piena luce.

Presenti sotto il palco i magistrati Roberto Tartaglia e Nino Di Matteo, con le rispettive mogli. Di Matteo è stato accolto da un lunghissimo applauso. Tra le autorità politiche presente solo il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

Così, mentre sabato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva presenziato alla commemorazione organizzata al palazzo di giustizia dall’Anm (durante la quale era intervenuto a sorpresa manfredi Borsellino, figlio poliziotto del magistrato ucciso in via D’Amelio), domenica le altre tre più alte cariche dello Stato non hanno ritenuto opportuno recarsi a Palermo per rendere omaggio a sei servitori della comunità nazionale. Misteri della politica. La loro ‘voce’ si è fatta sentire: Renzi ha pubblicato un tweet; Grasso ha affidato a Facebook il proprio pensiero; infine la presidente Boldrini ha inviato un messaggio al prefetto di Palermo e alle famiglie di Borsellino e degli agenti di scorta.

“Non dimentichiamo mai l’eroismo di Paolo Borsellino e di Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina”, ha scritto su Twitter Renzi. Non è ‘antani’, ma ci siamo molto vicini.

“Coltivare la memoria del nostro passato, ogni giorno, è fondamentale perché da essa scaturiscono l’orgoglio e l’energia che servono per riscattare la dignità del nostro Paese”, ha invece sottolineato il presidente del Senato Pietro Grasso, ricordando la strage di via D’Amelio. “Da quella terribile estate del 1992 – Grasso ha scritto sul proprio profilo Facebook, postando una foto del magistrato con sulle spalle la figlia Lucia, allora bambina – ogni 19 luglio sento l’esigenza simbolica di raccogliere i pensieri che quotidianamente affollano la mia mente e lasciarli idealmente riposare all’ombra dell’ulivo piantato dove furono uccisi Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina: il coraggio e la professionalità dei miei ex colleghi, gli uomini e le donne delle forze dell’ordine caduti, le vittime innocenti della mafia, gli anni bui della Sicilia, i soprusi delle cosche, gli errori commessi, i successi conseguiti e, soprattutto, il dolore che sembra essere impermeabile al tempo”. Quest’anno però il messaggio sarà collocato dal presidente del Senato all’ombra dell’ulivo di via D’Amelio non certo sotto la luce dei riflettori.

“Paolo Borsellino era un magistrato rigoroso, instancabile e brillante e, pertanto, costituiva un temibile avversario della criminalità organizzata. Colpendo lui e le persone della sua scorta, la mafia metteva in atto l’ennesimo tentativo di colpire al cuore le istituzioni democratiche e la convivenza civile nel nostro Paese”, ha infine scritto la presidente della Camera, Laura Boldrini, in un messaggio inviato al prefetto di Palermo e ai familiari di Paolo Borsellino e degli agenti di scorta trucidati in via D’Amelio. “Non vi può essere spazio, in occasioni come questa – ha sottolineato – per esercizi di retorica (tranne quelli espressi da lei, ovviamente, ndr); occorre piuttosto una forte ed incondizionata determinazione nel far sì che l’esempio di Borsellino e di tutte le vittime della mafia continui a vivere pienamente nella coscienza civile collettiva. Ciò richiede – ha affermato Boldrini – un grande impegno da parte di tutti. La magistratura e le forze dell’ordine non possono essere lasciate da sole dinanzi al fenomeno mafioso”. In questo caso ‘antani’ è superato, siamo quasi alla ‘supercazzola’.

Sfugge all’osservatore civico medio il motivo per cui le tre più alte cariche dello Stato – dopo il presidente della Repubblica – non siano andate a Palermo a omaggiare i Caduti di via D’Amelio. È perciò lecito sospettare che l’assenza sia stata motivata da motivi di strategia politica e, nella fattispecie, per mettere una pezza al figurone istituzionale fatto dai tre soggetti in questione in relazione alle precipitose parole di solidarietà verso Lucia Borsellino (e contro il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta) giovedì scorso, dopo la pubblicazione delle anticipazioni dell’articolo del settimanale ‘l’Espresso’, secondo cui Crocetta non avrebbe reagito di fronte alle scandalose affermazioni di Matteo Tutino, chirurgo estetico e medico personale di Crocetta, che avrebbe perorato l’eliminazione di Lucia Borsellino come il padre Paolo.

Imbarazzo che deve essere saltato al massimo livello emotivo, dopo la smentita del procuratore Lo Voi sulla inesistenza agli atti di tale conversazione intercettata, in un primo tempo non smentita da Crocetta (“forse il telefono era fuori campo, io non l’ho sentita”, la sua versione originaria), poi smentita da tutti. La presenza a Palermo avrebbe di certo eccitato i giornalisti presenti in via D’Amelio, che avrebbero chiesto conto di questa fuga in avanti che rischia di trasformarsi in un atto inconsulto contro Crocetta.

Il quale non ha certo bisogno di complotti per essere detronizzato, vista la straordinaria pochezza istituzionale di un governo fallimentare, che ha cambiato per tre volte composizione generale e ben 38 assessori in meno di tre anni. Se non è incapacità amministrativa questa, cosa lo è?

Da più arti si sottolinea come sussistano i requisiti per un commissariamento regionale ai sensi dell’articolo 126, primo comma, della CostituzioneMa forse per il PD è più facile complottare inutilmente, che prendersi la responsabilità politica di ammettere il proprio fallimento e di operare con serietà per il bene della comunità siciliana (che peraltro si danneggia da sé portando al governo della Sicilia certi personaggioni). Se il Movimento 5 Stelle congola, ci sarà un perché?

(Credit: Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favoreMi piacesulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie.


Save the Children Italia Onlus