Lombardia, sui formaggi prodotti con il latte in polvere, Fava tuona: “inaccettabile norma che sacrifica la qualità”

L’Assessore all’Agricoltura della Lombardia è intervenuto oggi a Offlaga, nello stabilimento di Bresciangrana, a una manifestazione organizzata dalla Coldiretti di Brescia


Milano – “Se passa il principio che si può produrre il formaggio Made in Italy anche col latte in polvere, allora i valori di riferimento si spostano su un modello di produzione che non È più il nostro, con gravi danni dei produttori”.

Queste le parole nette dell’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, intervenuto a Offlaga nello stabilimento Bresciangrana, alla manifestazione “No al formaggio senza latte” organizzata da Coldiretti Brescia, cui hanno partecipato il presidente di Coldiretti Brescia e Lombardia Ettore Prandini, il consigliere regionale Fabio Rolfi e di molti allevatori (nella foto di apertura, l’assessore regionale all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, durante l’incontro “No al formaggio senza latte” tenuto lunedì 20 Luglio a Offlaga, nello stabilimento di Breasciangrana. Foto dal profilo Facebook di Gianni Fava).

“Mi auguro che la mobilitazione continui – ha aggiunto Fava in una nota – e che si arrivi a sensibilizzare anche il ministero delle Politiche agricole, perché mi pare che abbiano sottovalutato il problema“.

L’utilizzo di latte in polvere, ha ricordato l’assessore Fava, “non riguarderà la trasformazione del latte in prodotti a denominazione d’origine, ma il problema ha una portata più ampia, perché il ricorso che è stato avanzato dall’industria lattiero-casearia italiana a Bruxelles – per poter utilizzare la polvere di latte – minaccia un modello produttivo che fino ad ora ha assicurato agli allevatori un prezzo dignitoso della materia prima. Qualcuno forse vuole trasformare i nostri stabilimenti in trasformatori di latte in polvere proveniente da non si sa dove – ha tuonato l’assessore della giunta lombarda – per poi commercializzare un formaggio senza distintività con il fregio della bandierina italiana. Ma questo non possiamo assolutamente permettercelo, perché avremmo gravi danni sul piano produttivo”.

Secondo Fava, è impossibile “accettare una norma che sacrifica la qualità“.

Il prossimo 28 luglio, ha ricordato ancora Fava, si giocherà una partita importante per il prezzo del latte in Lombardia. “È l’ultimo appello – ha ammonito – Ho proposto di collegare il prezzo del latte al prezzo del prodotto lattiero caseario a denominazione, è l’unico modo di sostenere il comparto lombardo”.

Un ragionamento che dovrebbe essere acquisito da tutti i responsbaili dell’Agricoltura delle regioni italiane, se su questo tema si trovasse un minimo comun denominatore per impedire a una normativa illogica di mettere in pericolo il settore lattiero caseario italiano. Sarà così?

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